Anche il Festival del Classico quest'anno è "reloaded": ma quanto e come funziona la cultura on line? |
"Alla vigilia della prima edizione on line del Torino Film Festival – e di altri eventi culturali in rete, da Sottodiciotto a Vita Nova, al Festival del Classico del Circolo dei Lettori - la domanda mi sorge spontanea: ma davvero serve? Il pubblico risponde? E in quale misura? La quantità di proposte che l'intero sistema culturale riversa sul web dall'inizio della pandemia risponde ancora a un'esigenza reale? L'atteggiamento della popolazione mi sembra cambiato, rispetto al primo lockdown. Malumore, disagio e scoramento sono sentimenti in genere poco propizi ai piaceri dello spirito. E poi, la gente è già costretta a trascorrere ore e ore davanti allo schermo per lavoro o studio: avrà voglia di rimanere collegata anche per assistere a conferenze, mostre virtuali o film d'essai?"
Questi sono gli amletici interrogativi (dettati certo dal tedio della segregazione casalinga) che mi hanno spinto a una piccola indagine sull'efficacia della presenza digitale delle istituzioni culturali torinesi nel tempo del covid. Indagine, scrivo stamattina sul Corriere, cominciata con una mezza delusione. Il traffico sui siti internet del mio campione statistico (Museo Egizio, Stabile, Circolo dei Lettori, Artissima e Museo del Cinema) non è esaltante: solo l'Egizio riesce a piazzarsi al di sopra della milionesima posizione nel ranking mondiale dei siti più visti: Stabile e Circolo galleggiano un po' sotto, Artissima è staccata di circa 300 mila posizioni, mentre la Mole finisce attorno ai 3 milioni. Ma nulla è perduto: il solo traffico sui siti tradizionali oggi non è più molto indicativo dell'effettivo peso nella rete. Come ci insegnano i Ferragnez e la Bestia, i social dettano la linea. Quindi ho approfondito in quella direzione.
Insomma, ne è venuto fuori un report-monstre, tanto che l'ho dovuto dividere in tre puntate. La prima è uscita oggi sul Corriere. Se vi interessa, potete leggerla qui. Domani e venerdì seguiranno le analisi sulle performance - compresi i social - dei quattro campioni.
La seconda puntata: "I Ferragnez dell'Egizio"
Ho letto l'articolo sul Corriere, offre spunti di riflessione molto interessanti, benché i dati su cui si basa siano errati: la fonte di essi, statshow, non è attendibile per dati di traffico, facendo due verifiche con altri tool professionali (semrush, seozoom), i dati stimati (i reali li si può avere solo accedendo agli strumenti di analisi di Google) sono differenti. Inoltre il ranking che fornisce Statshow non ha alcun valore, non dipende da dati di traffico, prende in esame molte metriche e le elabora (ad esempio domain authority, ecc.).
RispondiEliminaresta il fatto che i problemi sollevati sono comunque reali e sarebbe interessante portare avanti una analisi più ampia e approfondita.
Caro amico, nell'articolo ho ripetuto enne volte che i dati di Statshow vanno presi con le molle, e al massimo servono per farsi un'idea. Quanto alle verifiche approfondite, credo che spetterebbero alla legione di webmaster, social manager, tecnici e teorici del web che vengono stipendiati dalle varie istituzioni giustappunto per svolgere tale compito. Con quali risultati, non saprei. O saprei, ma non dico per non incazzarmi.
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