Ieri mattina, dopo aver scorso con montante fastidio l'ennesimo articolo di retroscena e indiscrezioni sulle candidature alla direzione del Circolo dei Lettori, mi sono detto che tutto considerato potevo sprecare anch'io un'oretta - sottraendola alle consuete attività della casa sulla scogliera, che consistono principalmente in lunghe letture e brevi passeggiate in cerca di asparagi selvatici - per condividere con gli eventuali interessati le mie personalissime opinioni sulla faccenda, e in generale sulle modalità di selezione della classe dirigente nelle istituzioni culturali torinesi. Così ho tirato giù l'articoletto che potete leggere sul Corriere di oggi oppure a questo link.
Potevo anche risparmiarmelo. Poche ore dopo aver mandato in redazione il frutto delle mie povere fatiche intellettuali, ho infatti aperto "La Guerra del Peloponneso" di Tucidide - un testo che consiglierei a tutti di rileggere come chiave d'interpretazione di quanto sta accadendo oggi tra le nuove Sparta e Atene - e l'occhio mi è caduto su queste poche righe del capitolo 37 del secondo libro, dove Pericle descrive i caratteri della democrazia ateniese: "Vige per tutti, di fronte alle leggi, l'assoluta equità di diritti nelle vicende dell'esistenza privata; ma si costituisce una scala di valori fondata sulla stima che ciascuno sa suscitarsi intorno, per cui, eccellendo in un determinato campo, può conseguire un incarico pubblico in virtù delle capacità reali, più che dell'appartenenza a questa o a quella fazione politica". Tutto qui. Detto meglio e con meno parole. Niente bandi: solo valori, stima, capacità reali. E politica fuori dalle scatole. Semplice, no?
Aggiungo soltanto che di lì a poco Pericle morì, gli ateniesi si misero nelle mani dei demagoghi cacciaballe, e persero la flotta, la guerra e la libertà.
Rileggete Tucidide, finché c'è tempo.
Più che altro c'è da chiedersi perchè il cittadino contribuente debba pagare uno stipendio di 82000€ al presidente di un circolo culturale per organizzare degli incontri.....
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