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CON I MACCHIAIOLI IN GAM TORNANO LE MOSTRE BLOCKBUSTER. SI SPERA

Giovanni Fattori, "Soldati francesi del '59". Fattori è uno dei grandi protagonisti della mostra, né poteva essere altrimenti
La mostra è eccellente, oltre le aspettative. E' possibile che segni finalmente la ripresa dalla Gam: l'etichetta "Macchiaioli" è un brand che - benché per nulla insolito nel panorama espositivo nazionale - non mancherà di attirare il pubblico: e alla Gam ci sono tutti i nomi celebri - Fattori, Fontanesi, Signorini - necessari per trascinare alla biglietteria anche un visitatore non troppo esperto o amante della pittura dell'Ottocento. Io stesso, che non sono un fan del genere, all'uscita mi sentivo soddisfatto e contento. 
Non mi impancherò però in lezioni di storia dell'arte, che non mi competono: se siete interessati, troverete qui ogni informazione sulla mostra dei Macchiaioli che si è aperta oggi alla Gam e proseguirà fino al 24 marzo.

Il ritorno di 24 Ore Cultura

Ma la notizia delle notizie, per me, è un'altra. La mostra "I Macchiaioli. Arte italiana verso la modernità" infatti vede il ritorno a Torino di 24 Ore Cultura, società del Gruppo Il Sole 24 Ore specializzata nella produzione di libri e mostre d'arte. 
Nel 2014 l'arrivo a Palazzo Chiablese dei milanesi aveva segnato uno dei momenti di gloria (o, con il senno di poi, vanagloria) delle politiche culturali di Fassino: cominciarono con i Preraffaelliti, e a seguire - sempre a Palazzo Chiablese - venne Tamara de Lempicka (con la ridicola polemica sui manifesti osée in concomitanza con la visita del Papa) e infine Matisse. Mostre di grande pregio e di successo, pur se talora con incassi al di sotto delle aspettative
Nel frattempo, però, la situazione finanziaria di 24 Ore Cultura precipitava, finché l'ad Natalina Costa - fautrice dell'avventura torinese - venne rimossa. E nel 2016 la quarta mostra prevista per Torino - quella di Hopper - venne ceduta alla società concorrente Arthemisia, che ritenne economicamente più vantaggioso dirottarla su Roma.L'impressione, all'epoca, fu che l'addio a Torino di 24 Ore Cultura fosse senza rimpianti. E senza ripensamenti.

Nuovi amici

Tutti insieme appassionatamente: da sinistra Appendino, Cibrario, Passoni, e i rappresentanti di 24Ore Silvestri e Giudice
E invece sono tornati. Diversi loro, diversa Torino. Diversi tutti. Ma di nuovo tutti insieme appassionatamente, come una volta.
Non c'è più l'amico Fassino, ma sotto la Mole oggi 24 Ore Cultura ha trovato un'Appendino tutt'altro che ostile (a differenza dei suoi colleghi di partito milanesi) e assai lontana dai remoti proclami del 2016 contro i "rapporti privilegiati con operatori privati" che portano a "grandi mostre che non lasciano niente" (leggete qui un buon riassunto quelle teorie). Dopo due anni di costante calo dei visitatori, gli "operatori privati" in Gam non sembrano più tanto brutti e cattivi. E si è tornati a considerare le grandi mostre per ciò che sono: il sistema migliore per sbigliettare.
Anche 24 Ore Cultura è cambiata. Alla direzione esecutiva adesso c'è Chiara Giudice, che mi è sembrata una tipa assai cauta. Le ho domandato i motivi del ritorno a Torino, e mi ha risposto che loro credono nelle potenzialità di Torino.
Molto gentili, ho replicato, ma l'altra volta i risultati non sono stati dei migliori.
Lei s'è lasciata sfuggire un "forse non avevamo i partner giusti", ma non è scesa nei dettagli. Invece è assai soddisfatta del nuovo interlocutore, mi ha assicurato. Il nuovo interlocutore è la Gam. E tutti mi sembrano molto felici.

I conti in tasca

L'esposizione dei Macchiaioli l'ha prodotta 24 Ore Cultura, con una doppia curatela - con Chiara Acidini c'è anche Virginia Bertone, conservatore capo della Gam - e un accordo economico che mi pare ragionevole: 24 Ore Cultura ha pagato i costi della mostra, che dopo Torino sarà venduta in altre città italiane e straniere, mentre la Gam mette a disposizione gli spazi e il personale, e si accolla la promozione, che sarà a tappeto. Gli incassi della biglietteria andranno a 24 Ore Cultura fino al raggiungimento del break even, che la cauta Giudice ha fissato a 70 mila presenze. Obiettivo fattibile, a mio avviso. Superato il break even, una percentuale dell'incasso ulteriore spetterà alla Gam. 
Ho tentato di estorcere a Chiara Giudice il budget esatto della mostra, ma lei ha preferito glissare perché, ha ritenuto di spiegarmi, "la nostra società è quotata in borsa". Ad ogni modo ho capito che il costo totale non è lontanissimo dal milione di euro.
Contentoni, e ci mancherebbe, il direttore della Gam Passoni e il presidente della Fondazione Musei Cibrario, che si ritrovano per le mani una mostra potenzialmente blockbuster senza rischiare grosse somme; anzi, con qualche speranza di guadagnarci.
La segretaria generale pro-tempore della Fondazione, Elisabetta Rattalino, mi ha anche spiegato che contano molto pure sul ritorno d'immagine che deriverà alla Galleria da una mostra di successo: e dio sa se la Gam non ha bisogno di rinfrescarsi l'immagine, dopo tante batoste.

Guadagnare con le mostre: anche la Gam ci prova

Fedele al principio che chi s'aiuta, il ciel l'aiuta, la Gam si sta dando un gran daffare per recuperare visitatori e racimolare danari. E va in quel senso la partnership con la Fondazione Crc che anche quest'anno vede la Galleria torinese in trasferta a Cuneo con "Noi continuiamo l'evoluzione dell'arte", cinquantotto opere della Gam (in buona parte conservate nei depositi) che, esposte nella splendida sede del Complesso di San Francesco, ricostruiscono l'avventura dell'informale italiano alla metà del Novecento. L'anno scorso la collaborazione aveva esordito con una mostra sulla pop art. Altre seguiranno. Un ottimo sistema per far circolare il nome della Gam e coinvolgere il pubblico fuori Torino presentando capolavori che al momento non sono visibili in sede. E anche per incassare il giusto, perché per la mostra la Gam riceve dalla Fondazione Crc un adeguato compenso. Anche lì non mi hanno detto quanto, di preciso. Ma avevano l'aria contenta.

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