Con quattro mesi di ritardo rispetto alle iniziali speranze e tre rispetto all'esplicita richiesta del Mibac, ma in perfetto timing rispetto all'ultimo annuncio del 17 gennaio scorso, oggi il piano industriale del Regio (non ancora definitivo) è stato presentato al Consiglio d'indirizzo. Non sono ancora in grado di scrivere qualcosa di decente al proposito .- è un momentaccio, spero che prima o poi passi... - e quindi per ora mi limito a
pubblicare l'entusiastico comunicato che notifica il lieto evento.
Il Consiglio di Indirizzo del Teatro Regio, presieduto dalla Sindaca Chiara Appendino, riunitosi oggi 25 gennaio, ha recepito favorevolmente le linee guida del Piano Industriale e di Sviluppo e delle stime economico-finanziarie ivi contenute, illustrata dal prof. Guido Guerzoni, partner della società B2G Consulting.
Il Consiglio ha apprezzato il rigore e l’innovatività del percorso metodologico seguito nella redazione del Piano, sottolineando la validità dell’approccio bottom-up che, partendo dall’ascolto dei dipendenti del teatro e valorizzandone le competenze (come si può leggere qui, NdG), ha portato a definire le criticità attuali, gli obiettivi di crescita, le azioni di ottimizzazione, i fabbisogni di investimento e le strutture dei conti economici previsionali; la redazione partecipata, che ha comportato l’interlocuzione con più di trecento dipendenti nel corso di quattro incontri collegiali e settantasette colloqui individuali; la trasparenza dell’iter di sviluppo, periodicamente comunicato a tutti gli stakeholder del teatro (come si può leggere qui... NdG); la scalabilità degli interventi, ovvero la gradualità delle misure in funzione delle risorse disponibili.
Il Piano ha assunto quali punti di partenza: la predisposizione di un articolato programma di investimenti di circa 14 milioni di euro, volto a ripristinare le condizioni tecniche per il recupero della produttività e l’incremento della redditività e a introdurre le più recenti innovazioni tecnologiche in tutti gli ambiti dell’attività teatrale; l’individuazione di 121 azioni (di cui 76 impattanti sui ricavi e 45 sui costi) ancorate al raggiungimento di obiettivi parametrati su quattro diversi livelli; l’istituzione e il potenziamento di una direzione Marketing, vendite, fundraising e business development; il rilancio della programmazione artistica, la valorizzazione delle risorse umane e l’ottimizzazione delle risorse disponibili, distinguendo le misure riguardanti le poste patrimoniali (immobili, impianti, tecnologie, beni mobili, hardware e software) da quelle reddituali.
Il tutto è stato definito in un "worst-case scenario" (fa più figo di un banale "nel peggiore dei casi", NdG), ovvero una proiezione nel periodo 2019-2023 - al netto delle misure straordinarie adottate per chiudere in pareggio i bilanci del 2017 e del 2018 (ovvero il noto giochino degli anticipi sullo stanziamento triennale del fondazioni bancarie. NdG) - molto simile alle condizioni attuali, se non meno favorevoli, in modo da procedere nella maniera più cauta e ponderata possibile.
L’obiettivo del piano è quello di permettere il conseguimento, entro due/tre anni, dello status di Forma Organizzativa Speciale, oggi riconosciuto solo alla Fondazione Teatro alla Scala e alla Fondazione Accademia Nazionale di Santa Cecilia, posizione che comporterebbe indubbi vantaggi gestionali (questo era l'obiettivo già fissato dalla famosa "mozione Giovara", presentata nel dicembre 2017 e diventata nel giro di un anno, dopo l'uscita di scena dello scettico Vergnano, il fondamento del "nuovo corso" del Regio pentastellare. NdG).
Il Piano prevede, altresì, un incremento di produttività dell’8% su base annua e un arricchimento del sistema di offerta, per riportare il Regio al numero di spettacoli, spettatori e valori della produzione raggiunti in passato: l’obiettivo è quello di arrivare alla fine del quinquennio a circa 45,5 milioni di euro (cifra già raggiunta nel 2008). Tali obiettivi possono essere conseguiti incrementando i proventi della biglietteria, della gestione non caratteristica e dei contributi di privati, ipotizzando la stabilità delle contribuzioni pubbliche, ad eccezione di quelle comunitarie, di cui si prevede la crescita a partire dal 2020.
Per verificare la corretta e puntuale implementazione del Piano, verrà istituita una Cabina di monitoraggio che riferirà periodicamente agli stakeholders il suo stato di avanzamento.
Dopo l’illustrazione al CDI della prima versione, la redazione del Piano prevede la raccolta delle osservazioni dei consiglieri d’indirizzo, la successiva presentazione agli stakeholder pubblici e privati, al MiBAC, all’Assemblea dei Soci, agli Assessorati alla Cultura della Regione Piemonte e del Comune di Torino, alle RSU del teatro e alle Segreterie delle organizzazioni sindacali territoriali, per poi concludere celermente l’iter di redazione.
pubblicare l'entusiastico comunicato che notifica il lieto evento.
Il Consiglio di Indirizzo del Teatro Regio, presieduto dalla Sindaca Chiara Appendino, riunitosi oggi 25 gennaio, ha recepito favorevolmente le linee guida del Piano Industriale e di Sviluppo e delle stime economico-finanziarie ivi contenute, illustrata dal prof. Guido Guerzoni, partner della società B2G Consulting.
Il Consiglio ha apprezzato il rigore e l’innovatività del percorso metodologico seguito nella redazione del Piano, sottolineando la validità dell’approccio bottom-up che, partendo dall’ascolto dei dipendenti del teatro e valorizzandone le competenze (come si può leggere qui, NdG), ha portato a definire le criticità attuali, gli obiettivi di crescita, le azioni di ottimizzazione, i fabbisogni di investimento e le strutture dei conti economici previsionali; la redazione partecipata, che ha comportato l’interlocuzione con più di trecento dipendenti nel corso di quattro incontri collegiali e settantasette colloqui individuali; la trasparenza dell’iter di sviluppo, periodicamente comunicato a tutti gli stakeholder del teatro (come si può leggere qui... NdG); la scalabilità degli interventi, ovvero la gradualità delle misure in funzione delle risorse disponibili.
Il Piano ha assunto quali punti di partenza: la predisposizione di un articolato programma di investimenti di circa 14 milioni di euro, volto a ripristinare le condizioni tecniche per il recupero della produttività e l’incremento della redditività e a introdurre le più recenti innovazioni tecnologiche in tutti gli ambiti dell’attività teatrale; l’individuazione di 121 azioni (di cui 76 impattanti sui ricavi e 45 sui costi) ancorate al raggiungimento di obiettivi parametrati su quattro diversi livelli; l’istituzione e il potenziamento di una direzione Marketing, vendite, fundraising e business development; il rilancio della programmazione artistica, la valorizzazione delle risorse umane e l’ottimizzazione delle risorse disponibili, distinguendo le misure riguardanti le poste patrimoniali (immobili, impianti, tecnologie, beni mobili, hardware e software) da quelle reddituali.
Il tutto è stato definito in un "worst-case scenario" (fa più figo di un banale "nel peggiore dei casi", NdG), ovvero una proiezione nel periodo 2019-2023 - al netto delle misure straordinarie adottate per chiudere in pareggio i bilanci del 2017 e del 2018 (ovvero il noto giochino degli anticipi sullo stanziamento triennale del fondazioni bancarie. NdG) - molto simile alle condizioni attuali, se non meno favorevoli, in modo da procedere nella maniera più cauta e ponderata possibile.
L’obiettivo del piano è quello di permettere il conseguimento, entro due/tre anni, dello status di Forma Organizzativa Speciale, oggi riconosciuto solo alla Fondazione Teatro alla Scala e alla Fondazione Accademia Nazionale di Santa Cecilia, posizione che comporterebbe indubbi vantaggi gestionali (questo era l'obiettivo già fissato dalla famosa "mozione Giovara", presentata nel dicembre 2017 e diventata nel giro di un anno, dopo l'uscita di scena dello scettico Vergnano, il fondamento del "nuovo corso" del Regio pentastellare. NdG).
Il Piano prevede, altresì, un incremento di produttività dell’8% su base annua e un arricchimento del sistema di offerta, per riportare il Regio al numero di spettacoli, spettatori e valori della produzione raggiunti in passato: l’obiettivo è quello di arrivare alla fine del quinquennio a circa 45,5 milioni di euro (cifra già raggiunta nel 2008). Tali obiettivi possono essere conseguiti incrementando i proventi della biglietteria, della gestione non caratteristica e dei contributi di privati, ipotizzando la stabilità delle contribuzioni pubbliche, ad eccezione di quelle comunitarie, di cui si prevede la crescita a partire dal 2020.
Per verificare la corretta e puntuale implementazione del Piano, verrà istituita una Cabina di monitoraggio che riferirà periodicamente agli stakeholders il suo stato di avanzamento.
Dopo l’illustrazione al CDI della prima versione, la redazione del Piano prevede la raccolta delle osservazioni dei consiglieri d’indirizzo, la successiva presentazione agli stakeholder pubblici e privati, al MiBAC, all’Assemblea dei Soci, agli Assessorati alla Cultura della Regione Piemonte e del Comune di Torino, alle RSU del teatro e alle Segreterie delle organizzazioni sindacali territoriali, per poi concludere celermente l’iter di redazione.
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