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A NIGHT AT THE REGIO: L'UOMO DI CHIARABELLA E IL FRONTE DEL NO

Posso dire? Dopo tanti anni sprecati a occuparmi delle puttanate che sappiamo architettare in questa città, sono arrivato alla conclusione che quella che hanno combinato al Regio è la puttanata più strabiliante. La madre di tutte le puttanate.
Cioé, fammi capire. Tu vuoi far fuori il sovrintendente del Regio, Vergnano. Benissimo. Avrai i tuoi motivi: magari ottimi (in fondo, ti ha scodellato un buco da 1,7 milioni, che secondo i più entusiasti potrebbero arrivare a tre, per fare buon peso), magari pessimi (non è dei tuoi, e vorresti piazzare un tuo famiglio), comunque hai i tuoi motivi. 
In alternativa, mettiamo che davvero il sovrintendente Vergnano abbia deciso per motivi personali di dimettersi anzitempo: poni perché preferisce andare in barca anziché spaccarsi i cabasisi con le grane del Regio. O magari per non dover più vedere Noseda, per via di quelle vecchie ruggini che dopo lo scontro del 2014 non sono in realtà mai cessateAffari suoi. Liberissimo. Tra l'altro, dimettendosi ha fatto decadere pure l'inviso Noseda: muoia Sansone con tutti i filistei.
Ma nell'uno come nell'altro caso, vi sembra logico - tutti quanti che siete - far scoppiare il merdone ad aprile, con la stagione a metà e la nuova da presentare? Con un bilancio da chiudere? E senza aver preparato con geometrica precisione un cambio della guardia decente, credibile e certo?

Il Regio decapitato: tutti a casa, si ricomincia da zero

Una notte all'opera. Un aspirante alla sovrintendenza, dal palco del Regio, spia
le mosse degli eventuali competitori; il sindaco (a destra) gli dà buoni  consigli
mentre un  direttore musicale con barba finta segue l'evolversi della situazione
E notami bene: facendo dimettere Vergnano, o lasciando che si dimetta (vedi? Non voglio escludere nessuna ipotesi) tu decapiti completamente il Regio: le dimissioni del sovrintendente implicano per legge la decadenza anche del direttore musicale, Noseda, e del direttore artistico, Fournier Facio. Ora, Noseda dice che lui non si è dimesso: ma il meccanismo non tiene conto della sua volontà. Semmai starebbe al nuovo sovrintendente di trattenerlo, confermandolo. Quanto a Fournier Facio, qualcuno mi riferisce che gli hanno già disdetto l'appartamento torinese, a far data dal 28 aprile. Se fosse vero, attingeremmo ai vertici del leggendario bon ton torinese.
Pure qui la minchiata è galattica. Noseda e Fournier Facio hanno dato tanto al Regio e sono apprezzati dal pubblico. Beh, non da tutto il pubblico: alcune scelte nel cartellone non hanno suscitato soverchi entusiasmi e l'andamento alla biglietteria (780 mila euro d'incasso in meno, anno su anno) è un segnale da non prendere sottogamba. Ma sono professionisti di qualità, e figure di caratura internazionale. Soprattutto Noseda. Difatti i giornali americani, alla notizia che lo mettiamo alla porta, cadono dalle nuvole, titolano "Turin chaos" e ci ridono dietroNon c'è che dire: quanto a figure dimmerda non ci frega nessuno.

Perché non scelgono il successore naturale

Ma sia come sia: a prescindere dai riflessi internazionali, la coglionata è clamorosa. Una delle più importanti fondazioni liriche del paese è decapitata; e a metà stagione, in corsa, si deve trovare un nuovo sovrintendente, per non parlar dei direttori.
A me piacerebbe vivere in una città civile, dove se un sovrintendente si dimette viene convocata una conferenza stampa in cui si annunciano le dimissioni e al contempo si presenta il successore. Ma a Torino no. A Torino si va avanti a pissi pissi bao bao, indiscrezioni, gherminelle. Vergnano si dimette, non non si dimette, sì che si dimette; e quando si è dimesso si fa circolare il nome di un successore che, appena se ne approfondisce il curriculum, svanisce d'incanto nel volger di un mattino; e ne salta fuori un altro, e adesso vediamo chi è e chi non è... 
Ma vi pare logico? Voi gestireste così la vostra casa, il vostro lavoro se ne avete uno, la vostra famiglia? Ma siete scemi o lo fate?
Il bello è che il sostituto di Vergnano ce lo avremmo in casa, lo sappiamo tutti e sappiamo quanto vale: Filippo Fonsatti lo ha dimostrato gestendo bene lo Stabile attraverso difficoltà e tempeste d'ogni tipo. 
Una notte all'opera. Un aspirante alla sovrintendenza ha appena
scoperto che il sovrintendente del Regio deve piacere al sindaco
Quando, nella mia ingenuità, ho provato a chiedere in giro perché la poltrona di sovrintendente del Regio non venga affidata a Fonsatti - che già siede nel Consiglio d'indirizzo in rappresentanza della Regione - anziché l'unica spiegazione logica (spostare Fonsatti al Regio aprirebbe una crisi allo Stabile) mi sono sentito rispondere che "Fonsatti non piace alla sindaca". Ah beh, allora... E io, scemo, mi credevo che cercassero un manager in grado di rimettere in sesto un bilancio in rosso e di far funzionare una macchina imponente come il Regio. Invece cercano un piacione. Stupido io che non ci arrivavo.

Un teatro e la sua provincia 

Mi hanno spiegato che adesso, dopo il tramonto di Giancarlo Del Monaco, alla sindaca punta su William Graziosi.
Ho appreso dai giornali che William Graziosi era, fino all'anno scorso, il sovrintendente della Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi. A differenza dal Regio, che occupa una posizione di vertice fra le 14 Fondazioni liriche nazionali, quello di Jesi è catalogato come "teatro di tradizione" ovvero, nella definizione ministeriale, un teatro che "ha il compito di promuovere, agevolare e coordinare le attività musicali nel territorio della rispettiva provincia". Che nel caso di Jesi credo sia Ancona. Un teatro d'ambito provinciale, dunque. Non si piazza neppure ai vertici della classifica dei teatri di tradizione per la ripartizione dei fondi del Fus, basata su parametri come la qualità e la consistenza della programmazione: difatti nel 2017 ha ottenuto 561.506 euro, più altri 197 mila per lo Spontini Pergolesi Festival, creato dallo stesso Graziosi.
Il Regio, tra le Fondazioni liriche, riceve dal Fus 14 milioni e rotti. 
Insomma, sono due campionati diversi.

A ciascuno il suo buco

Graziosi s'è dimesso dalla sovrintendenza a Jesi nello scorso dicembre dopo che era saltato fuori un buco nel bilancio. Graziosi in quella spiacevole circostanza dichiarò di "aver messo tutto se stesso" nell'incarico. Ma la sua uscita di scena fu assai festeggiata dai Cinquestelle locali, che evidentemente lo avevano in ghignone. 
Pochi mesi prima, nell'ottobre del 2017, Graziosi era stato però una delle star di un convegno sulla cultura organizzato a Roma dalla senatrice pentastellata Michela Montevecchi: tra i partecipanti c'erano anche la nostra Francesca Maiunagioia Leon e, combinazione, Giancarlo De Monaco, ovvero l'ex candidato alla sovrintendenza del Regio. E c'era un'altra nostra recente conoscenza, quel Pierluigi Dilengite, l'esperto nazionale dei 5 stelle sulle Fondazioni lirico sinfoniche che insieme all'assessore supplente Massimo Giovara ha elaborato la celeberrima mozione sul Regio. Al convegno romano Dilengite aveva definito quello di Graziosi alla Fondazione di Jesi "un modello di gestione virtuosa fra i pochi in Italia". Infatti.
Ora è lecito delineare uno scenario verosimile pur se al momento non dimostrato: Chiarabella nomina Graziosi alla sovrintendenza; Graziosi appena insediato nomina Del Monaco alla direzione artistica; e tutti insieme appassionatamente mettono in pratica le indicazioni contenute nella mozione Giovara.
E anche il Regio è sistemato.

Verso la nomina di Graziosi

A questo punto resta soltanto da riassumere la storia professionale di Graziosi. Una storia che deve essere garbata assai alle alte sfere: a quanto mi risulta anche altri soci del Regio sarebbero disposti ad appoggiare la sua candidatura. Ma la disposizione positiva pare vada scemando. Comunque, alla prossima riunione del Consiglio d'indirizzo del Regio, martedì 24 (salvo prudenti rinvii), il nome di Graziosi potrebbe ottenere l'approvazione della maggioranza dei consiglieri, così da venire sottoposto al ministro dei Beni culturali al quale, per legge, spetta di dare l'assenso definitivo, per quanto formale.

Il curriculum del candidato

Allora cerchiamo di conoscere meglio colui che Chiarabella vuole al vertice del Regio. William Graziosi, 56 anni, è nato in Svizzera da genitori italiani, e in Svizzera si è laureato in Scienze Industriali, indirizzo Economico aziendale, presso l’Università libera e privata Herisau. Davvero libera, come si evince dal sito di tale ateneo: "Le gravose responsabilità professionali non permettono ai nostri candidati di seguire un percorso scolastico di tipo tradizionale... Ognuno può realizzare i lavori di dottorato secondo la propria disponibilità di tempo. E' l'Accademia che si adatta alle esigenze degli allievi e non il contrario. I titoli conferiti impegnano solo l'Accademia stessa che li rilascia a titolo libero e privato su basi assolutamente legali. L'Accademia non può addossarsi responsabilità alcuna in merito all'uso del titolo e all'ottenimento del diritto all'esercizio della libera professione in quanto regolati dalle norme dei singoli paesi. Il diploma della nostra Accademia non assicura l'adesione alle associazioni professionali e non garantisce automaticamente alcuna equivalenza con altri titoli".

La carriera dirigenziale

Le prime esperienze lavorative di Graziosi sono nel mondo degli ascensori, presso la ditta Otis. Ma il nostro accarezza ambizioni ancor più elevate: ha la musica nel cuore e dal 1995 al 1998 segue, in qualità di "segretario artistico", il progetto “Spontini Classic” a Maiolati Spontini in provincia di Ancona; e nel '99 diventa presidente del Centro Studi Spontini, sempre in località Maiolati Spontini. L'anno seguente nasce a Jesi la Fondazione Pergolesi Spontini, di cui Graziosi sarà sovrintendente fino allo sfortunato incidente del bilancio in rosso. A Jesi il poliedrico Graziosi diventerà anche segretario generale della Fondazione che gestisce il nuovo "museo multimediale" dedicato a Federico II.
Nel frattempo Graziosi varca l'Atlantico: dal 2000 al 2008 è "coordinatore di produzione" della Baltimore Opera Company, un'istituzione meritoria ma sfortunata: il "Baltimore Sun" ci informa che nel 2009 fu costretta ricorrere alla legge sulla bancarotta in seguito un deficit di circa 800 mila dollari dovuto al crollo della vendita dei biglietti e alla riduzione delle donazioni,

Da Belgrado al Kazakistan

Il palmarés internazionale del candidato sovrintendente del Regio comprende inoltre una consulenza per l'Opera Nazionale di Belgrado, una per la Melbourne Opera, e una per il ministero della Cultura e Informazione del Kazakistan. Là, nelle steppe dell'Asia Centrale, Graziosi è molto apprezzato, e fino al 2014 ricopre il ruolo di vice-sovrintendente e direttore artistico dell'Opera di Astana, fondata l'anno prima, nel 2013, dal presidente kazako Nursultan Nazarbayev.
Io non sono attrezzato per giudicare un simile curriculum: certo non ci trovo i teatri che conosciamo anche noi ignoranti, tipo La Scala, La Fenice, o che so, Santa Cecialia. Oppure il Met di New York e la Royal Opera House di Londra: quei posti, per intenderci, dove va a dirigere Noseda quando non dirige al Regio.
Ma che cosa volete che capisca, io, dei grandi teatri d'opera in Italia e nel mondo?

Perché si agitano gli Amici della Filarmonica?

Mi allarma invece la lettera aperta diffusa giusto oggi dall'Associazione degli Amici della Filarmonica del Regio. Presumo che costoro di opera e musica classica se ne intendano; e dalle loro parole non traspare una vibrante soddisfazione per la soluzione che si profila sull'orizzonte del Regio. Essi scrivono: "I membri dell’Associazione Amici della Filarmonica Teatro Regio hanno appreso con vivo dispiacere la notizia delle dimissioni, per ragioni personali, del sovrintendente del Teatro Regio Walter Vergnano alle quali si connette il possibile decadimento del direttore musicale Gian Andrea Noseda e del direttore artistico Gaston Fournier Facio.
Valutano negativamente il venir meno delle tre persone alle quali si devono la crescita qualitativa delle produzioni del teatro e l’affermazione di quest’ultimo sullo scenario internazionale.
Invitano il Consiglio di Indirizzo a provvedere alla inevitabile sostituzione del sovrintendente (dato il carattere irrevocabile della sua decisione) individuando un professionista di chiara fama e adeguate capacità manageriali, disponibile a conservare l’apporto di entrambe le persone che fino ad oggi l’hanno fiancheggiato ottenendo i positivi risultati ricordati"
.

Ecco: pensatela un po' come vi pare, ma a me questa non sembra la lettera di gente che apprezza la scelta di Graziosi. Se ne fossero soddisfatti, non scriverebbero una lettera simile: non scrivi a qualcuno di stare attento a ciò che fa, se pensi che abbia già fatto la cosa giusta.

I lavoratori del Regio: non avallate le decisioni prese altrove

Ancor meno entusiasti paiono i 204 lavoratori del Regio (su un totale di circa 380) che ieri hanno scritto all'Appendino e ai consiglieri del Regio riferendosi, senza mezzi termini, "all'ipotesi apparsa sugli organi di stampa" per la sostituzione del sovrintendente. Auspicano un ripensamento di Vergnano o, in subordine, "una attenta selezione dei candidati... senza limitarsi ad avallare scelte e decisioni verosimilmente prese in sedi diverse da quelle previste dalla legge e dallo Statuto della Fondazione". I 204 firmatari della lettera non mancano di sottolineare le conseguenze devastanti della nomina di un inadeguato al ruolo, "richiamando i rischi connessi a un eventuale declassamento" del Regio; declassamento che comporterebbe una drastica riduzione del contributo statale.
I lavoratori concludono chiedendo che "venga individuata una figura di altissimo profilo manageriale e gestionale, e che possieda specifiche competenze nell'ambito dello spettacolo dal vivo, affinché si possano risolvere le criticità presenti e restituire al Teatro Regio quella solidità di cui ha bisogno per poter continuare il percorso virtuoso di crescita e sviluppo".

Le due strade di Chiarabella

Il messaggio non potrebbe essere più chiaro, per Chiarabella.
Tra oggi e martedì la giovanotta dovrà scegliere fra due strade.
Se è ben certa delle qualità del suo candidato può insistere su quella scelta e assumersene ogni responsabilità: semmai qualcosa andasse storto, un domani non potrà sostenere che non sapeva e addossare ogni colpa a qualche funzionario.
Oppure dovrà prendere atto che disonorevole non è ammettere l'errore, bensì perseverarvi con cocciuta faciloneria. E quindi faccia dietro front, smetta di giocare e riconsideri l'intera faccenda con un minimo sindacale di buonsenso.


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