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ALLO STABILE E' SCOPPIATA LA PACE

Fonsatti, il direttore artistico Binasco e il presidente Vallarino Gancia illustrano gli obiettivi

Ci sono due nomi, nel cartellone dello Stabile 2022/23, per nulla scontati: sono quelli dei registi eccellenti Jurij Ferrini e Gabriele Vacis. Il primo metterà in scena "Otello", il secondo presenterà "Antigone e i suoi fratelli". Due produzioni o co-produzioni dello Stabile con due registi che dello Stabile erano, e adesso tornano ad essere, due colonne.
Prima Ferrini, nel 2019, e poi Vacis, nel 2021, avevano interrotto la lunga collaborazione con il Tst non senza strascichi amari: in entrambi i casi c'era, alla base, un rapporto difficile fra i registi e la
 direzione del Teatro, che - Ferrini dixit - "si muove in tutti i campi a gamba tesa"
Ferrini ferito da "una serie di divergenze con lo Stabile, che non ha ritenuto all’altezza di un teatro nazionale le mie scelte artistiche e la mia idea di teatro"; Vacis addolorato per una sequela di decisioni (prima gli chiudono il suo amato "Istituto di Pratiche Teatrali per la Cura della Persona", poi gli tolgono la direzione della Scuola per attori del Tst) che alla lunga lo aveva convinto di essere inviso al direttore Fonsatti, al quale rimproverava anche di bocciare ogni sua proposta.
Ora: gli artisti sono artisti, e gli artisti di teatro sono artisti al cubo, e dunque hanno sensibilità - ed ego - al cubo. D'altronde i direttori sono direttori, alcuni direttori lo sono anche di più e si considerano un po' artisti, e Fonsatti è - per capacità, ma anche per ego - un direttore al cubo; e poiché tra le mansioni di un direttore rientra pure di dire qualche "no" a un artista, capirete che, cubo per cubo, ogni tanto un conflitto all'ennesima potenza è una conseguenza matematica.
Per fortuna artisti e direttori sono anche - almeno si spera - persone intelligenti: e tra persone intelligenti i conflitti si risolvono. Ferrini già la passata stagione era tornato allo Stabile, con il suo splendido "I due gemelli veneziani". "Forse - mi dice adesso - il covid anche questo ci ha insegnato: 
che dobbiamo restare uniti, noi del teatro".
E adesso la nuova stagione vedrà pure il ritorno di Vacis, con quell'"Antigone" tramata undici mesi fa in occasione dell'incontro della riconciliazione con Fonsatti, a un té delle cinque nella frescura di un giardino suburbano.
Potrà sembrare inappropriato, rievocare sgradevoli contrasti ormai appianati nel giorno in cui lo Stabile ha presentato con letizia e orgoglio la prossima stagione. Ma io credo nelle lezioni della storia. E questa piccola storia ci lascia due lezioni che nessuno dovrebbe mai dimenticare. Primo, che si prendono più mosche con un cucchiaino di miele che con un barile di aceto, e parlarsi è sempre più fruttuoso che scannarsi. Secondo, e fondamentale, che comunque vada ha sempre ragione il Bardo Immortale: all's well that ends well. Tutto è bene quel che finisce bene.
Dunque anch'io finirei qui. Quanto ai risultati e ai progetti dello Stabile, non vedo cosa ci sarebbe di meglio che lasciare la parola al direttore Fonsatti. Ecco il testo del suo discorso:

La nostra idea di teatro pone al centro il valore della creazione artistica come strumento per alimentare il  pensiero critico del pubblico e per rafforzare la coesione sociale. Provando a coniugare etica ed estetica, ci  poniamo l’obiettivo di dar vita a uno spazio fisico e temporale dedicato alla costruzione di nuove e comuni  narrazioni, in equilibrio tra rischio culturale e partecipazione diffusa. 

Per raggiungere questo scopo in un contesto globale nel quale il conformismo non risparmia la cultura,  riteniamo che la definizione dell’identità del nostro teatro debba essere affidata innanzitutto agli artisti che  vi lavorano e alla loro capacità di catalizzare idee, accendere aspettative, soddisfare fabbisogni di spettatori sempre più differenziati per anagrafe, formazione e provenienza. Perciò insieme al nostro direttore artistico  Valerio Binasco abbiamo composto una squadra di registi residenti e associati capace di rafforzare una  visione plurale e di sollecitare pensieri laterali, talvolta anche scomodi e fuori dagli schemi o, per citare il  claim della stagione, Out of the Blue

Il nucleo artistico dello Stabile, guidato dalla leadership carismatica dello stesso Binasco e formato da  Filippo Dini, Kriszta Székely e Leonardo Lidi, condivide sia l’idea che il teatro è un’arte di relazione in  presenza sia la volontà di innescare riflessioni necessarie a comprendere e gestire i cambiamenti veloci che  stiamo vivendo. Al dinamismo intellettuale di questi artisti affidiamo l’esecuzione di un progetto produttivo  coerente e riconoscibile, scaturito dal confronto e dalla sintesi di storie personali, idee, stili e metodi di  lavoro differenti e complementari. I titoli da loro scelti e messi in scena costituiscono la struttura portante  del cartellone che qui presentiamo. Binasco ritorna a Pirandello coi Sei personaggi in cerca d’autore e  presenta in prima assoluta un testo di Melania Mazzucco, Dulan la sposa; Dini dirige e interpreta due grandi  lavori del teatro contemporaneo nordamericano poco rappresentati in Italia: Il crogiuolo di Arthur Miller e  Agosto a Osage County di Tracy Letts; Kriszta Székely cura la regia di Riccardo III di Shakespeare,  ritrovando Paolo Pierobon dopo il successo di Zio Vanja, e presenta a Torino la sua ultima creazione per il  Teatro Katona di Budapest, Hedda Gabler di Ibsen; Leonardo Lidi firma la produzione di un testo  commissionato al giovanissimo Diego Pleuteri, Come nei giorni migliori, e di un dramma borghese come Il  gabbiano di Čechov. 

Al nostro nucleo artistico si aggiungono i più autorevoli registi del territorio – Gabriele Vacis, Jurij Ferrini,  Paola Rota, Emiliano Bronzino, Valter Malosti e Davide Livermore – che pur attivi in tutta Italia, ritrovano  al Teatro Stabile un’accoglienza convinta. 

Partendo dalle fondamenta del repertorio occidentale, lo Stabile dedica alla tragedia greca un percorso  triennale, iniziato con il dittico Ifigenia e Oreste di Euripide firmato da Binasco. Nelle mani di Vacis e dei  suoi compagni di viaggio formati alla nostra Scuola per attori, l’Antigone di Sofocle diventerà l’emblema di  una gioventù consapevole, assertiva e capace di opporsi al potere precostituito, mentre nell’Orestea di  Eschilo Livermore rifletterà sui regimi totalitari evocando l’immagine di un mondo prossimo al collasso che  assomiglia molto al nostro. Un ruolo centrale viene riservato al padre del teatro moderno occidentale,  William Shakespeare, presente con la produzione di Riccardo III, con la ripresa in tournée nazionale e  internazionale della Tempesta firmata da Alessandro Serra, con una nuova edizione di Otello diretta e  interpretata da Jurij Ferrini, con l’ospitalità del Mercante di Venezia che vedrà Franco Branciaroli nel ruolo  del titolo. L’Ottocento, il secolo lungo teorizzato dallo storico Eric Hobsbawm, sarà esplorato a partire dagli  albori, grazie a Maria Stuarda di Schiller, una coproduzione con la regia di Livermore alla guida di due  grandi attrici della scena italiana come Elisabetta Pozzi e Laura Marinoni, fino al crepuscolo, attraverso  Cyrano de Bergerac di Rostand firmato da Arturo Cirillo, Il gabbiano di Čechov e tre titoli scandinavi come  Spettri e Hedda Gabler di Ibsen e Signorina Giulia di Strindberg. 

Si arriva quindi al Novecento dei Sei personaggi in cerca d’autore, di due capolavori di Miller come Il  crogiuolo e Uno sguardo dal ponte proposto da Massimo Popolizio, degli Antichi maestri di Thomas Bernhard  con la regia di Federico Tiezzi, e infine del Servo di scena di Harwood con Geppy Gleijeses. Con la scelta di questi titoli cerchiamo di assolvere ad una delle funzioni primarie di un Teatro Nazionale,  quella di tramandare il repertorio in modo tale da connetterlo agli spettatori di oggi, innovare la tradizione  interpretativa e porgerlo nella sua vivezza alle ultime generazioni.

Questioni di genere, relazioni familiari, conflitti generazionali, satira politica, pregiudizi sociali,  responsabilità individuali e collettive nel rapporto con la legge: la drammaturgia contemporanea ci aiuterà  a sollecitare il pensiero comune, a mettere in discussione certezze e conformismi, a scuotere le coscienze. Crediamo infatti che in un’epoca in cui si è sottoposti a stimoli brevi, seducenti e scollegati fra loro, lo  sviluppo narrativo vissuto nella dimensione della presenza comunitaria in teatro, della relazione empatica con gli attori e della durata dell’esecuzione possa aiutarci a recuperare profondità di analisi e pensiero  critico. 

Per dare una misura dell’impatto della drammaturgia contemporanea sul cartellone, basterebbero i numeri:  su 49 titoli ben 31 sono scritti da autori viventi che immergeranno il pubblico nei temi del presente. In  ambito italiano si spazierà dai maestri Romeo Castellucci e Pippo Delbono, Stefano Massini e Melania  Mazzucco, Raffaele La Capria, Mimmo Borrelli e Francesco Niccolini, fino ai giovani Liv Ferracchiati,  Emanuele Aldrovandi, Matthias Martelli e Diego Pleuteri. Un focus importante sarà dedicato all’area  angloamericana, rappresentata da Enda Walsh, Lucy Kirkwood, Patrick Marber, David Moore, Alexander  Zeldin; e ancora segnaliamo l’argentino Claudio Tolcachir, il francese Daniel Pennac e la bosniaca Tanja  Šljivar. Una straordinaria galleria di drammaturghi e scrittori capaci di spostare, magari anche di poco, la  nostra percezione del mondo. 

Da anni consideriamo prioritario e strategico lo sviluppo di attività e progetti internazionali con finalità  molteplici: favorire il confronto e lo scambio di idee e di pratiche tra artisti e operatori, rafforzare il nostro  posizionamento, contribuire all’attrattività del territorio, esportare e promuovere in tutta Italia e all’estero  la reputazione culturale della nostra Città e della nostra Regione. La ripresa della circolazione delle opere e  degli artisti ci ha consentito di tornare a calcare i palcoscenici europei: dopo essere stata a fine maggio in  Lituania, la Tempesta da noi prodotta sarà a luglio ad Avignone nel programma del più importante festival  teatrale al mondo, quindi in Polonia, in Ungheria, in Svizzera, in Turchia e ancora in Francia. 

Sul fronte della programmazione, le nostre sale ospiteranno, tra prosa e danza, quattordici spettacoli  stranieri. Spiccano le prestigiose coproduzioni con due teatri europei coi quali abbiamo stretto patti di  collaborazione pluriennali, come Hedda Gabler del Katona di Budapest, e Une morte dans la famille dell’Odéon di Parigi, scritta e diretta da uno dei più interessanti talenti teatrali dei nostri giorni, l’inglese  Alexander Zeldin. Da quattro diversi continenti provengono invece gli spettacoli di Torinodanza che in  autunno si intrecciano con il cartellone di prosa firmati, tra gli altri, da Damien Jalet, Hofesh Shechter, Alan  Lucien Øyen, Emanuel Gat, Amala Dianor, Salia Sanou. 

Lo Stabile si distingue per essere l’unico teatro italiano ammesso a far parte di mitos21, il Gotha dei teatri  europei, e inoltre siede per un secondo mandato nel consiglio direttivo della European Theatre Convention,  organismo di rappresentanza di oltre cinquanta teatri del continente. Torinodanza è stato invece invitato a  far parte del progetto quadriennale di larga scala Big Pulse Dance Alliance, sostenuto da fondi europei  attraverso il programma Creative Europe, che vede il nostro festival partecipare ad una rete di  collaborazione produttiva formata dalle dodici più importanti rassegne di danza europee. 

Tali azioni esprimono la capacità del Teatro Stabile di mettere in connessione Torino e il Piemonte con il  resto del mondo, contribuendo in modo attivo al processo di internazionalizzazione auspicato e promosso  dai nostri Soci fondatori. 

In continuità con gli anni precedenti, anche nella prossima stagione si è pianificato un potenziamento  dell’impatto sociale connesso ai contenuti della nostra attività, con iniziative volte a garantire la più ampia  accessibilità e partecipazione. Grazie al bando Switch della Fondazione Compagnia di San Paolo, abbiamo  esteso le facilitazioni per il pubblico diversamente abile e mossa dalla stessa vocazione è l’iniziativa Un  posto per tutti, che grazie al contributo della Fondazione CRT mette a disposizione anche per la prossima 

stagione mille abbonamenti gratuiti per abbattere le barriere di accesso agli spettacoli per le fasce più  svantaggiate. Segnaliamo inoltre le collaborazioni progettuali con Teatro Affido, Famiglie ZeroSei, Laboratorio Zanzara, TO Housing e Teatro in carcere. 

Ferme restando la centralità e la qualità della nostra proposta artistica, le azioni volte ad ampliare la  partecipazione della comunità si inscrivono in una strategia deliberata che negli ultimi anni ha cambiato  profondamente la cultura e la mentalità della nostra organizzazione, rafforzando la consapevolezza in noi  tutti della responsabilità sociale nello svolgimento di funzioni di pubblico interesse.

Gli SDG’s dell’agenda ONU 2030 hanno ispirato la nostra mappa strategica del prossimo triennio, nel corso  del quale è prevista un’accelerazione sul fronte della trasformazione digitale e su quello della transizione  ecologica, sfruttando anche le opportunità del PNRR. A tal proposito, sono programmati interventi di  efficientamento energetico nei nostri teatri e verranno implementati processi di digitalizzazione  dell’organizzazione e delle procedure tramite l’applicazione dell’internet delle cose sia per tracciare dati e  informazioni su oggetti reali sia per gestire il facility management nei nostri edifici. Inoltre, le nostre App – 

scaricate e regolarmente utilizzate da oltre 7.500 utenti – sono state rinnovate e dotate di un sistema di  biglietteria integrato e di una rete di beacon che permette di trasmettere in teatro contenuti personalizzati  verso i dispositivi mobili degli spettatori. 

Grazie a queste azioni combinate, il Teatro Stabile ha ricevuto una menzione speciale al Premio “Gianluca  Spina” del Politecnico di Milano per l’innovazione digitale nei Beni e Attività Culturali. 

Per realizzare l’attività istituzionale, nella stagione 2022-2023 saranno coinvolti, con perfetta parità di  genere, cinquantaquattro dipendenti a tempo indeterminato e determinato tra impiegati e tecnici, oltre a  trecento artisti, collaboratori e tecnici scritturati. Particolarmente significativo è il dato anagrafico degli  scritturati, i due terzi dei quali ha meno di quarant’anni: un dato che conferma la nostra attenzione al  ricambio generazionale, all’emergenza creativa, alla cura nell’accompagnamento tra formazione e  professione. 

Alle attività di produzione, ospitalità, formazione e ricerca destiniamo oltre la metà del bilancio, una cifra  pari a 6,5 milioni di euro; per dare una misura della ricaduta occupazionale della nostra attività, il personale  dipendente e scritturato maturerà nella prossima stagione quasi trentatremila giornate lavorative. A ciò si  aggiunge l’impatto sull’indotto, che genera occupazione e reddito a partire dalle decine di compagnie ospiti,  tra cui quelle del territorio. 

In conclusione, i numeri della prossima stagione – settecentosei alzate di sipario in sede e in tournée, venti  produzioni e coproduzioni, quarantanove titoli – sostanziano quantitativamente l’impegno e la competenza,  la passione e la dedizione a favore degli artisti e del loro lavoro da parte di tutto l’eccellente staff del Teatro  Stabile, che qui vogliamo ringraziare sentitamente insieme al Consiglio di Amministrazione, al Collegio dei  Revisori e al Consiglio degli Aderenti. 

Commenti

  1. Che bello che le persone intelligenti si ricordino di esserlo e si riappacifichino😊

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