Lo ammetto: questa storia della Grande Migrazione Digitale della cultura, indotta dalla pandemia, mi appassiona. Almeno quanto mi deprime il ritardo di troppe delle nostre istituzioni che ancora non riescono a uscire dalla banalità "televisiva" dello streaming, senza capire che, per parlare di cultura con uno strumento "nuovo" (nuovo per loro, s'intende...) è obbligatorio sviluppare un nuovo linguaggio, pensato su misura dello strumento stesso. Insomma, è la solita vecchia lezione di McLuhan - il medium è il messaggio - che dopo mezzo secolo resta attuale, e non capita da tanti. Sicché stiamo tutti a blaterare di web ma pochissime fra le nostre istituzioni culturali si stanno seriamente attrezzando per una sfida che sarà cruciale, nei prossimi anni. E che non si potrà affrontare affidandosi a orecchianti, improvvisatori, apprendisti e dilettanti allo sbaraglio. Ad ogni modo: le mie piccole considerazioni in materia le ho esposte stamattina in un articolo per il Corriere: per chi fosse interessato, ecco il link.
William Turner, "Il Naufragio" Cristina Seymandi Tanto tuonò che piovve. Sicché posso abbandonare, almeno per un post, la spiacevole incombenza di monitorare i contraccolpi dell'emergenza virale. La storia è questa. Ieri in Consiglio comunale un'interpellanza generale ( qui il testo ) firmata pure da alcuni esponenti grillini o ex grillini, ha fatto le pulci a Cristina Seymandi, figura emergente del sottogoverno cinquestelle che taluni vedono come ideale continuatrice, a Palazzo Civico, del "potere eccentrico" di Paolo Giordana prima e di Luca Pasquaretta poi . E che, come i predecessori, è riuscita a star sulle palle pure ai suoi, non soltanto a quelli dell'opposizione. L'interpellanza prendeva spunto dell'ultima impresa della Seymandi, la mancata "regata di Carnevale" , ma metteva sotto accusa l'intero rapporto fra costei, Chiarabella e l'assessore Unia, di cui è staffista. Alla fine Chiarabella, nell'angolo, h
Commenti
Posta un commento