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REGIO IN ZONA RETROCESSIONE, CHIARABELLA FA CATENACCIO

Nottata persa e figlia femmina, direbbe il commissario (quello di Vigata, non quello del Regio che ancora non c'è). 
Ieri pomeriggio tre richieste di comunicazioni sulla situazione al Regio attendevano al varco Chiarabella in Sala Rossa. Due (primi firmatari Curatella e Tresso) sostanzialmente identiche si limitavano a chiedere lumi sui motivi e i meccanismi del commissariamento. La terza richiesta, di Foglietta, era la più appetitosa, in quanto domandava al sindaco se fosse al corrente delle accuse di concorso in corruzione e turbativa d'asta a carico di Roberto Guenno (il corista cinquestelle protagonista con Graziosi di una fulminea carriera) e di abuso d'ufficio, corruzione e concorso in corruzione a carico di Graziosi stesso. Purtroppo nel testo del consigliere Foglietta si faceva soltanto cenno, senza però configurare una domanda specifica, alla solenne assunzione di responsabilità con la quale, il 3 maggio 2018, davanti al Consiglio comunale, la lungimirante Appendino aveva personalmente garantito che imporre William Graziosi alla sovrintendenza del Regio era la cosa migliore da fare. 
Così l'anguillesca Appe ha avuto buon gioco a rifiutarsi di rispondere. Non si commentano le indagi della magistratura: è il garantismo, bellezza
Ovviamente la domanda che avevo proposto, da umile cittadino, su questo blog ("su quali informazioni e dati di fatto fondasse il sindaco la sua granitica fiducia nelle doti del Graziosi, ad onta dei numerosi segnali in senso contrario che le erano giunti da più parti") non è stata cagata manco di pezza.
Morale: lo showdown non c'è stato, e Chiarabella s'è limitata a ripetere le solite argomentazioni sulla inderogabile urgenza del commissariamento, senza fiatare sui presunti (sempre presunti, fino a sentenza, per carità!) malestri dei suoi due protegé al Regio.
Eppure qualche spunto interessante è venuto fuori lo stesso. 

La parola "declassamento"

Intanto - e questa è la cosa peggiore - ieri in Consiglio comunale ho sentito aleggiare per la prima volta la parola "declassamento". Magari per escluderlo, magari per spararla grossa; ma intanto se ne parla. A furia di cazzate, e con l'aria che tira per le fondazioni liriche di tutta Italia, il Regio rischia. Per ora è soltanto un cupo presentimento. Ma non lo prenderei sottogamba. In sostanza succede che, a livello governativo, qualcuno pensa che quattordici fondazioni liriche siano troppe, e le più malaminchiate potrebbero essere "retrocesse" nella categoria "teatri di tradizione" (tipo la Fondazione di Jesi da cui arrivava Graziosi...) con minori ambizioni, rilevanza locale e contributi statali ridotti. La serie B dell'opera, insomma. Ecco: non fasciamoci la testa in anticipo, però teniamo presente che in certi ambienti tale ipotesi per il Regio non pare più del tutto fantascientifica. Sarà anche per questo che Chiarabella ricorre al catenaccio. Palla in tribuna, e tutti in difesa.

I livelli occupazionali

Venendo invece al discorso appendiniano, prendo atto del rinnovato impegno a "tutelare i livelli occupazionali, precari compresi". Chiarabela ha la ferma volontà di evitare licenziamenti. Nobile intenzione. Purtroppo, come lei stessa riconosce, spetterà al commissario ogni decisione. La "ferma volontà" di Appendino può costituire un elemento di valutazione, ma sul piano pratico non conta più della mia ferma volontà di non pagare le tasse: tanto ogni anno quelli dell'Agenzia delle Entrate mi dicono che devo pagare e io pago fino all'ultimo centesimo.

Gli sponsor immaginati

Significativa, invece, nelle dichiarazioni appenindiniche,  l'ammissione che il "buco" è causato anche dal fallimento del fundraising. Non si sono visti gli sponsor che - stando al salvifico "Piano industriale" firmato Guerzoni & Graziosi e ispirato dalla famosa "mozione Giovara" (come Giovara stesso ha rivendicato anche ieri con orgoglio) - avrebbero portato almeno un milione di euro al Regio. Strano che non ci abbiano aggiunto pure gli incassi di un paio di terni al lotto e qualche en plein a Montecarlo. 

Il commissariamento preventivo

La parte più interessante dell'allocuzione appendiniana riguarda però i motivi che l'hanno spinta a chiedere il commissariamento. Prima la Nostra s'è impancata in una raffinata disamina dell'articolo 21 del dl 367/1996. La legge prevede l'obbligo del commissariamento solo dopo due anni consecutivi di bilanci in perdita, e invece ci avevano detto che nel 2018 super Graziosi aveva sistemato tutto e i conti erano in ordine; ed è anche vero che, se il 2019 chiude in passivo, nel 2020 il pareggio è garantito, in virtù dei forzati risparmi imposti dal fermo delle attività durante il lockdown. Quindi i due anni consecutivi in passivo non ci sono. Però, ha spiegato la Veggente di Palazzo Civico, i conti tornerebbero in rosso nel 2021, quindi tanto vale commissariare subito. E dire che appena un anno e mezzo fa la lungimirante Leon sembrava così convinta, quando dichiarava che "il piano di sviluppo quinquennale 2019-2023 sta seguendo la strada giusta". Figuriamoci se seguiva quella sbagliata...
Vabbè, poi Appe ha sparato un  po' di cifre alla c.d.c. e anche lì ci sarebbe da discutere. Ma adesso non mi va di fare il ragioniere, e nemmeno il cicapuj.

Un'anima nella tempesta

Ci tengo invece a riferire un fatto strano e per certi versi sorprendente. Badate, è una mia impressione, magari sbagliata; ma ammetto che Appendino mi ha spiazzato quando, a fine dibattito, ha di nuovo preso la parola per replicare alle critiche che le erano piovute addosso sia dalle opposizioni, sia da qualcuno della sua stessa maggioranza.
Voglio dire: il discorsetto d'apertura lo aveva pronunciato con il suo solito stile che definirei "a mitraglietta robotica". Freddo, distaccato, quasi meccanico. Leggeva e dava l'idea di recitare (maluccio), quasi senza convinzione. 
Ma al momento della replica qualcosa è cambiato. A chi le rimproverava di non aver tentato di evitare il commissariamento, ha risposto con un liberatorio "Quel teatro non sta in piedi!", e per la prima volta ho sentito nella sua voce il calore del sentimento. Una giovane anima nella tempesta. Parlava senza filtri ipocriti ("Il Regio è stato luogo di tensioni per anni"), ammetteva un fallimento personale ("Ci ho provato, ma non sono riuscita a risolvere i problemi"), si difendeva con vibrante passione ("E' una scelta dolorosa, un atto di responsabilità per assicurare un futuro al teatro").
Sapete che c'è? Secondo me ci crede davvero.

Le parole di Chiarabella

Ad ogni modo, ritengo doveroso pubblicare qui - senza tagli né commenti - le relazioni sull'intervento e la replica di Appendino ieri in Consiglio, così come le ho ricevute dall'ufficio stampa del Comune. Così ciascuno potrà farsi un'idea.

LE COMUNICAZIONI DELLA SINDACA AL CONSIGLIO COMUNALE
“Come già annunciato, in presenza di una situazione di eccezionale gravità, e in seguito a un confronto con i soci e il Consiglio di indirizzo, si procederà ad approvare il bilancio di esercizio 2019 in perdita. La crisi è tale che non si darà corso a un’operazione di ripiano, ma sarà richiesto al Ministro per i Beni e le Attività culturali la nomina di un commissario ministeriale per operare il necessario ed improcrastinabile risanamento strutturale dei conti dell’ente lirico torinese, la cui criticità è nota da anni”.
A fare il punto sulla situazione del Teatro Regio di Torino è stata la sindaca Chiara Appendino, nel corso delle sue comunicazioni al Consiglio comunale.
“Dal 2015 ad oggi – ha ricordato la sindaca - per chiudere i bilanci della Fondazione Teatro Regio si sono dovuti erogare contributi straordinari o procedere ad anticipazioni degli stanziamenti triennali da parte dei soci fondatori per un valore di circa 10 milioni di euro, con una perdita tendenziale di circa 2 milioni annui. Questi interventi da parte dei soci non hanno tuttavia portato alla risoluzione dei principali problemi del teatro che sono sostanzialmente tre: un debito accumulato negli anni intorno ai 30 milioni di euro, un disavanzo strutturale di gestione intorno ai 2.5 milioni, una conseguente crisi di liquidità strutturale”.
“Nei prossimi giorni – ha aggiunto la sindaca - verrà convocato il Consiglio di indirizzo per analizzare il bilancio 2019 nel dettaglio e, in seguito, sarà convocata l’assemblea dei soci per la sua approvazione.”
Sul bilancio 2019, in Sala Rossa la sindaca Appendino ha evidenziato che “i risparmi operati nell’anno di circa 1 milione di euro e l’aumento dei ricavi da biglietteria, non hanno permesso di compensare la riduzione dei contributi del Fondo Unico per lo Spettacolo, per un valore di 1,2 milioni e il non raggiungimento degli obiettivi di fundraising. Impossibile chiudere in pareggio senza una ulteriore iniezione di risorse, oggi non disponibili. Lo squilibrio concernente la gestione per il 2019 stimato è di 2,5 milioni. Sono in corso tutte le verifiche con la società di revisione e i revisori contabili, quest’anno rinnovati entrambi. E solo in seguito il bilancio verrà approvato da assemblea dei soci e dal Consiglio di indirizzo. Bilancio che, come detto, appena definito sarà consegnato a chi ne ha chiesto elementi di chiarezza e trasparenza”.
Sul tema del commissariamento automatico con un bilancio negativo ad oggi stimato in circa 2,5 milioni, la sindaca Appendino ha ricordato che ciò e previsto dal d.lgs. 367/1996, all’articolo 21, comma 1-bis (che dispone in ogni caso lo scioglimento del consiglio di amministrazione della fondazione quando i conti economici di due esercizi consecutivi chiudono con una perdita del periodo complessivamente superiore al 30 per cento del patrimonio disponibile) e tale valutazione è stata confermata dai vertici del MIBACT con cui ci si è confrontati.
“Poiché il patrimonio disponibile è di 4.711.000 euro, il disavanzo rappresenta il 53% e – ha spiegato la sindaca - questa percentuale supera di gran lunga in un anno il 30% del patrimonio disponibile, il commissariamento è inevitabile.
Potevamo coprire il disavanzo fino alla soglia del 29% del patrimonio disponibile? Al di là delle evidenti difficoltà di reperimento di risorse pubbliche di cui siamo tutti consapevoli, non avremmo comunque risolto una situazione ormai insostenibile – ha evidenziato Appendino. 
Se è vero che il bilancio di previsione 2020, anch’esso non ancora approvato dal Cdi, non presenta il disavanzo di gestione del 2019, è altrettanto vero che non le presenta per alcuni fatti eccezionali derivanti dalla chiusura del teatro e delle attività. Le mancate produzioni, e il Fis sono alcuni esempi. E’ altrettanto evidente a tutti che il 2021 non solo non avrà queste caratteristiche, ma dovrà anche convivere con le difficoltà di tutto il mondo culturale derivanti dall’emergenza sanitaria ed economica che andranno a gravare su quelle strutturali già esistenti per le quali serve necessariamente un intervento straordinario”.
“Il commissariamento – ha sottolineato la sindaca - a nostro avviso permetterà di mettere ordine e lavorare su quattro fronti che riteniamo prioritari per dare un futuro al teatro: prima di tutto ristrutturare il debito e incidere sulla liquidità del teatro. Nel 2018 il debito ammonta a 27,7 mln con una scarsa solvibilità:  Lo stato debitorio del teatro, seppure si sia lievemente ridotto nel corso dell’ultimo anno, si mantiene su una media negli ultimi 7 anni di oltre 28 milioni. La riduzione nel 2018 sul 2017 di 3 milioni del debito non ha prodotto risultati apprezzabili. Se si sono ridotti i debiti nei confronti delle banche (da 17 a 11 mln), è cresciuto quello nei confronti dei fornitori che, invece, tra il 2017 e il 2018 è cresciuto da 8,5 a 10,4 mln. Oltre al costo generato dal ricorso continuo a forme di debito a breve termine in termini di interessi, sappiamo bene che un teatro che non riesce a pagare i fornitori e gli artisti in tempi ragionevoli è condannato a regredire nella qualità dell’offerta culturale. Per tornare ad essere attrattivo, il teatro deve essere affidabile nella sua capacità di pagamento. In secondo luogo consentirà di ripatrimonializzare la Fondazione, quale strumento per dare un futuro solido al teatro. Terzo, permetterà di dare avvio ai lavori di adeguamento della macchina scenica e del teatro (con gli 8,5 milioni di euro stanziati dal Governo a questo scopo). Quarto, il commissariamento consentirà di riorganizzare la Fondazione al fine di ridurre il disavanzo di gestione: questo era un elemento già analizzato nell’ambito del piano industriale che evidenziava alcune forti criticità, soprattutto in merito al rapporto costi ricavi paragonando il regio ad altre fondazioni liriche. Ancora oggi il Regio è lontano dalla media delle alzate a fini FUS, sia in confronto con le fondazioni non commissariate (246 alzate medie), sia rispetto alla media complessiva (200). Nel 2017 erano 128, incrementate nel 2018 a 141. Il Teatro Regio è la Fondazione Lirico Sinfonica con il numero più alto di dipendenti per alzata di sipario, così come è quello con un costo di produzione per alzata di sipario superiore alla media delle altre Fondazioni lirico sinfoniche (72 mila euro contro la media di 46 mila). Riorganizzare significa anche procedere con la redazione della nuova pianta organica. L’ultima presentata al Ministero risale al 1998. E’ necessaria una revisione dei processi produttivi, la riorganizzazione delle attività gestionali e amministrative con l’introduzione del controllo di gestione, oggi ancora assente”. 
La sindaca Appendino ha concluso ribadendo che l’obiettivo “è mettere il teatro nelle condizioni di poter avere basi solide e strutturali per una sua ripartenza duratura.  Sappiamo che si tratta di un percorso complesso e anche dirompente. La redazione del piano di sviluppo aveva messo in evidenza le debolezze presenti e aveva indicato un percorso che oggi, risulta attuabile solo tramite un intervento straordinario che rimetta in ordine i conti e attui quelle modifiche strutturali che senza i poteri straordinari di un commissario non sono realizzabili. E voglio ancora ribadire anche qui quanto detto in sede di incontro con i sindacati e a mezzo stampa: è nostro obiettivo tutelare il livello occupazionale (comprese le persone con contratto a tempo determinato, che hanno una anzianità di rinnovi da un minimo di 5 anni a un massimo di 15) cosa che stiamo facendo anche in queste ore nel contesto mutato”.

Ed ecco lo stringato (troppo stringato) riassunto della replica appendiniana, anch'esso opera dall'ufficio stampa comunale.

APPENDINO: IL COMMISSARIAMENTO DEL REGIO, UNA SCELTA DI RESPONSABILITA’
Nella replica in Sala Rossa dopo le sue comunicazioni, la sindaca Chiara Appendino ha sottolineato che “la decisione di commissariare il Teatro Regio è una scelta di responsabilità, assunta con la consapevolezza che si tratta dell’unica strada da percorrere per rilanciarlo. 
Dobbiamo guardare avanti – ha detto le sindaca -,  la situazione non è risolvibile con strumenti ordinari, ma servono interventi strutturali con mezzi straordinari. 
Quello di richiedere il commissariamento dell’ente lirico è un atto di responsabilità – ha ribadito  Appendino. Una scelta compiuta per salvaguardare il Teatro e metterlo nelle condizioni di guardare al futuro senza il peso di un debito divenuto insostenibile e che avrebbe continuato a condizionarne l’attività negli anni a venire”.

Gli interventi dei consiglieri

E per finire, la sintesi degli interventi dei consiglieri, opera dell'ufficio stampa del Consiglio comunale:

Aldo Curatella (Misto di Minoranza): Avevamo presentato richiesta di comunicazioni il 28 maggio, alla notizia dell'avvio delle indagini, per capirne l'impatto sul Teatro Regio. La richiesta di commissariamento ci ha lasciato basiti, dati i positivi risultati economici annunciati solo pochi mesi prima. Come si è arrivati a questa situazione? Che impatto hanno avuto le scelte di Graziosi e come ha vigilato la Città? Temiamo che alla fine a pagare saranno i lavoratori...
Francesco Tresso (Lista Civica per Torino): La situazione è preoccupante, anche per l'immagine della Città. Mi sembra si siano verificati episodi poco cristallini, che rischiano di disincentivare gli investimenti dei privati sul teatro. Preoccupa anche la situazione occupazionale, in particolare dei lavoratori precari. Il piano di sviluppo di Schwarz è stato attuato? Mi sembra ci sia molta improvvisazione. La scelta delle persone, Sindaca, è stata infelice. Serve una politica più forte.

Viviana Ferrero (M5S): Il Regio è un patrimonio non solo cittadino, ma italiano, riconosciuto in innumerevoli sedi. Vorrei ci fosse ancora un’interlocuzione con il Teatro e con i lavoratori per evitare il commissariamento. Chiediamo risorse al Governo.

Fabrizio Ricca (Lega Nord): Salvaguardiamo i posti di lavoro! Al di là della questione del commissariamento, dobbiamo tutelare i lavoratori: facciamo in modo che non debbano pagare loro questa situazione. Tutte le forze politiche, insieme, provino ad avviare un'interlocuzione con il Ministro Franceschini per evitare tagli agli stipendi e per non lasciare a casa i 60/70 precari del Regio.

Daniela Albano (M5S): Mi unisco alle preoccupazioni relative al commissariamento e lancio un appello per salvaguardare le eccellenze artistiche del Teatro Regio.

Marina Pollicino (Con.Ci.): Un'amministrazione accorta avrebbe dovuto intravedere i rischi di un andazzo simile. In questi anni ci è sempre stato detto che avevamo un management di prim’ordine e ora si va al commissariamento, a spese dei lavoratori. La sindaca potrà inserire nell’elenco delle battaglie perse, oltre al Tav, anche il Teatro Regio.

Eleonora Artesio (Torino in Comune): La manifestazione di lunedì scorso degli operatori del Teatro Regio evidenziava un’aspettativa riguardo al ruolo del Consiglio Comunale nella vicenda, auspicando un incontro in Commissione Cultura. Erano note le difficoltà strutturali e negli investimenti del Teatro, ma non è chiara la modalità con cui si è arrivati alla scelta politica del commissariamento. Non è una questione esclusivamente finanziaria.

Chiara Foglietta (PD): Sindaca, lei presiede da quattro anni la fondazione e se andava tutto bene quando c'era Graziosi, come mai ora è tutto opaco? Come mai invoca il commissariamento? Sono contenta che anche consiglieri della maggioranza abbiano chiesto di stoppare il commissariamento. Sono preoccupata per un possibile declassamento del teatro e per il mantenimento dei livelli occupazionali.

Massimo Giovara (M5S): Con rammarico e delusione vedo che ora tutti sono esperti di teatro. Invito a leggere un articolo della Gabanelli che racconta i problemi della lirica italiana. Questa maggioranza ha presentato una mozione di 15 pagine per far salire il Regio ai livelli della Scala di Milano e in Commissione abbiamo lavorato per tutelare lavoratori e lavoratrici della cultura. Prima di strumentalizzare la vicenda, occupiamoci insieme di tutelare i lavoratori e garantire un futuro al Regio.

Lorenza Patriarca (PD): Nelle audizioni di Schwarz questa situazione drammatica non è mai emersa. Chi governa la Città deve prendersi le proprie responsabilità, senza scaricarle sempre sulle Amministrazioni precedenti. Il Teatro Regio è un ente lirico di eccellenza, è un simbolo della Città e dobbiamo fare tutto il possibile per evitare il commissariamento.

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