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MA DOV'E' QUESTA CRISI? CI SONO 160 MILA EURO EXTRA PER I PUNTI ESTIVI

Lo spin doctor del Comune illustra le sue strategie per l'estate 2020
Allora. A quanto pare è pronto il bando di "Torino a cielo aperto", ovverossia l'originalissima intuizione del Comune di usare le aree verdi come sede di punti estivi di spettacolo e intrattenimento. L'ambizioso progetto era allo studio da tempo (ci stavano lavorando...) e dopo tanto lavorìo stamattina - come l'assessore ai Tavoli aveva preannunciato la settimana scorsala giunta, su proposta degli assessori Francesca Leon e Marco Giusta, ha approvato l'avviso pubblico per la presentazione di progetti relativi alle manifestazioni estive che si potranno svolgere fino al 30 settembre.
L'avviso sarà pubblicato nei prossimi giorni sul sito del Comune, e la speranza è che non vada deserto come è accaduto nel 2018, e non finisca tutto a schifio come nel 2019. Finalmente, al terzo tentativo (il quarto se contiamo pure la gioiosa rivoluzione di "Tutta mia la città" del 2017, subito consegnata senza rimpianti agli archivi dell'oblio), almeno quest'estate riescano a fare 'sti benedetti simil-puntiverdi, che stavolta pudicamente si astengono dal chiamare "Punti Verdi"
Da quanto si capisce dal comunicato stampa del Comune, il nuovo avviso non differisce molto da quello pubblicato in febbraio, prima della pandemia. Ma a volte basta un particolare e tutto cambia.

Affinità e divergenze a quattro mesi di distanza
Il primo paragrafo del comunicato odierno recita: "Gli eventi, oltre a essere di natura aggregativa con aspetti culturali, ricreativi, sociali, di pubblico spettacolo e diversificati sia per tipologia, sia per target, dovranno durare almeno dieci giorni (anche non consecutivi) ed essere sostenibili dal punto di vista ambientale. È inoltre possibile prevedere al loro interno una componente commerciale utile alla loro sostenibilità economica". 
Il primo avviso, quello del 19 febbraio, era quasi identico. Quasi. Diceva: "Gli eventi, che saranno inseriti in una programmazione più ampia, oltre a essere di natura aggregativa, con aspetti culturali, ricreativi, sociali e diversificati sia per tipologia, sia per target, dovranno durare almeno quindici giorni (anche non consecutivi) ed essere sostenibili dal punto di vista ambientale. È inoltre possibile prevedere al loro interno una componente commerciale utile alla loro sostenibilità economica".
Come avrete notato, nella versione odierna scompare l'inciso "che saranno inseriti in una programmazione più ampia". Omissione non casuale, penso: in effetti, almeno fino al 21 maggio scorso si continuava a favoleggiare di grandiosi "tavoli" con i rappresentati dei teatri partecipati dal Comune, Stabile, Regio, TPE e TRG - più, per far buon peso, i plenipotenziari di Piemonte dal Vivo e dell'Osservatorio Culturale del Piemonte - con l'obiettivo di preparare un "ricco cartellone" di spettacoli per l'estate in città.
Ma il 22 maggio, davanti alla Commissione cultura, la Tavoliera delle Alpi era rimasta sul vago, e girava voce che la riunione del "tavolo", convocata (qualcuno dice per la prima volta) solo due giorni prima, era stata disertata dagli invitati.

Meno gente a tavola, più soldi in tasca

Tutto lascia presagire che altro che i punti estivi non vedremo, nell'estate comunale. Lo deduco da un semplice conto di cassa. Il bando del 19 febbraio prevedeva infatti uno stanziamento totale di 90 mila euro da distribuire fra i sette vincitori, con cifre varianti dai 5 ai 25 mila euro cadauno a seconda del valore del progetto presentato. La stessa cifra spesa (e sprecata) nel 2018
E adesso, dopo quattro mesi di covid, shazam! Lo stanziamento diventa di 250 mila euro (diconsi duecentocinquantamila euro, 160 mila in più di quattro mesi fa) che saranno distributi in base a una graduatoria stilata da apposita commissione: le proposte che avranno ottenuto un punteggio minimo di 65/100, con una media di merito pari almeno a 0,6 in riferimento alla qualità del progetto artistico-culturale, potranno accedere a un sostegno finanziario compreso tra un minimo di 10.000 e un massimo di 40.000 euro (altro che la forbice da 5 a 25 mila di quattro mesi fa!) comunque non superiore al 70% del totale dei costi, percentuale che sarà erogata alla formalizzazione della convenzione per sostenere l'avvio delle attività. Inoltre i progetti che raggiungeranno almeno la sufficienza (insomma, il classico sforzo degli studenti asini), anche se non otterranno il finanziamento avranno comunque diritto allo sconto del suolo pubblico e ai materiali messi a disposizione dal Comune.
Un "all in" per l'estate
  
Piatto ricco mi ci ficco. Ufficialmente, sta scritto nell'odierno comunicato che "i fondi saranno reperiti dalla Fondazione Cultura": affermazione in apparenza piuttosto avventata, considerati i precedenti della Fondazione Cultura
Ma è chiaro cos'è capitato: saltata anche quest'anno l'Estate Reale, che Appendino vagheggiava di fare al Regio dopo aver ricevuto lo sfratto da Piazzetta Reale, saltate varie puttanate di contorno causa covid, gli astuti strateghi comunali hanno pensato bene di buttare l'intero grisbì (prevede gentilmente offerto dai soliti "sponsor del sindaco") nel gran calderone dei punti estivi, accontentando il maggior numero possibile di aspiranti-organizzatori (sempre meglio ingraziarsene tanti in vista del voto 2021). Così sono sicuri (sono sicuri loro, io ormai non sono più sicuro di niente) che stavolta i punti estivi non saranno una robina triste e pulciosetta, e gli faranno fare bella figura con i cittadini, magari un  po' incazzatielli per le storiacce del Regio.

I sogni muoiono, liberi tutti

D'altra parte non è che ci fossero alternative. I sogni di gloria di Maiunagioia & Co in merito a una fantomatica trasformazione dello stadio del tennis dello Sporting in spazio per gli spettacoli di Regio, Stabile, TPE e TRG si sono infranti con la scoperta di due arcane verità: intanto, che i soldi disponibili non sarebbero bastati manco per i lavori, figurarsi per gli spettacoli; e poi che nn ristrutturi un impianto come quello nel giro di un mese. Di conseguenza Stabile eccetera sono stati sgravati dell'inquietante fardello comunale. Ciascuno farà ciò che potrà, a casa sua. Ci sarà inoltre Piemonte dal Vivo a sostenere almeno tre iniziative "di territorio" a Torino, tra cui il festival Evergreen alla Tesoriera e la programmazione di San Pietro in Vincoli: ma lì è la Regione che interviene, il Comune non c'entra niente.  

Bar sì, bar no, bar forse

Rispetto al bando di febbraio rimane invece invariato il riferimento alla "componente commerciale utile alla loro sostenibilità economica", ovvero la possibilità di vendere bevende e cibo all'interno delle aree. Non mi risulta però che si sia sciolto il nodo del divieto di somministrazione imposto dal decreto governativo del 17 maggio. Immagino che il Comune sappiano qualcosa che io non so; a meno che quando parlano di "componente commerciale" adombrino la possibilità di piazzare nell'area-spettacoli una bancarella di braccialettini artigianali e collane di conchiglie, che fa tanto vacanza.

Il mistero delle mappe

Resta ancora da dire degli spazi. Da settimane sento parlare di grandiose "mappature" in corso, con le migliori menti municipali impegnate a scoprire quali mai siano le aree verdi di Torino. Eppure, anche nel nuovo avviso, come in quello di febbraio, leggo che "le aree che ospiteranno le attività estive - con esclusione delle piazze storiche del centro cittadino - potranno essere individuate e proposte dagli stessi organizzatori ai quali però è richiesto di riservare una particolare attenzione alle zone verdi e a quelle periferiche". Insomma, fate vobis e poi noi vi diciamo qualcosa. Chissà che cosa se ne faranno delle loro mappature: forse hanno una joint venture con il Touring.

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