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IL FATTORE FATTORI

Il nostro West. "La mena in Maremma" di Giovanni Fattori in mostra alla Gam fino al 20 gennaio

Elisabetta Rattalino, segretario generale della Fondazione Torino Musei, è visibilmente compiaciuta mentre presenta la mostra "Fattori. Capolavori e aperture sul 900" organizzata da 24Ore Cultura che la Gam ospita fino al 20 marzo dell'anno prossimo. Compiacimento in larga parte giustificato: la mostra - sessanta opere splendide, di cui molte provenienti da collezioni private e quindi o mai viste, di uno degli artisti più popolari e amati del nostro Ottocento - vale ampiamente il prezzo del biglietto; è curata con rigore scientifico e gusto sicuro da Silvestra Bietoletti e da Virginia Bertone; ed è allestita con eleganza didascalica, secondo un criterio cronologico che consente al visitatore inesperto a seguire senza difficoltà l'evoluzione di un artista cruciale, la cui lezione si proietta fin sul Novecento di Modigliani, Carrà, Morandi (come ben dimostra la prezi
osa saletta che conclude l'itinerario espositivo. E per piacere, guardate bene la straordinaria tela "La mena in Maremma", una scena con butteri che pare arrivare dritta filata dal repertorio iconografico di Frederic Remington, o di altri pittori del West. 

"Fattori. Capolavori e aperture sul 900" riallaccia il filo di una collaborazione fra la Gam e 24Ore Cultura interrotto dalla pandemia dopo l'esordio nel 2018 con la mostra sui Macchiaioli (collaborazione che ha una storia antica e complessa: a questo link trovate un rapido ma soddisfacente riassunto). Già: nel 2018 i Macchiaioli, adesso Fattori. Va detto che nell'immaginario comune i due termini quasi coincidono: e in effetti nella mostra attuale ritrovo, ad esempio, la bella tavoletta "Soldati francesi del '59" già esposta nel 2018 sotto l'etichetta macchiaiolica (insieme, peraltro, a numerose altre opere di Fattori). In realtà nella storia della pittura italiana la lezione di Giovanni Fattori va ben oltre l'esperienza dei Macchiaioli, e in tal senso le due esposizioni si completano e si integrano reciprocamente: per dirla in termini universitari quella che si apre oggi è il corso monografico che segue quello propedeutico del 2018. Un po' come se la piccola e squisita esposizione che la Gam a luglio ha dedicato alla pittura di paesaggio in Piemonte fra 800 e 900 preludesse a una monografica su Delleani (e ci starebbe pure, considerato che non se ne sono più viste dopo le celebrazioni del centenario nel 2008).

Classicone. "In vedetta", noto anche come "Il muro bianco"
Il rischio, ahimé, è il déjà vu: il pubblico non è sempre disposto ad apprezzare le sottigliezze della critica d'arte, e l'effetto "se non è zuppa è pan bagnato" è dietro l'angolo. Vedendola in positivo, la mostra dei Macchiaioli si chiuse nel marzo 2019 superando, seppur d'un soffio, quota centomila visitatori: comunque un record per la Gam degli ultimi anni, un trionfo se confrontato ai deludenti risultati di progetti ambiziosi quali il De Chirico del 2019. E dunque, per la proprietà transitiva, ci si può augurare che Fattori quantomeno eguagli, o meglio ancora superi, la soglia psicologica delle centomila presenze. Tuttavia, e qui riprendo l'osservazione d'esordio, al posto del segretario generale Rattalino non mi sbilancerei con dichiarazioni troppo ardite, tipo parlare di "un programma di mostre interessante sia dal punto di vista scientifico, culturale e artistico, sia da quello della crescita per la Gam, e della visibilità e del ritorno economico per la città". Lascerei perdere visibilità e ritorno economico, che dipendono da strategie del governo cittadino nel suo complesso. Con tutto il rispetto, non sarà una pur eccellente mostra di Fattori, o dei Macchiaioli, a garantire visibilità e ritorno economico a Torino: se così fosse, allora Livorno sarebbe la città più ricca e famosa del mondo. E non trovo traccia di Villa Mombelli nella top-30 dei musei più visitati d'Italia.

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