Ieri, per la prima volta in un quarto di secolo, non sono andato alla conferenza stampa di presentazione del Torino Film Festival . Vi ho assistito davanti allo schermo del pc. Ho rivisto i volti di sempre, ho ascoltato le parole consuete: eppure mi sentivo a disagio, Eravamo in una dimensione diversa, la dimensione della vita virtuale, di un Festival virtuale dove i film sono proiettati in sale virtuali e ogni azione e ogni interazione si svolge in uno spazio indefinibile abitato da voci e parole scritte, nel quale i corpi non esistono, non possono entrare, non sono previsti. Nel tempo del covid ciò non è una notizia. E' la normalità . Una normalità anormale, l'unica che il momento ci concede. Necessaria e insieme innaturale per chi ha vissuto decine di Festival come un giorno di marca, una ricorrenza della vita quale potrebbe essere il pranzo di Natale, la fine della scuola, il compleanno, le tappe consuete del nostro annuale cammino. Così, dal 20 al 28 novembre non andremo ...
L'ANSiA della cultura torinese