Adesso è chiaro anche agli inguaribili ottimisti, categoria alla quale mi onoro di non appartenere: ci siamo dentro fino al collo, di nuovo. E prima di andare meglio, andrà ancora peggio, e ancora, e ancora. In impacabile e non casuale sequenza, nel giro di tre giorni abbiamo avuto la cancellazione del Salone del Libro prima, quindi quella di Artissima e infine, ieri, il no della Regione all'aumento degli spettatori nelle sale teatrali e cinematografiche . Anche ciò che sta accadendo (o non accadendo) al Regio non fa che corroborare le peggiori previsioni. E' tornata l'epidemia vera, e con l'epidemia torna purtroppo anche il mood emergenziale che ci porterà, presto o tardi, a qualcosa di molto simile al lockdown: parziale, immagino, mirato e magari non lo chiameranno neppure lockdown, che sa di sciagura. Ma arriverà, potete scommetterci. I primi a farne le spese sono - e ancor più saranno - i settori "sacrificabili" come lo spettacolo dal vivo, per il qual...
L'ANSiA della cultura torinese