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CI SIAMO: A GIORNI UN DIRETTORE PER LA MOLE

Aspiranti direttori in trepida attesa d'entrare alla Mole Antonelliana
Tra pochi giorni, forse già martedì o mercoledì, si chiuderà una delle ridicole pantomime che si trascinano da mesi sulle assi consunte del nostro teatrino d'avanspettacolo. Il Museo del Cinema, a dio piacendo e a taluni spiacendo, avrà un direttore. Amministrativo, perlomeno.

Un candidato c'è, adesso si vota

Nel Comitato di gestione del Museo si è creata - così dicono, così spero - una maggioranza che ha individuato un candidato possibile, e passabile, e alla prossima riunione si andrà al voto.
Non conosco il nome del candidato possibile e passabile: a quanto mi risulta dovrebbe essere un torinese, relativamente giovane (un quarantenne), con buone esperienze, piuttosto noto in città. Un esperto di gestione, non un cinematografaro. Proprio come previsto dal bando. Bando che doveva portare alla nomina del direttore amministrativo entro il 31 ottobre. Non si sono messi d'accordo e - farisaicamente accampando l'esigenza di ponderare la scelta "visto l'alto livello dei profili selezionati" - hanno rinviato la decisione al 31 dicembre. Nel frattempo hanno prorogato l'incarico a Barbera. Con gran dispiacere del sindaco e Appendino, immagino; perché il principale scopo della pantomima è per l'appunto far fuori Barbera: una delle massime aspirazioni del sindaco e Appendino fin dalla passata consiliatura.
Si sperava, in due mesi, di trovare una soluzione di compromesso. Manco per sogno. Due possibili candidature sono già state bruciate: la prima, perché il candidato ha capito con che gente avrebbe avuto a che fare qui a Torino e ha preferito tirarsi indietro, non essendo scemo né masochista; la seconda perché si trattava di una figura professionalmente valida ma troppo controversa negli ambienti del cinema, mentre il Museo ha bisogno di alleanze, non di conflitti. I nomi non li scrivo perché non intendo in alcun modo turbare la procedura. Semmai ne riparleremo a cose fatte.
Nel frattempo dal Comune non sono arrivate proposte in positivo: avete presente quella roba del "possiamo dirti ciò che non siamo, ciò che non vogliamo"? Ecco, quella cosa lì. 
Mentre i Montale civici cesellavan versi, nel Comitato di gestione s'è fatta largo l'idea che magari se si prende una decisione si diminuisce il tasso medio di ridicolo sul Museo. La vicepresidente Giorgia Valle e Massimo Sordella sono di quest'opinione; il presidente Paolo Damilano ha cercato fino all'ultimo di trovare un nome condiviso da tutte le parti interessate, ma alla fine pare propenso ad andare al voto, immagino per disperazione; quanto agli altri due componenti, mancano notizie di Monica Cacciapuoti (la vedono poco) mentre Alberto Mittone pare imbarazzato. E' possibile che si astenga. Ed è probabile che guardi con impazienza al prossimo maggio, quando il Comitato di gestione esaurirà il mandato e lo sfracassamento toccherà a qualcun altro.

Genesi del ragiunatt

Non sto a raccontarvi per l'ennesima volta l'intera gabola. Trovate dei decenti riassunti quiqui e qui. Voglio però sottolineare che la presente situazione è frutto della più classica delle eterogenesi dei fini. La pensata del direttore amministrativo - il "ragiunatt" - risale infatti ad epoca pre-appendiniana: la tirò fuori l'assessore Parigi tramite l'allora presidente del Museo Ugo Nespolo, quando i conti della Mole ballavano paurosamente. Poi Barbera riuscì a rabberciare la situazione finanziaria, ma si sa, quando la macchina delle minchiate è avviata non la ferma più nessuno.

E adesso pensiamo all'artistico

Alberto Barbera ha vissuto l'ultimo Tff da direttore del Museo
Guardiamo piuttosto al futuro. Nominato il direttore gestionale o amministrativo che dir si voglia, resta il nodo della direzione artistico/scientifica. Un museo, qualunque museo, ne ha bisogno. Non è che i ragionieri e i commercialisti possano decidere che cosa esporre, quali mostre e quali retrospettive organizzare, quali contatti e quali collaborazioni con altri musei o istituzioni culturali stringere. 
Quindi, delle due l'una: o il Museo del Cinema di Torino pensa di poter fare a meno di una direzione artistico/scientifica, e in tal caso bisognerà decidere che cosa fare della Mole una volta che avremo chiuso la baracca; oppure lorsignori ammetteranno che anche a Torino tocca fare come tutti gli altri, e quindi cercheranno un direttore, o consulente, artistico/scientifico. Ottenendo così il virtuoso risultato di pagare due stipendi laddove prima se ne pagava uno solo; con il vantaggio però di placare le rabbie di un po' di primedonne, e noi ben sappiamo che far cessare i trituramenti di palle non ha prezzo.
A meno che si preferisca adottare la geniale intuizione del Salone del Libro, e anziché un direttore artistico ingaggiarne una dozzina, ciascuno con precise competenze: un  direttore per i manifesti, uno per le lanterne magiche, uno addetto ai kinetoscopi; uno potrebbe occuparsi soltanto di cinema neorealista e uno di cartoni animati. Ce ne vorrà naturalmente uno per i poliziotteschi e uno per gli spaghetti-western. Magari con un assistente per i rapporti con Franco Nero.

Ma Barbera no

Una cosa, temo, è sicura: né in caso di direttore artistico unico, come sommessamente auspico se non altro per contenere i costi, ma neppure se con felice creatività dadaista ne nominassero cento, Alberto Barbera potrà restare al Museo del Cinema. Si era detto che sarebbe rimasto per l'appunto come consulente artistico, ma erano parole scritte sulla sabbia della passata amministrazione civica. Adesso nessuno glielo ha proposto, benché lui li abbia elegantemente fregati dichiarando che se glielo proponessero ben volentieri accetterebbe (loro speravano stesse zitto, per poi poter dire "eh, ma non ce lo ha chiesto..."). E nessuno glielo proporrà.
Per soddisfare le rabbie delle primedonne regaliamo alla concorrenza il più autorevole esperto di cinema italiano. Perché "c'è il conflitto d'interessi con Venezia". Non risulta che tale "conflitto d'interessi" si sia esplicitato in un qualche danno per il Museo, o per i festival che il Museo gestisce. Ma va bene così. Si vede che è nel nostro interesse liberarci di Barbera: tanto, come disse chi so io, qui ne abbiamo a bizzeffe, di espertoni.

Un ipermercato.
Sì, potrebbe essere un'alternativa degna di questa grande e nobile città.
Un ipermercato nella Mole. Vuoi mettere, che attrazione per il turismo?

Commenti

  1. C'è da dire, però, che al museo del cinema ogni settore ha un responsabile competente che si occupa di questioni tecniche e logistiche fin da quando il museo esiste, e spesso lavorano in piena autonomia 'artistico\scientifica'. Quindi dubito che la Mole e tutto il resto crollerebbero con un 'cambio di direzione' della direzione!

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    1. Ma certo. A che servono i direttori? A niente. Tanto uno vale uno. E alla fine anche un bell'ipermetcato ha il suo perché.

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