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SOTTODICIOTTO, UN FESTIVAL MOLTO HIP HOP

Steve Della Casa, direttore di Sottodiciotto

Sottodiciotto Film Festival & Campus si presenta alla prova della diciannovesima edizione, dal 16 al 23 marzo, in forma smagliante. Questo è quanto di più stupefacente si possa dire di un festival di cinema nella Torino dei festival malconci e maltrattati.

I conti del Festival

In forma sotto il profilo economico, intanto. Al netto delle difficoltà, comuni a tutte le imprese culturali, generate dagli endemici ritardi nei pagamenti dei contributi pubblici, Sottodiciotto può contare anche quest'anno - oltre che su un discreto numero di sponsor ben motivati - su finanziamenti quantomeno stabili da parte dei suoi storici sostenitori istituzionali: rispetto all'anno passato la Regione addirittura sale da 60 a 70 mila euro, la Compagnia di San Paolo conferma i suoi 60 mila, la Fondazione Crt come al solito darà fra i 22 e i 30 mila euro, forse ne arriveranno altri 10 mila dal MiBACT. E il Comune, miracolosamente in controtendenza, conferma i 32 mila del 2017, che avevano segnato una ripresa confortante dopo i tagli fassiniani. D'altronde Sottodiciotto è un festival al cinquanta per cento comunale: è nato per la volontà congiunta dell'Aiace e dell'Iter, l'Istituzione Torinese per un'Educazione Responsabile, che è un braccio strumentale del Comune. E direi proprio che negli anni il Comune ha potuto solo compiacersi dei risultati raggiunti con una spesa tanto modesta: migliaia di studenti torinesi e di tutta Italia coinvolti nei programmi e nei concorsi per le scuole, e un Festival che riesce ad essere insieme allegro e formativo, a costruire pubblici e a proporre alta qualità cinematografica. 

Quando si dice "fare rete"

E poi, come ho già avuto modo di scrivere, Sottodiciotto ha precorso in tempi non sospetti quello che oggi è il credo predicato dall'amministrazione in carica: l'apertura alle altre arti, le commistioni di generi, la collaborazione con le realtà culturali cittadine, il decentramento, il rapporto con le scuole rientrano nel suo codice genetico: questa diciannovesima edizione vara nuovi rapporti con il Torino Film Lab e Lovers, e altri ne intrattiene con gli enti più vari, da Camera al Circolo dei Lettori, dal Centro Sperimentale di Cinematografia alla galleria Little Nemo, dal festival Slavika a Coorpi, al Centro Ceco.

Un Festival molto hip hop

Il rapper Willie Peyote è uno dei protagonisti di Sottodiciotto
Un modello perfetto di ciò che può fruttare una così fitta ragnatela di connessioni è il focus musicale del Festival - un must del direttore Steve Della Casa - che esplora l'intero universo dell'hip hop, con proiezioni, performance dal vivo, dj set, incontri con protagonisti che rispondono ai rispettati nomi di Ensi, Danno, Willie Peyote, Rancore, Mastafive, Double S, Dutch Nazari; ma anche con Luca Enoc, il fumettista che ha inventato Sprayliz. Molto hip hop è anche la grande mostra, la prima così esaustiva in Italia, della fotografa Martha Cooper, la “Kodak Girl” che negli anni Settanta ha immortalato i graffiti dei primi writer a New York. E poi c'è l'omaggio ai Manetti Bros, che proprio dall'hip hop sono partiti con i loro primi lavori: e Sottodiciotto giustamente ci fa rivedere i seminali "Torino Boys" e "Zora la vampira". Aggiungete ancora l'esplorazione della nuova musica italiana con "Waves", il doc prodotto da Hiroshima mon Amour (sempre a proposito di collaborazioni...), e il diluvio di classiconi come "Boom for Real: The Late Teenage Years of Jean-Michel Basquiat", "Wild Style", "Beat Street", "8 Mile", "Do the Right Thing", "La Haine"...
E' nel segno dell'hip hop pure il progetto che Sottodiciotto ha escogitato con uno dei suoi main sponsor, la ditta d'edilizia Fiammengo, che costruirà un muro temporaneo di 25 metri per 4 di fronte alla Mole (addossato al vecchio teatro Scribe) a disposizione del writer Mr. Wany per realizzarci un mega graffito. 
E qui ci starebbe un altro discorso importante, quello sul rapporto con gli sponsor che Sottodiciotto coinvolge direttamente nelle iniziative del Festival, anziché utilizzarli come un bancomat mordi-e-fuggi.
Ma non ho più voglia di scrivere, adesso. Quindi la smetto qui, e aggiungo soltanto il copia-incolla di altri highlights del Festival, così come me li segnala l'ufficio stampa. Tanto nei prossimi giorni non mi mancherà occasione di tornare ad occuparmi di Sottodiciotto: avete già capito che lo considero un Festival irrinunciabile.

Sottodiciotto, ecco gli highlights

►Per l’edizione 2018 del Festival dedicato ai più giovani, un cartellone di anteprime, inediti, film d’animazione, programmi speciali, focus di approfondimento, eventi live in cui si intersecano cinema, musica, grafica, fotografia, danza.
"The Breadwinner" è il film d'apertura del Festival

► In apertura di Festival, "The Breadwinner", il film di animazione già candidato all'Oscar, prodotto da Angelina Jolie e tratto dal romanzo "Sotto il burqa": una straordinaria storia di resilienza al femminile nell’Afghanistan sotto il regime talebano.

► “Conversazioni animate – Bozzetto & Bronzit”: un’occasione unica per assistere a un incontro dal vivo tra due maestri dell’animazione internazionale, che, in una selezione a sorpresa dei loro film, si confrontano sul rispettivo lavoro e condividono con il pubblico curiosità e segreti del mestiere.

►Nel ricco programma di animazione anche un altro candidato all’Oscar, "Revolting Rhymes", tratto dalle storie in rima di Roald Dahl, il nuovo capolavoro di Benjamin Renner "Le Grand Méchant Renard et autres contes", e per i più piccoli un imperdibile appuntamento con Molang, sullo schermo e, per la prima volta in Italia, anche dal vivo.

►Splendidi cinquantenni: il Festival festeggia il mezzo secolo del più celebre film di Bruno Bozzetto, "Vip, mio fratello superuomo", di "Yellow Submarine" tornato in forma smagliante grazie a un prodigioso restauro, e dell’indimenticabile e inossidabile Professor Balthazar

►Tra inediti e anteprime, il difficile ritorno sulla terra di Gesù Cristo nello smaliziato Terzo Millennio in "Oh Mio Dio!" di Giorgio Amato, il tema dell’immigrazione affrontato in chiave fiabesca in "Jupiter’s Moon" di Kornél Mundruczó, un giovane triangolo amoroso in "Les Deux Amis" di Louis Garrel, una riflessione sulle conseguenze del terrorismo per le nuove generazioni in "Dopo la guerra" di Annarita Zambrano.

►A chiusura di Festival, "Jeanette, L’Enfance de Jeanne D’Arc": il musical techno-pop, rock e metal di Bruno Dumont sull'infanzia e l'adolescenza della santa guerriera che finisce dove tutti gli altri film dedicati a Giovanna D’Arco cominciano.

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