Vabbé. Mentre gli zuavi preparano la spedizione romana, a me viene voglia di mettere nero su bianco qualche appunto su un aspetto ingiustamente trascurato dell'interminabile calvario che ci ha condotti a perdere il Salone del Libro come lo abbiamo conosciuto, amato e contribuito - tutti noi torinesi - a rendere grande con la nostra passione, la nostra presenza; e con la nostra dabbenaggine a farcelo soffiare sotto il naso.
Sì, ho voglia di fissare qualche punto a futura memoria, oggi che si parla del trasferimento a Milano anche della struttura che segue il settore commerciale del Salone; mentre Federico Motta, presidente dell'Aie, tramite un quotidiano scrive a Fassino e in sostanza gli dice: "Ma fai ancora l'offeso tu, dopo che per mesi e mesi ti abbiamo chiesto udienza, per presentarti le nostre esigenze e le nostre proposte, e tu manco ti sei degnato di rispondere?".
Ecco. Questi sono i risultati. Ma per arrivarci c'è voluto impegno e dedizione da parte di tanti, che mi auguro ricevano, prima o poi, la giusta ricompensa.
Così mi sono messo al pc, e ho ricostruire la vicenda del Salone seguendo il fil rouge di Eventualmente, che solo in apparenza è una new entry nella dolorosa historia. Se davvero la società torinese passerà nel campo avversario, uscirà di scena un elemento che ha comunque avuto un ruolo importante, nel tormentato risiko del Salone.
Torniamo all'autunno del 2014. Rolando Picchioni è presidente del Salone. Un presidente scontento e preoccupato: deve sottrarsi al rapporto jugulatorio con Gl Events, e quindi accarezza il progetto di far gestire direttamente alla Fondazione la vendita degli spazi fieristici (allora nelle mani dei padroni del Lingotto) così da ottenere entrate tali da alleggerire il pesante bilancio del Salone.Va precisato che, all'epoca, è una società esterna, Eventualmente, a curare, per conto di Gl, i rapporti con gli espositori. E continuerà a occuparsene, sempre per Gl, fino all'ultima edizione del Salone.
Ad ogni modo, Picchioni ci prova, ma si sente rispondere che riportare il business nelle mani della Fondazione "non è possibile". Che cosa non è possibile? Forse che la Fondazione gestisca direttamente il settore commerciale? Può essere. Oppure che Eventualmente gestisca il settore commerciale per conto della Fondazione anziché di Gl Events? E perché?
Non sono un detective, quindi non chiedetemi di rispondere a tanti interrogativi. Mi attengo ai fatti. I fatti sono che Picchioni è costretto a rimangiarsi la decisione, e lasciare che (previo bando, e come no!) sia ancora Gl a gestire - tramite Eventualmente - i rapporti con gli espositori. Ovvero a vendere gli spazi espositivi.
Tanto attivismo picchioniano non resterà comunque impunito. L'uscita di scena del presidente in scadenza, pochi mesi dopo, verrà accompagnata da adeguati ringraziamenti giudiziari nonché da pittoreschi trascichi che non mancano di accrescere il prestigio del Salone, fino ai fasti attuali.
Logica conseguenza: Eventualmente si prepara a passare al servizio di Fiera Milano e Aie: svolgerà per il nuovo Salone milanese lo stesso identico lavoro che finora ha fatto per quello di Torino. Un passaggio con armi, bagagli, know how e immagino pure portafogli clienti, o almeno mailing list.
Eventualmente è una società importante nel settore del lavoro culturale a Torino, e non solo. Leggo nel loro sito internet che per il Salone del Libro curano le relazioni con gli espositori, i progetti speciali quali l'Incubatore e Libri Antichi e Rari e l'IBF; ma organizzano anche Più Libri Più Liberi, la fiera della piccola editoria che si tiene a Roma; e tra i loro clienti hanno anche l'Aie. Sempre dal sito, risulta la ragione sociale "Eventualmente snc di Maurizia Rebola e Palma Daniela Tarantino".
Sì, ho voglia di fissare qualche punto a futura memoria, oggi che si parla del trasferimento a Milano anche della struttura che segue il settore commerciale del Salone; mentre Federico Motta, presidente dell'Aie, tramite un quotidiano scrive a Fassino e in sostanza gli dice: "Ma fai ancora l'offeso tu, dopo che per mesi e mesi ti abbiamo chiesto udienza, per presentarti le nostre esigenze e le nostre proposte, e tu manco ti sei degnato di rispondere?".
Ecco. Questi sono i risultati. Ma per arrivarci c'è voluto impegno e dedizione da parte di tanti, che mi auguro ricevano, prima o poi, la giusta ricompensa.
Così mi sono messo al pc, e ho ricostruire la vicenda del Salone seguendo il fil rouge di Eventualmente, che solo in apparenza è una new entry nella dolorosa historia. Se davvero la società torinese passerà nel campo avversario, uscirà di scena un elemento che ha comunque avuto un ruolo importante, nel tormentato risiko del Salone.
Prima scena: Picchioni vuol fare da sé
Rolando Picchioni e Ernesto Ferrero nel 2014 |
Ad ogni modo, Picchioni ci prova, ma si sente rispondere che riportare il business nelle mani della Fondazione "non è possibile". Che cosa non è possibile? Forse che la Fondazione gestisca direttamente il settore commerciale? Può essere. Oppure che Eventualmente gestisca il settore commerciale per conto della Fondazione anziché di Gl Events? E perché?
Non sono un detective, quindi non chiedetemi di rispondere a tanti interrogativi. Mi attengo ai fatti. I fatti sono che Picchioni è costretto a rimangiarsi la decisione, e lasciare che (previo bando, e come no!) sia ancora Gl a gestire - tramite Eventualmente - i rapporti con gli espositori. Ovvero a vendere gli spazi espositivi.
Settembre 2014: Ferrero e Picchioni visitano il PalaIsozaki |
Seconda scena: nessuno uscirà vivo da qui
Nello stesso periodo la Fondazione tenta, sempre per migliorare le condizioni di bilancio, la fuga dal costosissimo Lingotto: in quell'affannoso settembre-ottobre del 2014 Picchioni e Ferrero hanno un approccio con i titolari del PalaIsozaki, possibile sede alternativa. Ma si attirano la furia dei politici - Fassino in primis - che li richiamano all'ordine e alla dura legge del Lingotto. Da lì non ci si muove, costi quel che costi, Un'impuntatura che Fassino e soci spiegano con il "timore che Gl abbandoni Torino e il Lingotto". Però c'è chi dice di avere altre storie da raccontare a tal proposito.Tanto attivismo picchioniano non resterà comunque impunito. L'uscita di scena del presidente in scadenza, pochi mesi dopo, verrà accompagnata da adeguati ringraziamenti giudiziari nonché da pittoreschi trascichi che non mancano di accrescere il prestigio del Salone, fino ai fasti attuali.
Terza scena: la grande fuga
Così arriviamo alle radiose giornate contemporanee. Il Salone del Libro di Torino ormai vale meno di una pizza di fango del Camerun; ma anche Gl Events è nell'angolo, sputtanata dallo scandalo della sospetta turbativa d'asta, e costretta (non appena in Comune è cambiata la maggioranza) a dimezzare l'affitto del Lingotto. E cosa succede in città? Si è deciso - una delle poche decisioni prese a fronte della devastante crisi del Salone - che da quest'anno l'organizzazione della fiera sarà tutta interna alla Fondazione. Niente società esterne.Logica conseguenza: Eventualmente si prepara a passare al servizio di Fiera Milano e Aie: svolgerà per il nuovo Salone milanese lo stesso identico lavoro che finora ha fatto per quello di Torino. Un passaggio con armi, bagagli, know how e immagino pure portafogli clienti, o almeno mailing list.
Bonus track: le ragazze di Eventualmente
Maurizia Rebola |
Maurizia Rebola è la direttrice del Circolo dei Lettori. Non ha mai fatto mistero del suo lavoro con Eventualmente; e la collaborazione con il Salone è nota e di lunga data. In realtà il sito non è aggiornato: Rebola è quando è stata chiamata al Circolo è uscita dalla società, che oggi è una s.s. di proprietà della sola Palma Tarantino, detta Pemela.
Frequentando il Salone ho conosciuto Pamela Tarantino: ricordo, ad esempio, che durante l'ultima edizione, quando chiesi alcune informazioni sugli espositori, l'allora segretario generale della Fondazione per il Libro, quel Valentino Macri ora indagato nell'ambito dell'inchiesta sulla turbativa d'asta, mi fece parlare proprio con lei. Nell'organigramma del Salone, Pamela Tarantino compare due volte, in carico però a Gl Events, alle voci "Area commerciale" (appunto, i rapporti con gli espositori) e "Progetti speciali" (Ibf, Incubatore, Book to the future, Professionali, Casa Cook Book).
Dallo stesso organigramma risulta inoltre che l'Area Internazione-Ibf della fiera si avvale della collaborazione tecnico-organizzativa di Eventualmente, nelle persone di Viola Pocapaglia ed Emanuela Riccio.
In ultimo, aggiungo che tradirei i miei doveri di giornalista se non precisassi che Emanuela Riccio è la moglie di Michele Coppola, ex assessore regionale alla Cultura e oggi rappresentante di Intesa San Paolo nel Comitato d'Indirizzo della Fondazione per il Libro.
Frequentando il Salone ho conosciuto Pamela Tarantino: ricordo, ad esempio, che durante l'ultima edizione, quando chiesi alcune informazioni sugli espositori, l'allora segretario generale della Fondazione per il Libro, quel Valentino Macri ora indagato nell'ambito dell'inchiesta sulla turbativa d'asta, mi fece parlare proprio con lei. Nell'organigramma del Salone, Pamela Tarantino compare due volte, in carico però a Gl Events, alle voci "Area commerciale" (appunto, i rapporti con gli espositori) e "Progetti speciali" (Ibf, Incubatore, Book to the future, Professionali, Casa Cook Book).
Pamela Tarantino e Emanuela Riccio |
In ultimo, aggiungo che tradirei i miei doveri di giornalista se non precisassi che Emanuela Riccio è la moglie di Michele Coppola, ex assessore regionale alla Cultura e oggi rappresentante di Intesa San Paolo nel Comitato d'Indirizzo della Fondazione per il Libro.
Per non tradire i miei doveri di lettore aggiungerei che Maurizia Rebola è moglie del guru elettoral-pubblicitario di Fassino, mister Saffirio.
RispondiEliminaGiusto: ma il fatto è noto. Così com'è noto che i doveri del lettore prevederebbero anche di non nascondersi dietro l'anonimato di una tastiera.
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