Prevengo facili ironie e meritati pernacchi, e mi autodenuncio: nell'articolo uscito stamattina sul Corriere - articolo nel quale annuncio alcune new entries fra gli ospiti del prossimo Tff - sono incorso nella più clamorosa e classica epic fail: ho attribuito a Werner Herzog ciò che è di Wim Wenders, definendo Herzog "il regista del Cielo sopra Berlino". Non ci sono giustificazioni: che sia il frutto avvelenato di un momentary lapse of reason oppure di un permanente rincoglionimento, l'errore è inammissibile, oltre che ridicolo. La sciatteria non mi appartiene, ma stavolta me ne faccio carico: esistono perversi meccanismi della mente che non soltanto creano il lapsus calami, ma lo rendono anche invisibile alle successive riletture, trascinando lo sventurato autore nel baratro della minchiata fenomenale. Che posso dire? Niente. Ho sbagliato, chiedo scusa ai lettori, al giornale, a Herzog e a Wenders, accetto il crucifige e così sia.
L'ANSiA della cultura torinese