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STEINBECK A VENARIA: UN POST SULLO SCIOPERO DELLA REGGIA

Dove c’è lavoro per uno, accorrono in cento. Se quell’uno guadagna trenta cents, io mi contento di venticinque. Se quello ne prende venticinque, io lo faccio per venti. No, prendete me, io ho fame, posso farlo per quindici. Io ho bambini, ho bambini che han fame! Io lavoro per niente; per il solo mantenimento. Li vedeste i miei bambini! Pustole in tutto il corpo, deboli che non stanno in piedi. Mi lasciate portar via un po’ di frutta, di quella a terra, abbattuta dal vento, e mi date un po’ di carne per fare il brodo ai miei bambini, io non chiedo altro.
E questo, per taluno, è un bene, perché fa calare le paghe rimanendo invariati i prezzi. I grandi proprietari giubilano, e fanno stampare altre migliaia di prospettini di propaganda per attirare altre ondate di straccioni. E le paghe continuano a calare, e i prezzi restano invariati. Così  tra poco riavremo finalmente la schiavitù.
 (John Steinbeck, Furore, 1939)

Una scena di "Furore, il film di John Ford dal romanzo di Steinbeck
Per domenica 1° maggio gli addetti ai servizi della Reggia di Venaria hanno proclamato lo sciopero su tutti i turni. Sono i lavoratori delle cooperative che garantiscono i servizi di biglietteria, sorveglianza e assistenza ai visitatori. Protestano contro la nuova gara d’appalto, indetta lo scorso marzo, che - sostengono - prevederebbe un taglio di circa il 40 per cento del personale e la riduzione del numero di ore per effettuare i servizi. I lavoratori dicono che "il Consorzio della Venaria per i nostri stipendi ha stanziato solo un milione e mezzo di euro all’anno invece dei 2 milioni e 400 mila euro precedenti”.
Il direttore della Reggia, Mario Turetta, ha invece dichiarato che il bando è "rigoroso e con tutte le salvaguardie possibili”. E annuncia che la Reggia si potrà comunque visitare domenica 1° maggio, sciopero o non sciopero. In base alle nuove norme, infatti, i beni culturali sono equiparati ai servizi essenziali, e quindi in caso di sciopero va garantita l’apertura di almeno il 50% circa degli spazi, e di conseguenza dev'essere operativo il personale adeguato per il presidio di tali spazi e relativi servizi.
A farla breve: domenica prossima la Reggia di Venaria sarà visitabile
a mezzo servizio. Chiuse la mostra "Fatto in Italia" e quella di Buccellati; aperti la Reggia (solo il piano nobile), i Giardini, le Scuderie e la mostra "Il mondo di Steve McCurry".
Di sicuro non sarà facile gestire la folla dei visitatori, che in occasione del ponte del 25 aprile sono stati quasi 55 mila (paganti).
Cosa ne penso? L'ho scritto un paio di settimane fa su TorinoSette, oltre che su questo blog. Su TorinoSette dell'8 aprile (a questo link il testo completo) scrivevo: 
Da tempo si va ripetendo che la cultura è essenziale per il benessere mentale di ciascuno di noi, e dell’intera società. E il benessere mentale è parte della salute psico-fisica dell’individuo.
La collettività investe moltissimo per tutelare la salute fisica. Buona parte del bilancio della Regione, lo sappiamo, è destinato alla Sanità. E chiunque, in caso di malattia, vuole cure eccellenti. Perché, ci diciamo, la salute non ha prezzo. Tant’è che siamo disposti, se possiamo, a spendere fior di quattrini per il luminare capace di risanarci.
Ma allora, qualcuno mi spiega perché non abbiamo lo stesso rispetto verso coloro che ci garantiscono la cultura, e cioè la salute mentale? Perché non ci pare assurdo risparmiare fino all’osso, e oltre, su quei lavoratori? Non dico che chi sta alla biglietteria della Reggia di Venaria abbia diritto a un stipendio da cardiochirurgo: ma a una decente sicurezza economica, sì. E non incolpiamo sempre “lo Stato”. Lo Stato siamo noi. Siamo noi i primi a disprezzare (e a deprezzare) quel servizio. Tanti, l’abbiamo sentito dire anche di recente, pensano ad esempio che non si dovrebbe pagare l’ingresso ai musei. Fantastica prospettiva, se poi non mancassero le risorse minime, se già adesso i direttori dei musei non fossero costretti a inventarsi “razionalizzazioni” che si risolvono in tagli dei posti o delle retribuzioni.
“Con la cultura non si mangia” fu la sprezzante affermazione di un ministro per fortuna dimenticato. Oggi abbiamo imparato che la cultura non solo è un bene irrinunciabile, ma porta pure lavoro. Però se quel lavoro non è adeguatamente pagato si torna al punto di partenza, dando ragione a quel ministro: con la cultura si continua a stentare la vita.
Non ho altro da aggiungere. 
Ma io, personalmente, se volessi visitare la Reggia di Venaria, non sceglierei proprio il Primo Maggio per andarci.
Voi non so. Mettetevi d'accordo con la vostra coscienza.
E se ci andate, poi non lamentatevi la volta che tocca a voi. O ai vostri figli. 

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