Non c'è scampo: sono destinato alla nona bolgia, quella dei fomentatori di discordia (dantescamente "seminator di scandalo e di scisma"). Vuol dire che prima o poi mi ritroverò nel ventottesimo canto dell'Inferno in compagnia di Maometto e altre persone interessanti. E giuro, non lo faccio apposta. Non sempre almeno. Stavolta, anzi, ero animato dalle migliori intenzioni. In un articolo sul Corriere di un paio di settimane fa avevo tratteggiato un profilo sbarazzino della Marina Chiarelli, neoassessore alla Cultura, e dunque, in seguito, m'era sembrato civile e democratico aderire alla richiesta della medesima di dire la sua ( una testata locale parla oggi di “intervista riparatoria”. Sto par di ciffole: né intervista - ma cortese colloquio - e men che meno riparatoria, in quanto non c’era un bel niente da “riparare” e non è mio costume cospargermi il capo di cenere per aver fatto, bene, il mio lavoro. NdG ) . A tale conversazione seguirono un secondo articolo...
L'ANSiA della cultura torinese