Oggi sul Corriere faccio il punto sulle fosche prospettive della Cultura al tempo del coronavirus. E' chiaro che la situazione non migliorerà a breve, e lo dimostra la decisione di rinviare a momenti più propizi - qualcuno parla con molto ottimismo di giugno, altri con maggiore realismo del prossimo autunno - il Torino Jazz Festival e il Lovers Festival. Il Salone del Libro non ha ancora annunciato ufficialmente lo stop, ma la decisione è ineluttabile. Ma chi rischia di più, già adesso, sono i più piccoli, le imprese private e le associazioni che non hanno le spalle larghe e non potranno sopravvivere a settimane, se non mesi, di chiusura senza un sostegno convinto e incisivo da parte dello Stato, delle banche e degli enti pubblici. La buona volontà, almeno a parole, non manca. L'impegno di Cirio a saldare gli arretrati dei contributi autorizza la speranza. La sospensione della Tari, promessa da Chiarabella è senz'altro un provvedimento utile e gradito, sebbene sia una goccia nel mare. Ma serve di più, e soprattutto serve subito. Per molti fra un mese sarà tardi.
Luca Beatrice ci ha lasciati all'improvviso, tradito dal cuore all'età di 63 anni. Era stato ricoverato lunedì mattina alle Molinette in terapia intensiva. Non sto a dirvi quale sia il mio dolore. Con Luca ho condiviso un lungo tratto di strada, da quando ci presentarono - ricordo, erano gli anni Novanta, una sera alla Lutèce di piazza Carlina - e gli proposi di entrare nella squadra di TorinoSette. Non me la sento di aggiungere altro: Luca lo saluto con l'articolo che uscirà domani sul Corriere . È difficile scriverlo, dire addio a un amico è sempre triste, figuratevi cos'è farlo davanti a un pubblico di lettori. Ma glielo devo, e spero che ne venga fuori un pezzo di quelli che a lui piacevano, e mi telefonava per dirmelo. Ma domani la telefonata non arriverà comunque, e pensarlo mi strazia. Ciao, Luca. Funerale sabato 25 alle 11,30 in Duomo.
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