Inverno. Freddo. Un uccellino intirizzito precipita a terra e sta morendo congelato quando una mucca gli scarica addosso una caccona enorme e caldissima; l'uccellino, rianimato dal calore, tutto felice comincia a cinguettare; passa una volpe, sente il cinguettìo, estrae l'uccellino dalla cacca e se lo mangia.
(La morale della favola è alla fine del post)
(La morale della favola è alla fine del post)
C'era una volta al Regio
Ora vi narrerò la favola del Regio che dimostra quanta verità sia contenuta in questo elegante aforisma.Un anno fa Chiarabella nomina alla sovrintendenza del Regio William Graziosi, fresco convertito alla causa grillina, imponendolo al Consiglio d'indirizzo e premendo sulle fondazioni bancarie: "Io non vi ho mai chiesto niente - dice (bugia, ma vabbé) - ma questo ve lo chiedo proprio".
Appena installatosi, Graziosi benefica non soltanto i nuovi collaboratori marchigiani, ma anche i fedelissimi interni. Però attenzione, non è vero che oggi al Regio sono tutti contro Graziosi: molti dipendenti sono onestamente convinti che la sua sia una battaglia per cambiare in meglio, e che le critiche siano frutto soltanto dell'avversione dei più retrivi contro ogni cambiamento. Va poi da sé che chi fa parte del "cerchio magico" del sovrintendente tema di perdere i benefici ottenuti o di subire ritorsioni, qualora Graziosi se ne andasse. Oggi a te, domani a me, il mondo è quel che è.
Il consigliere Massimo Giovara ha scritto con l'allora corista del Regio Guenno (ora braccio destro di Graziosi) la famosa mozione che ha indirizzato il "cambio di rotta" del Regio. E' quindi Giovara è il naturale portatore politico di quei convincimenti, di quegli interessi e di quei timori. E la sua posizione preminente nella maggioranza grillina gli consente di confrontarsi con Chiarabella da una posizione di forza. Si sa quanto siano precari i rapporti fra la "sindaca" e la maggioranza che (forse, a tratti, se gli garba) la sostiene. Un voto a trabocchetto, o qualche scioperazzo al Regio, sono incidenti che possono sempre accadere a un sindaco, tanto più quando va a cercarseli.
I maneggi per confermare un sovrintendente
E così, quando il Consiglio d'indirizzo si dimette e automaticamente fa decadere anche il sovrintendente, Chiarabella, che non vuole smentirsi né inimicarsi la sua maggioranza, punta decisa alla riconferma di Graziosi, incurante delle lettere di protesta. Per sostituire Marco Ricagno (il musicologo e militante grillino che lei stessa a fine settembre aveva piazzato a rappresentare il Comune al Regio) sceglie Guido Guerzoni, il bocconiano che ha scritto il Piano industriale del Regio che Graziosi dovrà attuare: piazzare Guerzoni in Consiglio significa, pensa lei, garantire l'attuazione del piano (altrove si chiama "insegnante di sostegno") e al tempo stesso assicurarsi un voto a favore di Graziosi al momento della riconferma. Ma c'è un "ma" che vi dico poi.La conta del Consiglio
Poi Chiarabella nomina anche, tramite la fedelissima Iren, il rappresentante dei Soci del Regio, Giuseppe Bergesio. A questo punto il sindaco/presidente ha, contato il suo, tre voti su otto del Consiglio d'indirizzo a favore di Graziosi. Aggiungi le due fondazioni bancarie, che - pensa lei - volenti o nolenti si adegueranno perché non vorranno entrare in conflitto col sindaco, e la maggioranza è schiacciante: cinque su sette. Il ministero e la Regione possono votare come gli pare e piace, tanto Graziosi resterà. Giovara sarà contento, lei non dovrà rimangiarsi la sua decisione di un anno fa, i lavoratori scontenti si daranno una regolata, Galoppini leverà le tende, e vai col liscio.Ma sulle fondazioni bancarie c'è un altro ma, e anche questo ve lo dico poi.
Adesso vi parlo del ma del ministero.
E riavvolgo pellicola.
C'è chi dice no. E se dice no il ministro son cazzi
Che il sindaco/presidente possa proprio 'proprio fregarsene, di come vota il ministero, direi anche no. E qui turbina il merdone.I giudizi su Graziosi nell'ambiente della lirica, si sa, non sono tutti entusiastici; a quanto pare neppure nell'entourage del ministro Bonisoli. Il quale Bonisoli, consigliato dai suoi consulenti (tra i quali adesso c'è anche Dilengite), fa sapere a Chiarabella che lui questo Graziosi proprio non ce lo vede, alla guida del Regio. Lei, Chiarabella, faccia un po' come vuole, è suo diritto, ma si ricordi che:
1) il sovrintendente del Regio viene indicato dal Consiglio d'indirizzo, ma viene nominato dal ministro, e se il ministro non firma il sovrintendente non si fa. Non è mai accaduto, nella storia dei teatri lirici italiani: ma ciò non significa che non possa accadere;
2) da una firma del ministro dipendono anche quei famosi 8,5 milioni che Bonisoli ha promesso per la ristrutturazione del Regio, ma che finora non sono ancora né deliberati, né stanziati, men che meno versati, e se il ministro decide di non stanziarli, magari perché non si fida del sovrintendente che dovrebbe spenderli, beh, quegli otto milioni e mezzo per il Regio ce li possiamo anche attaccare dove dice il ministro.
Pensate che sarebbe un vergognoso ricatto? Che Bonisoli non può farlo? Puo farlo, può farlo benissimo, la minaccia di chiudere i rubinetti è una forma di "moral suasion" alquanto rude ma con precedenti illustri: ad esempio, la utilizzò Franceschini per imporre al Chiampa la nomina di Turetta alla direzione della Reggia di Venaria. E nessun "democratico" insorse.
Il "ma" di Guerzoni
Adesso torniamo al primo ma, quello che riguarda Guerzoni, nominato da Chiarabella a rappresentare il Comune al Regio. Guerzoni è uomo di fiducia anche del ministro Bonisoli, che lo scorso marzo lo ha voluto nel Consiglio superiore dei Beni culturali. Quali direttive seguirebbe Guerzoni, al momento di un aut-aut Graziosi sì-Graziosi no? Guerzoni non mi pare il tipo che prende ordini dal primo che passa. Ma se deve, è probabile che rispetti l'ordine gerarchico.Il "ma" delle fondazioni bancarie
Il secondo ma riguardava le fondazioni bancarie. Hanno seguito con "attenzione e grande preoccupazione" l'imbarazzante gazzarra recente ma pure il pregresso silente; e sarebbe insultare l'intelligenza dei presidenti di Fondazione Crt e Compagnia di San Paolo immaginarli soddisfatti dell'andazzo. Oggi le fondazioni bancarie non intendono più essere le servizievoli e mute finanziatrici della politica. Si fanno sentire, sempre più forte.Maria Luisa Coppa rappresenterà la Fondazione Crt al Regio |
Come vedete, in Consiglio d'indirizzo la maggioranza schiacciante pro Graziosi alla fine dei conti potrebbe non essere tanto schiacciante, e forse neppure maggioranza.
Dovete sapere che Graziosi, prima e indipendentemente dalla conversione cinquestelle, gode da lunga fiata della stima del mitico Gianni Letta. Guarda caso, quando Graziosi arrivò al Regio il primo a esibirsi in un entusiastico endorsement fu Osvaldo Napoli, rappresentante di Forza Italia sui banchi dell'opposizione in Consiglio comunale.
Il mio quinto senso e mezzo (anche detto il senso di Gabo per l'inciucio) mi spinge a prevedere che puranco Alberto Cirio, il nuovo presidente forzista della Regione, riterrà William Graziosi più che adatto al ruolo di sovrintendente del Teatro Regio di Torino.
Da una parte ci sono i grillini locali capitanati dal consigliere Giovara che premono per la conferma di Graziosi; dall'altra gli scontenti del Regio e i romani del ministro Bonisoli che premono per liberarsi di Graziosi. Soppesati i rispettivi argomenti, il peso politico e i milioni in campo, tutto suggerirebbe a Graziosi di preparare le valige e a Chiarabella di prepare l'ennesimo dietrofront. Però mollando Graziosi la nostra astuta stratega rischierebbe di inimicarsi subito, oltre a Giovara (che sarebbe un male sopportabile), pure il neopresidente della Regione, che già le ha fatto sapere che non sarà buono e tollerante come il Chiampa.
Insomma: Chiarabella ha pestato un altro bel merdone. E adesso non sa come tirarsene fuori.
Perché, in linea di principio, le minchiate è sempre meglio evitarle. Però, se proprio uno non si tiene, allora le minchiate è meglio dirle che farle. Perché la minchiata detta prima o poi si dissolve nell'aria, come una scorreggia. Invece la minchiata fatta rimane. Come una cacca sull'uscio. E prima o poi la pesti.
Gianni Letta, Cirio e il terzo "ma"
Ma in questa storia piena di ma c'è un altro ma: il voto regionale, che in teoria ha danneggiato Chiarabella mostrando che la sua base elettorale non c'è più, in concreto le dà una grossa mano nella battaglia del Regio.Dovete sapere che Graziosi, prima e indipendentemente dalla conversione cinquestelle, gode da lunga fiata della stima del mitico Gianni Letta. Guarda caso, quando Graziosi arrivò al Regio il primo a esibirsi in un entusiastico endorsement fu Osvaldo Napoli, rappresentante di Forza Italia sui banchi dell'opposizione in Consiglio comunale.
Il mio quinto senso e mezzo (anche detto il senso di Gabo per l'inciucio) mi spinge a prevedere che puranco Alberto Cirio, il nuovo presidente forzista della Regione, riterrà William Graziosi più che adatto al ruolo di sovrintendente del Teatro Regio di Torino.
Un astuto posizionamento fra incudine e martello
Morale della favola: a prescindere dall'esito della votazione del prossimo Consiglio d'indirizzo, Chiarabella già adesso sta fra l'incudine e il martello, come spesso accade a chi commette minchiate con soave leggerezza e poi se le ritrova sull'uscio di casa.Da una parte ci sono i grillini locali capitanati dal consigliere Giovara che premono per la conferma di Graziosi; dall'altra gli scontenti del Regio e i romani del ministro Bonisoli che premono per liberarsi di Graziosi. Soppesati i rispettivi argomenti, il peso politico e i milioni in campo, tutto suggerirebbe a Graziosi di preparare le valige e a Chiarabella di prepare l'ennesimo dietrofront. Però mollando Graziosi la nostra astuta stratega rischierebbe di inimicarsi subito, oltre a Giovara (che sarebbe un male sopportabile), pure il neopresidente della Regione, che già le ha fatto sapere che non sarà buono e tollerante come il Chiampa.
Insomma: Chiarabella ha pestato un altro bel merdone. E adesso non sa come tirarsene fuori.
Perché, in linea di principio, le minchiate è sempre meglio evitarle. Però, se proprio uno non si tiene, allora le minchiate è meglio dirle che farle. Perché la minchiata detta prima o poi si dissolve nell'aria, come una scorreggia. Invece la minchiata fatta rimane. Come una cacca sull'uscio. E prima o poi la pesti.
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