Un nuovo dipartimento del Tst per Gabriele Vacis |
I progetti di Gabriele Vacis in genere mi fanno questo effetto: quando me li racconta ci capisco poco, quando li vedo realizzati mi incantano. Non è colpa di Gabriele Vacis, che è un narratore nato; bensì di questo Gabriele qui, che ha scarse capacità d'astrazione.
Vacis è un visionario, e la sua idea di teatro è ormai molto lontana da ciò che io penso quando penso al teatro, cioé un regista, un testo, degli attori che studiano il testo e poi lo recitano davanti a un pubblico che se è contento applaude e se ne va a casa.
Vacis costruisce ambienti. Racconta vite. Fa cose. E tutto ciò, miracolosamente, diventa teatro, il suo teatro.
Ciò può talora costituire un handicap: per esempio, sospetto che, al momento di scegliere il nuovo consulente artistico dello Stabile (che d'ora in poi definirò per comodità "direttore artistico", visto che è l'espressione usata pure dallo Stabile), abbiano chiamato Valerio Binasco anziché Vacis, che pure è da sempre indiziato per la direzione artistica dello Stabile, perché il Tst è un Teatro Nazionale e da un Teatro Nazionale ci si aspetta che faccia (anche) teatro tradizionale, come lo immagino io, per contentare (anche) il pubblico di un Teatro Nazionale che pretende (anche) spettacoli di teatro tradizionale.
Però, ora che Vacis lascia la direzione dei Teatri di Reggio Emilia, lo Stabile torinese per acchiapparlo ha fatto proprio il progetto dell'Istituto di Pratiche Teatrali per la Cura della Persona, creando addirittura un nuovo dipartimento che - cito dal comunicato ufficiale - "realizzerà attività, laboratori, seminari, performance e ambienti dedicati alla cittadinanza, concentrandosi, in una prima fase, sulle comunità dei migranti presenti nell’area metropolitana di Torino e sul territorio piemontese". Ecco, sembra molto fumoso. Invece nella pratica è una cosa semplice e importante e bellissima. Solo che è difficile da spiegare con le parole.
Tutti gli ambienti sono difficili da spiegare con le parole. Gli ambienti non si spiegano, si vivono.
Ad ogni modo: si tratta di costruire dei progetti, partendo dall'incontro con le persone. Le persone deboli, gli ultimi. Il primo progetto coinvolge i migranti. Già da qualche mese Vacis e i suoi due compagni d'avventura, il fedelissimo Roberto Tarasco e Barbara Bonriposi, sono al lavoro nei centri d'accoglienza, insieme con le onlus e le cooperative che aiutano i rifugiati. Raccolgono storie, testimonianze, racconti di chi ha visto la morte in faccia, o ha inseguito una speranza.
Ok, detto così sembra la solita solfa. Ma le voci e i volti che Vacis e soci stanno riprendendo sono veri, forti, lasciano il segno. Non so, e non sa neanche Vacis, quale sarà il risultato di questa cosa, e delle cose che seguiranno, i seminari, le performance, i laboratori. Uno spettacolo? Può essere, ma Vacis dice che è solo "una delle possibilità", e ammette che "non è chiarissimo dove stiamo andando". Perché, aggiunge, lui non fa gli spettacoli per dimostrare qualcosa che ha già in testa; ma per capire dov'è arrivato, una volta che è arrivato.
Lo dicesse un altro, mi suonerebbe sospetto. Come minimo, velleitario. Se lo dice Vacis, a me sta bene, perché ho visto "La bellezza salvata dai ragazzini" e "Amleto a Gerusalemme", altri due lavori di Vacis che sono nati così, senza sapere prima dove si stesse andando; e sono due spettacoli che ricorderò per quanto vivrò, anche quando avrò dimenticato ogni spettacolo dove c'era un regista e un testo già scritto e gli attori che recitavano il testo e si sapeva fin dall'inizio dove si sarebbe arrivati, e che il pubblico alla fine avrebbe applaudito e se ne sarebbe tornato a casa e l'indomani avrebbe dimenticato tutto.
Io quei due spettacoli non li dimentico più.
Quindi sono molto contento che Vacis torni a Torino con un nuovo progetto, e aspetto di vedere quale ambiente costruirà, e che cosa potrà accadere.
Per il momento, so che qualcosa del lavoro di questi mesi finirà fra un anno in uno spettacolo, l'ultimo della stagione 2017/2018 dello Stabile, che si intitolerà "Cuore/Tenebra"; e il primo atto del prossimo direttore artistico del Tst Valerio Binasco è stato chiamare Vacis e proporgli di fare quello spettacolo lì, che non sappiamo ancora di preciso che cosa sarà. Però io sono sicuro che lo vedrò, e mi porterà via come mi hanno portato via quegli altri spettacoli di Vacis che ho visto e non dimentico più.
A questo punto vi domanderete come fa lo Stabile, alla canna del gas, ad aprire addirittura un nuovo dipartimento da affidare a Vacis. Facile, lo Stabile non ci mette un centesimo. In quel progetto ci hanno creduto la Regione e la Compagnia di San Paolo, e lo hanno finanziato con centomila euro ciascuna. E per fortuna che c'è chi crede. Così, mentre tutto sembra affondare, a Torino ancora una volta succede qualcosa che le altre città neppure riescono a immaginare.
Con questo ho detto ciò che posso dire. Se non siete soddisfatti, leggetevi il comunicato stampa dello Stabile. Magari siete più bravi di me, e capite tutto.
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