Pensatela come vi pare: ma di fatto lo stile - che sarebbe eccessivo definire "felpato" - dell'assessore Purchia è inconsueto, almeno per gli standard del "discorso politico" torinese. Qualcuno lo giudica rude. Di sicuro non si perde in raffinati eufemismi o bizantini giri di parole: ma è senz'altro efficace, come abbiamo constatato anche nella recente vicenda delle dimissioni di Cibrario: il brevissimo intervallo tra causa ed effetto testimonia di un messaggio forse brusco, ma senz'altro inequivoco. Nella vesti di commissario Rosanna Purchia si era esibita in memorabili cazziatoni in Commissione cultura. Oggi, come assessore alla Cultura, si sforza di adeguarsi all'ipocrisia istituzionale, ma pur con la massima buona volontà da parte sua le risposte della Capatosta alle interpellanze in Consiglio comunale restano un singolare e godibilissimo "unicum" di quell'altrimenti pallosissimo genere letterario. Nell'odierna seduta, ad es...
L'ANSiA della cultura torinese