Oggi su TorinoSette ho pubblicato un editoriale in cui critico lo stravagante escamotage ideato dal sindaco Fassino e dall'assessore al Bilancio Passoni per "finanziare" le fondazioni culturali. Mi sono arrivati già alcuni messaggi di lavoratori di tali fondazioni che, giustamente preoccupati per il loro futuro, mi ringraziano per la mia presa di posizione. Purtroppo sono ringraziamenti inutili. Scrivere queste cose non serve a nulla. Ciò che contraddistingue l'attuale amministrazione è l'indifferenza alle critiche, che diventa insofferenza soltanto quando le critiche proseguono a lungo (direi oltre il mese) e sempre sullo stesso argomento. In tal caso, si incazzano e al limite si attivano per farle cessare. Fermi comunque nella convinzione di essere nel giusto. Quando invece la critica è estemporanea e di breve periodo, essi applicano la tattica del muro di gomma. Non replicano, non spiegano, non precisano. Sono giunto alla conclusione che questo atteggiamento non sia frutto di albagìa, bensì di un sincero complesso di persecuzione. L'attuale amministrazione è onestamente convinta di vernir criticata non in base a ridicole motivazioni quali la preoccupazione per il bene pubblico o l'idea che certi problemi possano essere meglio fronteggiati con un diverso approccio; l'attuale amministrazione ritiene - con assoluta purezza d'animo - che le critiche siano comunque malevole e dettate da antipatia personale o preconcetta avversione politica. Insomma, pensano (ma sul serio!) che li critichi perché sono magri, o perché hanno la barba, o perché sono di sinistra (vabbé...).
Piero? Gianguido? Maurizio? Giuro, non mi state antipatici. Anzi. Gianguido non lo conosco di persona, ma voi due, Piero e Maurizio, so che siete bravi ragazzi, laboriosi e convinti di fare del vostro meglio. E avete tanti problemi, lo so, e non vorrei essere nei vostri panni. Ma voi capite me. Il lavoro del giornalista non è trascrivere in bella copia qualsiasi minchiata gli venga ammannita: bensì esercitare, per quanto può e sa, un minimo di analisi. Un minimo. Tipo che se uno, tipo Passoni, dichiara che "gli immobili non sono un ripiego. Sono un valore, quelli che costituiscono infrastruttura culturale e soprattutto quelli che possono generare reddito", io gli rispondo, con la massima serenità e senza nessuna acrimonia: "Perfetto: se sono un valore, venditeli tu, e dai i soldi a 'sti poveri disgraziati della cultura, che di mestiere non fanno gli agenti immobiliari!".
Piero? Gianguido? Maurizio? Giuro, non mi state antipatici. Anzi. Gianguido non lo conosco di persona, ma voi due, Piero e Maurizio, so che siete bravi ragazzi, laboriosi e convinti di fare del vostro meglio. E avete tanti problemi, lo so, e non vorrei essere nei vostri panni. Ma voi capite me. Il lavoro del giornalista non è trascrivere in bella copia qualsiasi minchiata gli venga ammannita: bensì esercitare, per quanto può e sa, un minimo di analisi. Un minimo. Tipo che se uno, tipo Passoni, dichiara che "gli immobili non sono un ripiego. Sono un valore, quelli che costituiscono infrastruttura culturale e soprattutto quelli che possono generare reddito", io gli rispondo, con la massima serenità e senza nessuna acrimonia: "Perfetto: se sono un valore, venditeli tu, e dai i soldi a 'sti poveri disgraziati della cultura, che di mestiere non fanno gli agenti immobiliari!".
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