Posso dire? Ho il massimo rispetto per la ricerca. Ogni genere di ricerca: da quella medica (che iddio la benedica in eterno) e scientifica in genere alla ricerca umanistica, a quella statistica. Ho rispetto e ammirazione per chiunque lavori allo scopo di allargare le conoscenze e gli orizzonti dell'umanità.
Talora però - lo confesso e me ne vergogno - mi sfugge il senso di alcune ricerche. Quando leggo da qualche parte, in rubriche tipo lo "Strano ma vero" della Settimana Enigmistica, che "una ricerca ha appurato che il surmolotto di Giava preferisce il mango alla papaia", oppure che i ricercatori dell'Università Pincopallo hanno accertato che "il consumo di pasta in Italia è superiore a quello del Canadà", ma accade di domandarmi dal fondo della mia ignoranza "cui prodest?". O peggio ancora, nel caso della scoperta sulla pasta, m'inorgoglisco luciferinamente pensando che c'ero arrivato prima io, bruciando sul tempo i professori dell'Università di Pincopallo.
Provo oggi lo stesso nocivo sentimento di infondato orgoglio leggendo i risultati dell'indagine "Gli Abbonati a Casa" rivolta ai titolari dell’Abbonamento Musei di Piemonte, Lombardia e Valle d’Aosta, realizzata - su iniziativa dell’Associazione Abbonamento Musei - dall'Osservatorio Culturale del Piemonte, in collaborazione con il Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino (qui la presentazione video). L'indagine tendeva ad appurare se i nuovi canali digitali di fruizione della cultura, durante l'esperienza del lockdown, cambieranno i consumi e i comportamenti culturali. Lo sceltissimo team di studiosi ed esperti, sulla base di 3600 interviste, è giusto a conclusioni confortanti, e per molti versi stupefacenti: ad esempio che il digitale non è solo una cosa da giovani, in quanto i maggiori fruitori delle proposte online dei musei sono gli over 65. E moltissimi, di ogni età, sono pure disposti a pagare per continuare a fruire di quei contenuti. L'indagine ha inoltre accertato che durante il lockdown il 69 per cento degli intervistati ha letto libri, il 47 per cento visto film o documentari on line, il 24 per cento seguito, sempre on line, le news.
Alleluja, penserete voi, viviamo in un paese colto e dunque civile. L'ho pensato anch'io, finché non mi sono reso conto che il campione dei 3600 intervistati statisticamente non rappresenta l'Italia, né il Piemonte, più di quanto le capacità calcistiche di Ronaldo non rappresentino quelle del portoghese medio.
Voglio dire: il 74 per cento degli intervistati (ripeto: abbonati o ex abbonati dell'Abbonamento Musei) sono persone fra i 46 e i 65 anni, in gran maggioranza donne, benestanti, tecnologicamente aggiornate, e con un alto grado di istruzione.
Ma scusate tanto: da un campione simile, che risultati vi aspettavate? Cioé, arrivavo alle stesse conclusioni telefonando a un paio di amici miei. Che, guarda caso, hanno l'Abbonamento Musei. E chi pensavate che lo facesse, l'Abbonamento Musei?
Quello che emerge dalla ricerca dell'Osservatorio Culturale e del Politecnico è un ritratto del mondo in cui vorrei vivere, e che purtroppo non è quello che ci è toccato in sorte.
I risultati della ricerca
Ad ogni modo. Per gli interessati alla statistica, ecco un sunto della relazione presentata ieri nel corso della prima tappa di ArtLab, piattaforma per l'innovazione dei programmi e delle politiche culturali promossa dalla Fondazione Fitzcarraldo:
Durante il lockdown musei, teatri e biblioteche hanno messo a disposizione contenuti digitali per mantenere vivo il rapporto con il pubblico. Ma come e quanto queste proposte sono state fruite dagli abbonati? A quali attività si stanno dedicando in questo periodo e quali potrebbero essere seguite anche al termine delle restrizioni sociali?
All'indagine avviata l’8 maggio e conclusa il 31 maggio hanno partecipato 3.600 persone, di queste il 91% possiede l’abbonamento mentre il 7% aveva un abbonamento in passato e l’1% invece non l’ha mai avuto. Il monitoraggio ha interessato i possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte, Lombardia e Valle d’Aosta: il 58% degli intervistati risiede in Piemonte, di cui il 32% nella città di Torino, il 39% in Lombardia, di cui il 15% nella città di Milano. I restanti risiedono in altre regioni d’Italia e una piccola quota all’estero. Prevalente il pubblico è femminile: il 47% ha tra i 46 e i 65 anni, di questi 7 su 10 sono donne.
L’offerta digitale dei musei è conosciuta dalla maggior parte dei rispondenti: solo 1 persona su 10 afferma di non esserne a conoscenza e ben 6 persone su 10 conoscono le proposte digitali sia di musei che hanno già visitato sia di quelli che non hanno ancora visitato. La maggiore quota di persone che non conoscono l’offerta sono gli under 25.
La Newsletter di Abbonamento Musei rappresenta il principale canale d'informazione, indicata dal 76% dei rispondenti come fonte utilizzata, seguono i siti internet dei musei (18%). Solo il 10% usa i social. L’88% dei partecipanti all’indagine era a conoscenza delle proposte digitai dei musei, sebbene ci sia la forte consapevolezza dell'offerta solo 4 persone su 10 ne hanno fruito.
Tra i 1.400 intervistati che hanno seguito le proposte digitali dei musei e beni culturali, il gradimento è molto elevato: il 62% ha dichiarato di aver gradito molto e moltissimo l’offerta. 7 persone su 10 hanno scoperto qualcosa di nuovo sui musei dell’Abbonamento (il 72% dei lombardi e il 67% dei piemontesi).
L’interesse ai contenuti digitali non ha esaurito la voglia di tornare a visitare musei e beni culturali: il 90% degli intervistati conta di visitare musei non appena possibile (soprattutto ville, parchi e castelli, grandi attrattori e luoghi che proporranno mostre o iniziative). Il 32% solo con ingressi contingentati, il 28% badando a evitare assembramenti e code e il 25% senza problemi.
Malgrado la forte predisposizione a voler rivivere la socialità nei luoghi culturali, 8 persone su 10 affermano di aver intenzione di continuare a fruire delle proposte digitali dei musei, con una propensione più alta all’aumentare dell’età: se negli under 18 è il 67% che continuerà a fruirne, tra gli over 65 è l’84% che lo farà. In generale più l’esperienza vissuta è stata positiva più le persone desiderano approfondire.
Ma a quali tipi di contenuti digitali sarebbero interessati gli intervistati? E qual è il prezzo medio che sarebbero disposti a pagare per fruirne?
Il 71% degli intervistati sarebbe disponibile a fruire di videoracconti delle collezioni, a un prezzo massimo medio di 3,02 euro; il 61% seguirebbe online tour guidati virtuali, a un prezzo massimo medio di 3,67 euro; il 54% sarebbe interessato a fruire di podcast per visitare in autonomia siti culturali del territorio regionale, a un prezzo massimo medio di 2,99 euro. Gli intervistati residenti in Lombardia sono più propensi a fruire dell'offerta digital e disposti a pagare un prezzo leggermente più alto in relazione a ciascun servizio rispetto agli intervistati residenti in Piemonte.
Talora però - lo confesso e me ne vergogno - mi sfugge il senso di alcune ricerche. Quando leggo da qualche parte, in rubriche tipo lo "Strano ma vero" della Settimana Enigmistica, che "una ricerca ha appurato che il surmolotto di Giava preferisce il mango alla papaia", oppure che i ricercatori dell'Università Pincopallo hanno accertato che "il consumo di pasta in Italia è superiore a quello del Canadà", ma accade di domandarmi dal fondo della mia ignoranza "cui prodest?". O peggio ancora, nel caso della scoperta sulla pasta, m'inorgoglisco luciferinamente pensando che c'ero arrivato prima io, bruciando sul tempo i professori dell'Università di Pincopallo.
Provo oggi lo stesso nocivo sentimento di infondato orgoglio leggendo i risultati dell'indagine "Gli Abbonati a Casa" rivolta ai titolari dell’Abbonamento Musei di Piemonte, Lombardia e Valle d’Aosta, realizzata - su iniziativa dell’Associazione Abbonamento Musei - dall'Osservatorio Culturale del Piemonte, in collaborazione con il Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino (qui la presentazione video). L'indagine tendeva ad appurare se i nuovi canali digitali di fruizione della cultura, durante l'esperienza del lockdown, cambieranno i consumi e i comportamenti culturali. Lo sceltissimo team di studiosi ed esperti, sulla base di 3600 interviste, è giusto a conclusioni confortanti, e per molti versi stupefacenti: ad esempio che il digitale non è solo una cosa da giovani, in quanto i maggiori fruitori delle proposte online dei musei sono gli over 65. E moltissimi, di ogni età, sono pure disposti a pagare per continuare a fruire di quei contenuti. L'indagine ha inoltre accertato che durante il lockdown il 69 per cento degli intervistati ha letto libri, il 47 per cento visto film o documentari on line, il 24 per cento seguito, sempre on line, le news.
Alleluja, penserete voi, viviamo in un paese colto e dunque civile. L'ho pensato anch'io, finché non mi sono reso conto che il campione dei 3600 intervistati statisticamente non rappresenta l'Italia, né il Piemonte, più di quanto le capacità calcistiche di Ronaldo non rappresentino quelle del portoghese medio.
Voglio dire: il 74 per cento degli intervistati (ripeto: abbonati o ex abbonati dell'Abbonamento Musei) sono persone fra i 46 e i 65 anni, in gran maggioranza donne, benestanti, tecnologicamente aggiornate, e con un alto grado di istruzione.
Ma scusate tanto: da un campione simile, che risultati vi aspettavate? Cioé, arrivavo alle stesse conclusioni telefonando a un paio di amici miei. Che, guarda caso, hanno l'Abbonamento Musei. E chi pensavate che lo facesse, l'Abbonamento Musei?
Quello che emerge dalla ricerca dell'Osservatorio Culturale e del Politecnico è un ritratto del mondo in cui vorrei vivere, e che purtroppo non è quello che ci è toccato in sorte.
I risultati della ricerca
Ad ogni modo. Per gli interessati alla statistica, ecco un sunto della relazione presentata ieri nel corso della prima tappa di ArtLab, piattaforma per l'innovazione dei programmi e delle politiche culturali promossa dalla Fondazione Fitzcarraldo:
Durante il lockdown musei, teatri e biblioteche hanno messo a disposizione contenuti digitali per mantenere vivo il rapporto con il pubblico. Ma come e quanto queste proposte sono state fruite dagli abbonati? A quali attività si stanno dedicando in questo periodo e quali potrebbero essere seguite anche al termine delle restrizioni sociali?
All'indagine avviata l’8 maggio e conclusa il 31 maggio hanno partecipato 3.600 persone, di queste il 91% possiede l’abbonamento mentre il 7% aveva un abbonamento in passato e l’1% invece non l’ha mai avuto. Il monitoraggio ha interessato i possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte, Lombardia e Valle d’Aosta: il 58% degli intervistati risiede in Piemonte, di cui il 32% nella città di Torino, il 39% in Lombardia, di cui il 15% nella città di Milano. I restanti risiedono in altre regioni d’Italia e una piccola quota all’estero. Prevalente il pubblico è femminile: il 47% ha tra i 46 e i 65 anni, di questi 7 su 10 sono donne.
L’offerta digitale dei musei è conosciuta dalla maggior parte dei rispondenti: solo 1 persona su 10 afferma di non esserne a conoscenza e ben 6 persone su 10 conoscono le proposte digitali sia di musei che hanno già visitato sia di quelli che non hanno ancora visitato. La maggiore quota di persone che non conoscono l’offerta sono gli under 25.
La Newsletter di Abbonamento Musei rappresenta il principale canale d'informazione, indicata dal 76% dei rispondenti come fonte utilizzata, seguono i siti internet dei musei (18%). Solo il 10% usa i social. L’88% dei partecipanti all’indagine era a conoscenza delle proposte digitai dei musei, sebbene ci sia la forte consapevolezza dell'offerta solo 4 persone su 10 ne hanno fruito.
Tra i 1.400 intervistati che hanno seguito le proposte digitali dei musei e beni culturali, il gradimento è molto elevato: il 62% ha dichiarato di aver gradito molto e moltissimo l’offerta. 7 persone su 10 hanno scoperto qualcosa di nuovo sui musei dell’Abbonamento (il 72% dei lombardi e il 67% dei piemontesi).
L’interesse ai contenuti digitali non ha esaurito la voglia di tornare a visitare musei e beni culturali: il 90% degli intervistati conta di visitare musei non appena possibile (soprattutto ville, parchi e castelli, grandi attrattori e luoghi che proporranno mostre o iniziative). Il 32% solo con ingressi contingentati, il 28% badando a evitare assembramenti e code e il 25% senza problemi.
Malgrado la forte predisposizione a voler rivivere la socialità nei luoghi culturali, 8 persone su 10 affermano di aver intenzione di continuare a fruire delle proposte digitali dei musei, con una propensione più alta all’aumentare dell’età: se negli under 18 è il 67% che continuerà a fruirne, tra gli over 65 è l’84% che lo farà. In generale più l’esperienza vissuta è stata positiva più le persone desiderano approfondire.
Ma a quali tipi di contenuti digitali sarebbero interessati gli intervistati? E qual è il prezzo medio che sarebbero disposti a pagare per fruirne?
Il 71% degli intervistati sarebbe disponibile a fruire di videoracconti delle collezioni, a un prezzo massimo medio di 3,02 euro; il 61% seguirebbe online tour guidati virtuali, a un prezzo massimo medio di 3,67 euro; il 54% sarebbe interessato a fruire di podcast per visitare in autonomia siti culturali del territorio regionale, a un prezzo massimo medio di 2,99 euro. Gli intervistati residenti in Lombardia sono più propensi a fruire dell'offerta digital e disposti a pagare un prezzo leggermente più alto in relazione a ciascun servizio rispetto agli intervistati residenti in Piemonte.
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