Sono tornato. Due mesi esatti lontano da Torino. Vacanze lunghe. Ma ogni estate è preziosa - ancor più quando ti rendi conto che non te ne restano moltissime - e allora conviene viverla fino all'ultimo giorno. Poi le prime nebbioline di settembre ti dicono che è finita, e allora fai i bagagli e rientri nella città che sta pian piano ripartendo.
Come al solito mi sono perso l'inaugurazione di MiTo, barattando il primo rito mondano della saison 2022/23 con qualche giorno in più di villeggiatura. Ma, quasi a darmi il senso della rentrée, oggi il Corriere pubblica un ampio approfondimento su "la nuova stagione della cultura in città". Paolo Morelli ha raccolto idee e progetti di manager e operatori, Max Nerozzi ha intervistato Alessandro Barbero, e a questo punto mi sono intrufolato anch'io cercando di raccontare le preoccupazioni e le inquietudini - il desengaño, scrivo io ispanizzando - del mondo della cultura torinese che si prepara ad affrontare un ennesimo anno difficile: passata (ma sarà davvero passata?) la bufera del covid adesso incombe sui pericolanti bilanci la minaccia delle bollette stellari, ma ancor più pesano il senso di abbandono da parte della politica ("lontana dagli occhi, lontana dal cuore" s'intitolava un mio post vacanziero che vi linko qui), l'assenza di una visione, la frustrazione del vivere il giorno per giorno.
Vabbè, sono impressioni di settembre, che com'è noto è il mese del ripensamento. Il futuro è sempre un'ipotesi, e oggi più che mai. Ma per quel che vale, e se vi interessa, potete leggere l'articolo sul Corriere di oggi (e adesso, da venerdì 9 settembre, anche in questo post).
Ben ritrovati.
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