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GIALLOSALONE: IL MISTERO DEL MARCHIO AVVELENATO

Niente colpi di mano sul Salone. Anche stavolta hanno deciso di non decidere, come si evince dal comunicato emesso al termine dell'Assemblea dei Soci della Fondazione per il Libro. Ma è una buona notizia, se significa che non sono tutti d'accordo. Si fa presto a dire liquidazione: c'è però chi rifà i conti prima di agire con spensierata irruenza.
Il nuovo, irrisorio valore attribuito al marchio del Salone del Libro (160 mila euro) impone qualche seria riflessione. 
Con quel prezzaccio da saldissimi - che taglia di 1.099.000 euro la valutazione precedente - si apre una voragine di giustappunto una milionata nel risultato d'esercizio 2016 - mentre il bilancio consuntivo, sempre per il 2016, è sostanzialmente in pareggio, ed è stato approvato. Adesso non sto a spiegarvi la differenza fra bilancio d'esercizio e bilancio consuntivo, mica sono il vostro commercialista; però sotto trovate il comunicato con le cifre esatte. Sta di fatto che s'è creata una situazione contabile che in teoria può (deve?) portare alla messa in liquidazione della Fondazione per il Libro. Poche settimane fa sembrava una strada segnata. Oggi non tutti i nostri eroi ne sono ancora così convinti. La Regione, almeno, tira il freno. Et pour cause. Vediamo dove s'inceppa il ben escogitato meccanismo.

Ma davvero il marchio costa 160 mila euro? Lo compro io!

Vi ho più volte spiegato che la valutazione di un milione e ottocentomila euro attribuita al marchio nel 2009 con ogni probabilità era eccessiva. Ma attribuire al marchio del Salone, oggi, un valore di 160 mila euro mi pare stravagante. Lo avevano pagato di più ad Accornero nel 2003: gli enti locali, allora, sborsarono 240 mila euro. Eppure all'epoca il marchio "Salone del Libro" rappresentava soltanto se stesso: la manifestazione, in quegli anni, viveva di vita propria anche se per motivi legali era stata intitolata "Fiera del Libro". 
E c'è un altro precedente sgnificativo: il marchio del Premio Grinzane - in pieno sputtanamento - fu venduto a 300 mila euro, senza difficoltà. Pur con tutti i suoi guai, oggi il nome "Salone del Libro" gode di un'immagine molto migliore.
Sembra quasi che quel marchio lo vogliano buttare via. A 160 mila euro lo compro io e lo rivendo il giorno dopo ai milanesi per 600 mila: probabilmente il suo giusto valore. Ma, se davvero a Fondazione fosse liquidata e il marchio venduto, i milanesi ci penserebbero da soli a comprarselo: a 160 mila euro, s'intende.
Beh, vi pare che suoni bene? Anche un torpido tapiro a questo punto drizzerebbe le orecchie. E in Consiglio comunale c'è chi comincia ad agitarsi, come si deduce dall'intervista che il consigliere dei Moderati Magliano ha dato l'altro giorno a Repubblica.

Rpt: i Revisori non sono fessi

Adesso è arrivata pure la relazione d'accompagnamento del bilancio, finalmente firmata dai Revisori dei conti. I Revisori lamentano ancora una volta le criticità che evidenziano da anni e che conosce ormai pure un bambino, ovvero l'erosione del fondo di dotazione e la crisi di liquidità: gli enti pubblici promettono finanziamenti ma pagano, ammesso che paghino, con ritardi abissali, per cui nell'attesa dei soldi la Fondazione, per pagare fatture e stipendi, è costretta a indebitarsi con le banche e finisce strangolata dagli interessi passivi.
Ma i Revisori (che non sono fessi) scrivono pure, nero su bianco, che la valutazione del marchio è "basata su criteri non comparabili" rispetto a quelli adottati nel 2009, quando si soppesarono - com'era e resta logico - anche voci quali l'avviamento, il giro d'affari e le ricadute economiche sul territorio. Stavolta no: la perizia a quanto pare non ha considerato quei fattori. 
Ora. La professionalità dello studio Jacobacci, incaricato della valutazione, è nota e indiscussa, e di sicuro il valore attribuito al marchio è corretto, in base ai parametri considerati. Perché dipende tutto dai parametri.
Dubito che lo studio Jacobacci abbia deciso a muzzo proprio quali parametri considerare e quali no. Ma se i parametri non li ha decisi il perito, la logica mi induce a presumere che qualcuno glieli abbia indicati. Qualcuno avrà pur detto di valutare un certo fattore, anziché un altro. Questo sì, questo no, quest'altro magari sì ma con giudizio... Sono le classiche indicazioni che può dare un committente. E la perizia sul marchio è stata commissionata dalla Fondazione per il Libro. Cioé, dai soci della Fondazione per il Libro. Sarebbe utile sapere quale dei soci è stato il referente che ha tenuto i contatti con lo studio Jacobacci.

Chi vuole liberarsi della Fondazione?

E' chiaro che svalutare il marchio significa far fuori la Fondazione: il valore del marchio precipita, il bilancio va a puttane e la liquidazione è inevitabile. Prendiamo per buona l'ipotesi - puramente deduttiva - che quello sia l'obiettivo. Ed esaminiamo i fatti.
I soci della Fondazione sono rimasti tre: la Regione, il Comune e Intesa San Paolo.
Cominciamo da Intesa San Paolo. Secondo me la banca milanese ha una dannata voglia di uscire da 'sto ginepraio. Di sicuro non le garba l'idea di buttare altro denaro nell'impresa. Ma questa è un'impressione, non un fatto. 
Un fatto è invece che il rappresentante di Intesa San Paolo nell'Assemblea dei Soci della Fondazione per il Libro è l'ex assessore regionale alla Cultura Michele Coppola.
Un altro fatto è che Emanuela Riccio, coniugata Coppola, lavora a Tempo di Libri, dove cura i rapporti con gli editori insieme con Pamela Tarantino. Riccio e Tarantino fino all'altr'anno erano nello staff del Salone. Tutto ciò però non vuol dire nulla. I dettagli arricchiscono il quadro, ma non credo che in questo caso significhino granché. E comunque una banca se vuole sfilarsi si sfila, e bon: mica deve risponderne agli elettori. 
E veniamo a Comune e Regione. I due soci pubblici hanno un problema: se non viene liquidata, la Fondazione va ricapitalizzata. E per ricapitalizzarla serve almeno un milione, meglio se uno e mezzo.
A maggio il Chiampa sembrava ben disposto a cacciare i soldi necessari. E la Parigi si dice ben decisa a difendere la Fondazione se, alla luce dei ragionamenti che stanno facendo sul marchio, è difendibile.
E il Comune? Il Comune, lo sappiamo tutti, ha solo gli occhi per piangere. Fa il pesce in barile. Però credo abbia un'idea sua. E di questi tempi Regione e Comune hanno idee in genere divergenti.
Andiamo oltre: se la Fondazione scompare, l'organizzazione del Salone passa al Circolo dei Lettori, che è territorio regionale, oppure alla Fondazione Cultura, che è roba del Comune. In teoria possono lavorare insieme, ma in queste situazioni c'è sempre chi sgomita fino a liberarsi del socio indesiderato. La domanda, in tal caso, è: chi, oggi, ha più urgenza di rimescolare le carte per occupare nuovi territori nel risiko del potere sulla cultura? E qui io un sospetto ce l'avrei. Ma senza prove non mi sbilancio. Lo scopriremo soltanto vivendo. 
Ecco: questi sono i fatti. Se siete giallisti provetti, provate voi a trarre le conclusioni. Io non ci arrivo. L'unica cosa che capisco molto bene è che ancora una volta il Salone rischia grosso. A maggio ha vinto sul campo, e a novembre rischia di perdere a tavolino. Come volevasi dimostrare.

Ci pensano ancora un po': ma il tempo stringe

I baldi zuavi dell'Assemblea dei Soci si ritrovano fra nove giorni, il 15, e hanno quindi il tempo per meditare sulle due opzioni principali - liquidazione o ricapitalizzazione - nonché sulle intermedie, tipo il coinvolgimento del Circolo dei Lettori e/o della Fondazione Cultura. Comunque decidano, sarà bene ricordargli che c'è un Salone da preparare entro maggio. Ci pensi la Fondazione ricapitalizzata, ci pensi il liquidatore, ci pensi Gesù Bambino, purché qualcuno ci pensi. Il tempo stringe, e Milano non dorme.

Il comunicato del Salone

Io comincio ad averne le tasche piene, di questo tira-e-molla, e quindi mi rimetto al comunicato dell'ufficio stampa della Fondazione per il Libro, che dice e non dice.

L’Assemblea dei Soci della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura ha ripreso oggi, presso la Sala Giunta della Regione Piemonte, i lavori della seduta aperta lo scorso 16 ottobre sotto la presidenza del Presidente dell’Alto Comitato di Coordinamento, Sergio Chiamparino.
Erano presenti la Sindaca della Città di Torino Chiara Appendino; le Assessore alla Cultura della Regione Piemonte, Antonella Parigi, e della Città di Torino, Francesca Leon; il rappresentante di Intesa Sanpaolo Michele Coppola; il Presidente della Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura Massimo Bray collegato in videoconferenza; il Vice-Presidente Mario Montalcini; il Consigliere Luciano Conterno; il Segretario Generale Giuseppe Ferrari e la dottoressa Raffaella Manniello per il Collegio dei Revisori
(
ricordo per inciso che l'intero CdA della Fondazione è scaduto e può occuparsi soltanto dell'ordinaria amministrazione, NdG).
Così come deliberato nella sessione del 16 ottobre scorso, l’Assemblea ha esaminato la relazione di accompagnamento al documento di bilancio 2016, pervenuta nei giorni scorsi da parte del Collegio dei Revisori dei conti, e ha quindi approvato all'unanimità il Bilancio consuntivo 2016 della Fondazione.
Il Bilancio consuntivo al 31-12-2016, pur chiudendosi in sostanziale equilibrio, al netto delle componenti straordinarie relative ai precedenti esercizi, riporta un risultato di esercizio economico rappresentato da una perdita pari ad euro 1.047.236: valore che ha un impatto diretto sul Patrimonio netto della Fondazione che, al 31-12-2016, rappresenta un valore negativo pari ad euro -1.539.556.
Tali valori sono determinati anche dall’incidenza della nuova stima del marchio Salone Internazionale del Libro effettuata dallo Studio Jacobacci & Partners, che ne ha stabilito un valore medio di 160.000,00 euro, determinando a bilancio una svalutazione pari a euro 1.099.496. Il valore del marchio così rideterminato è stato iscritto a bilancio quale rateo di ammortamento pari a euro 53.344,00 annui per gli esercizi 2016, 2017 e 2018.
L’Assemblea dei Soci ha infine esaminato i possibili orientamenti riguardo gli sviluppi futuri della Fondazione
(come vi ho detto, si tratta di decidere se liquidarla o non liquidarla, NdG), rinviando l’assunzione di provvedimenti in merito alla competente Assemblea dei Soci convocata in seduta straordinaria il prossimo 15 novembre.

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