Niente da fare, a me 'sta storia dello streaming non mi garba. Va bene, serve a mantenere accesa la fiammella, serve a non perdere il contatto con il pubblico, serve a sentirsi ancora vivi. Ma intanto non mi garba: è una roba artificiale, in qualche modo acuisce il senso di isolamento e triste rinuncia che accompagna questo tempo sbandato. In fondo non ci trovo nessuna differenza rispetto al restarsene i pomeriggi e sere a rintontonirsi davanti alla tivù. Tanto vale che mi guardi Rai5 o Rai Storia, se ho voglie culturali; o ancora meglio mi legga un libro, quella almeno è un'esperienza metodologicamente corretta: il libro nasce per essere letto in poltrona, così come me lo leggo da sempre, pandemia o non pandemia; il teatro va visto da vivo, sennò non è teatro, è televisione, al limite cinema in televisione (altra esperienza aberrante...). Con questo non dico di avercela con lo streaming: semplicemente, non mi fa sangue. Semmai preferisco pensare a quel che succede di non visto...
L'ANSiA della cultura torinese