Si narra che il presidente De Gaulle, leggendo su un muro la scritta classicamente francese "mort aux cons!" (a morte i coglioni), commentò con un sospiro di rassegnazione: "Vasto e ambizioso programma...". L'aneddoto ha varie versioni, ma il concetto è chiaro: e mi è tornato in mente riflettendo sulle recenti dichiarazioni del sottosegretario alla Cultura: "Come giudico gli stranieri che sono stati alla guida dei grandi musei italiani? Che adesso se ne vanno. Siamo arrivati noi e se ne vanno loro. A Brera sicuramente quello che c'è non ci sarà più. A Firenze quello che c'è non ci sarà più. A Napoli quello che c'è non ci sarà più".
Tali dichiarazioni sono state subito smorzate da Sangiuliano. Tuttavia lo sgarbiano ukase barzotto reca in sé il germe di un vasto e ambizioso programma che mi permetto di suggerire al caro Vittorio, confortato dalla corrispondenza d'amorosi sensi di recente instauratasi fra il volitivo sottosegretario e il povero Gabo. (Premetto che mi scuso anticipatamente con i lettori per il linguaggio del post: ma io amo mettere l'interlocutore a proprio agio).
Partiamo da una domanda pragmatica: a che servirebbe cacciare dai musei italiani i direttori stranieri? Ok, fa molto Canzone del Piave - "il Piave mormorò non passa lo straniero" - e ancor più Inno di Garibaldi - "va fuora d'Italia, va fuora o stranier" - ma non si vedrebbero dei benefici pratici, poni caso, nel sostituire un direttore straniero bravo con un direttore italiano coglione; eventualità, quella di beccare un direttore coglione, non improbabile sul piano statistico, e già osservata e osservabile in alcune nostre istituzioni museali.
Purtroppo quella dei coglioni è una lobby internazionale, e concorderei con Sgarbi se si trattasse di liberarsi di qualche direttore straniero coglione: di coglioni abbiamo un'imponente produzione nazionale, non si vede perché importarne dall'estero. Ma non mi pare questo il caso dei direttori minacciati di foglio di via, i quali sembrano tutt'altro che coglioni, a giudicare dai risultati da essi conseguiti.
Sarebbe invece utile e degno di lode se Vittorione concentrasse le sue sovrabbondanti energie sul vasto e ambizioso programma di liberare i nostri musei da tutti i direttori coglioni, nostrani e foresti. A condizione, beninteso, di non sostituirli con altri coglioni nuovi di zecca: perché - come ognun ben sa - il coglione di destra non vale più del coglione di sinistra. E a dirsela tutta, in Italia di coglioni nominati dalla politica ne abbiamo già pieni i coglioni.
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