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SOS TORINO: LOCALI CHIUSI, VOGLIAMO PARLARNE? (RELOADED)

La foto di copertina della pagina "Sos Torino". Cosa resta dell'Imbarchino: una volta questo era un locale della movida sul Po

La corda troppo tesa alla fine s'è spezzata. Nel pomeriggio è cominciato un bel movimento in rete sulla vicenda dei troppi locali che a Torino stanno morendo come mosche d'inverno. E più in generale su quello che succede in una città che si spegne. A proposito: qui trovate l'ultimo provvedimento in materia votato giustappunto ieri dal Consiglio comunale
Sulla pagina Fb del gruppo "Sos Torino", formato da alcuni operatori culturali, imprenditori ed esercenti, è apparso un post con relativo video. Si è anche aperta una raccolta di firme ("Aiutiamo i locali storici di Torino a riaprire") indirizzata all'amministrazione civica. A questo link potete vedere il video e leggere il testo completo, qui ve ne riporto i passaggi principali: "Fino al 2012 Torino ha rappresentato uno dei modelli più interessanti della rigenerazione culturale che passa attraverso i grandi eventi e un tessuto diffuso di iniziative culturali e di intrattenimento... È stato un processo... che ha visto partecipi le istituzioni, le fondazioni, gli artisti e tutta una leva di piccoli imprenditori: proprietari di locali, impresari e organizzatori. Ora questo processo sembra essersi inceppato; le manifestazioni, i festival e le rassegne sono decimate, i luoghi storici simbolo di questo cambiamento chiudono uno dopo l’altro. In un contesto totalmente disorganizzato e sconnesso saltano parti di programmazione da un giorno all’altro per via della chiusura improvvisa di spazi. La frase che si è sentita ripetere più spesso in quest'ultimo anno, da organizzatori di eventi grandi e piccoli, è che a Torino non si possa più pianificare nulla. In tanti hanno già spostato, o stanno per spostare, le proprie attività in altre città, in Piemonte o anche in altre regioni... Il Comune si concentra sulle ordinanze che vietano il consumo di alcolici per strada, polarizzando la discussione sull’annoso contrasto tra la movida e i residenti. Un fenomeno che è solo la conseguenza di un problema più articolato.
La chiusura dei Murazzi è stato il primo banco di prova per gli operatori di questo settore che si sono ritrovati privati di una zona fondamentale e centrale rispetto alla città. La crisi si è poi allargata fino a esplodere in quest’ultimo periodo.
E’ lungo l’elenco dei locali che hanno chiuso o sono limitati nell’utilizzo dei loro spazi: Cap10100, Imbarchino, Samo, Rotonda, Chalet, Club 84.
Tutti luoghi storici e realtà importanti di questo comparto. Attività imprenditoriali che davano lavoro a centinaia di persone (si stima 500 persone che hanno perso posti di lavoro) e sostenevano un settore in controtendenza. Molti di questi chiusi dopo la stretta sui controlli partita dalla circolare Gabrielli... e poi rimasti impantanati nella burocrazia dei vari enti, nei progetti di ristrutturazione e messa a norma che spesso si rivelano impossibili o troppo lunghi... Organizzare qualcosa all’aperto è oramai uno sforzo insostenibile persino per i soggetti più forti del settore e mentre i pochi rimasti lottano per dare continuità alle proprie manifestazioni la maggioranza degli operatori le sospende o le sposta in altre città...
È inevitabile che se diminuiscono drasticamente e simultaneamente gli spazi di aggregazione i giovani e meno giovani, non sapendo dove andare, si riversino nei quartieri della movida complicando ulteriormente il già difficile rapporto con i residenti... Facciamo appello a questa amministrazione affinché lavori sui tempi di reazione, non sul merito: siate severi, ma giusti, e soprattutto veloci. È una questione di determinazione, e di responsabilità. Dimostrare la volontà di voler risolvere, pianificando, governando le esigenze di tutti e tagliando le attese.
Vogliamo parlare di una città aperta ai giovani e capace di accogliere i flussi turistici?
Abbattiamo i tempi della burocrazia (come promesso in campagna elettorale) e permettiamo agli imprenditori di mettersi in regola con tempi dignitosi e non agonie che durano anni.
Chiediamo risposte concrete ed efficaci:
1. La formazione di un tavolo a cui partecipino tutti gli enti interessati, una conferenza di servizi che segua la presentazione dei lavori e della messa a norma in tempi rapidi e che aiuti CHI VUOLE risanare a farlo velocemente.
2. Che i bandi per le riassegnazioni di spazi o di manifestazioni come i punti verdi vengano pianificati in autunno per l’estate e non a un mese da quella che dovrebbe essere la naturale apertura degli stessi.
3. Che il problema della mala movida per le piazze e per le strade del centro sia contrastato con misure ad hoc quali la pulizia delle strade alle 3 del mattino, o con sanzioni ai clienti che non rispettano le regole, come fanno nelle altre città europee a cui ci ispiriamo per le ordinanze.
4. Che a fare i controlli e le sanzioni ai maleducati sia la polizia e non gli steward pagati dai locali. L’amministrazione non può obbligare, con sanzioni pesanti, il privato a sostituirsi a lei nella gestione dell’ordine pubblico".

Il passaparola

Subito è cominciato il passaparola. A me il primo messaggio è arrivato da Max Casacci: "Amici torinesi più cari. In questi giorni prende vita l’iniziativa “Sos Torino”, ideata dall’ottima Francesca Lonardelli, con obiettivo di risonanza nazionale. Il tema è quello degli spazi in città. Non vuole rappresentare l’ennesima occasione per alimentare il contenzioso cafonissimo “movida sì movida no” e nemmeno uno spunto per socialrisse cinquestelle vs sinistra-pd etc.
Qui si vuole entrare nel merito di: scelte, competenze, visione o assenza di. E discutere apertamente dell’atteggiamento di chi crede che una città come la nostra, possa lasciarsi spegnere senza conseguenze.

Vi inviterei quindi, a seguire e diffondere
https://www.facebook.com/sostorino
ed eventualmente la relativa petizione:
https://www.change.org/p/comune-di-torino-aiutiamo-i-locali-storici-di-torino-a-riaprire"

L'intervento di Grimaldi e Valle

Poco dopo è seguito un intervento dei consiglieri regionali Marco Grimaldi (leu) e Daniele Valle (pd) che hanno sottoscritto e rilanciato l’appello degli operatori culturali della città, chiedendo alla Regione di dare un contributo fattivo alla discussione: “Come abbiamo detto il vero problema sono gli spazi chiusi e la mancanza di festival e rassegne estive. Il comune si concentra sulle ordinanze che vietano il consumo di alcolici per strada, polarizzando la discussione sull’annoso contrasto tra la movida e i residenti. Un fenomeno che è solo la conseguenza di un problema più articolato.
La chiusura dei Murazzi è stato il primo banco di prova per gli operatori di questo settore che si sono ritrovati privati di una zona fondamentale e centrale rispetto alla città. La crisi si è poi allargata fino a esplodere in quest’ultimo periodo. Servono risposte complesse, serve determinazione e fantasia. Noi pensiamo che molti luoghi con l’aiuto della Regione e della città possano e debbano riaprire, per decongestionare alcune aree non servono gli sceriffi per controllare se i ragazzi bevono alcol da asporto, servono luoghi per lo spettacolo dal vivo, dove fare cultura alla luce del sole e quando il sole va a dormire"

La dichiarazione di Parigi

Infine, verso sera, anche l'Antonellina Parigi ha preso posizione con un post su Facebook: "Gli operatori culturali di Torino hanno lanciato un appello, denunciando i tanti spazi di aggregazione della città chiusi e le difficoltà nel mantenere attivo un settore, quello legato agli eventi culturali e all'intrattenimento, che in passato ha saputo caratterizzare la nostra città e la sua identità, diventando anche un fattore di attrattività turistica, ma che oggi invece fatica a sopravvivere. Come Regione non possiamo che rispondere all'appello: siamo a disposizione, per sederci a un tavolo con gli operatori e con le altre istituzioni, e ci stiamo attivando per poter dare un sostegno economico per la messa in sicurezza di quei locali, oggi chiusi, che con le loro attività rappresentano un importante presidio culturale sul territorio, ma soprattutto un elemento fondamentale per la vivacità culturale e per l'attrattività della nostra città.
Non si tratta di rinunciare alla legalità, ma di saper offrire una visione e gli strumenti perché Torino continui ad essere (o se preferite, torni ad essere) un laboratorio culturale aperto, all'avanguardia, capace di attrarre tanto i visitatori quanto giovani e creativi da altre città e altri paesi"
.


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