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CHI FA E CHI SI LODA: IL SUCCESSO DI MITO E LE VANTERIE DEGLI SBORONI

Chi fa e chi taglia: il direttore di Mito Nicola Campogrande e l'assessore Leon
Ricevo il comunicato finale di MiTo e per spirito di servizio lo pubblico come lo ricevo.
No, anzi: pubblico prima un paragrafo del comunicato che mi ha fatto letteralmente girare i cabasisi.
Il paragrafo orchioclastico è il seguente: "A Torino la realizzazione dei due concerti in piazza San Carlo, l’Open Singing e la Nona dei Ragazzi, ha assunto un valore ancora maggiore: attraverso la musica, la piazza è stata restituita ai cittadini in un’atmosfera serena e di grande coinvolgimento emotivo. Tutto ciò è avvenuto grazie allo sforzo organizzativo messo in campo da tutte le istituzioni per garantire le necessarie misure di sicurezza".
Ecco, il bel tacer non fu mai scritto: e questo soffietto - chiaramente richiesto o suggerito da lorsignori - potevano anche risparmiarselo. Va bene che tutti devono campare, e va bene che dopo le criminali minchiate del 3 giugno un sacco di buoni a nulla hanno un dannato bisogno di rifarsi una verginità dimostrando di essere pur sempre in grado di gestire una piazza senza che ci scappino morti e feriti: ma persino un lamellibranco imbecille capirebbe che sul piano dell'ordine pubblico e della sicurezza c'è un abisso tra cinquemila esseri civilizzati che ascoltano musica classica e trentamila tifosi di calcio. 
Quindi cerchiamo di non cadere nel ridicolo riconoscendo alle fantomatiche istituzioni chissà quali meriti nel "garantire le necessarie misure di sicurezza": se questi maldestri bighelloni fossero davvero tanto bravi a garantire le misure di sicurezza, potevano esibirsi quando ce n'era davvero bisogno. Fenomeni che sono.
Ecco, tanto gli dovevo. Avessero la dignità di abbassare un po' la cresta.

Chi fa e chi si loda (e s'imbroda)

E adesso procediamo con il resto del comunicato, che rende invece merito a un festival bello, importante, e organizzato perfettamente da gente che - vivaddio - sa il suo mestiere. Non come certi vantoni buoni solo a dare aria ai denti, che si bullano dei meriti altrui e intanto chiudono sempre più i cordoni della borsa. Basti ricordare che per il 2016, dopo ripetuti tagli, Fassino aveva promesso per MiTo un milione e trecentomila euro, ma alla fine ne sono arrivati 900 mila; e per non sbagliare Appendino ha ulteriormente ribassato il finanziamento comunale per l'edizione 2017 a 750 mila euro. Bravi tutti a fare gli splendidi aggratis, vero?

Il comunicato

L’undicesima edizione del festival MiTo (e quarantesima di Settembre Musica: cerchiamo di non dimenticarcene, please NdG), fortemente sostenuto dalle Amministrazioni di Torino e di Milano, si è chiusa il 20 settembre a Milano e il 21 settembre a Torino, con i concerti della Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Chailly, ultimi successi di una manifestazione che ha registrato una serie di 76 sold out, seguita in totale da circa 82.000spettatori con un riempimento medio delle sale dell’86%. 
«Sono davvero soddisfatto – dice il direttore artistico Nicola Campogrande – una partecipazione così numerosa ai 140 concerti in cartellone e questo altissimo numero di “tutto esaurito” confermano il desiderio di ascoltare musica classica, soprattutto se proposta in modo non banale, come MiTo cerca di fare. Il pubblico, giorno dopo giorno, si è ritrovato a vivere un clima di forte coinvolgimento, anche per la presenza in platea di numerosi giovani; e gli stessi musicisti mi hanno confessato di aver suonato e cantato in modo particolarmente intenso, proprio per l’atmosfera attenta che si respirava. Certo, visti i bei risultati dello scorso anno, quando per MiTo Open Singing 25.000 persone si erano radunate per cantare in coro in piazza del Duomo e in piazza San Carlo, mi è dispiaciuto che la pioggia a Milano abbia impedito la realizzazione all’aperto dei due concerti previsti, spostati al Teatro Dal Verme, e a Torino abbia scoraggiato l’affluenza in piazza San Carlo (dove comunque, nelle due serate con MiTo Open Singing e con l’esecuzione della Nona di Beethoven, sono accorse 10.000 persone, un dato che mi pare particolarmente significativo nel momento storico che stiamo vivendo). Ma le 82mila presenze registrate, con una percentuale di riempimento delle sale cresciuta all’86%, mi sembrano un risultato eccellente».
Nell’arco di diciannove giorni, tenuti insieme dal tema “Natura” si sono succeduti 70 concerti per ogni città, con programmi musicali originali, creati appositamente per il festival, e proposti da alcuni dei più importanti musicisti del panorama internazionale, alternati alle forze musicali torinesi e milanesi di maggior prestigio che hanno unito simbolicamente le due città in un clima di gioia ed entusiasmo, sfidando talvolta un clima metereologico non favorevole e le severe norme di sicurezza cui la cronaca obbliga oggi le manifestazioni. 
«Il Festival si è concluso con un successo – osserva il presidente Anna Gastel – di cui siamo tutti veramente contenti. Il format, inaugurato lo scorso anno ripartendo dalla musica classica in un equilibrato mix tra pezzi di repertorio e brani contemporanei, sembra aver definitivamente incontrato il favore di un pubblico attento e curioso che ha seguito con passione l'articolato e vario programma. Avvicinare con interesse ed emozione alla musica classica un pubblico eterogeneo e sempre più numeroso e giovane è la "missione" del nostro Festival».
I momenti più significativi del Festival sono stati oggetto di un documentario prodotto da Rai Cultura che andrà in onda su Rai5 sabato 30 settembre alle ore 22.50 con repliche domenica 1 ottobre alle ore 17.25, mercoledì 4 ottobre alle ore 11 e giovedì 5 ottobre alle ore 18.10). Radio3 Rai ha trasmesso in diretta o differita 8 concerti. La Rete Due della RTSI ha dedicato, durante la prima settimana del festival, una trasmissione speciale quotidiana di oltre due ore.
Anche quest’anno apprezzamento unanime per le brevissime presentazioni che hanno aperto ogni appuntamento musicale, affidate a Gaia Varon e Mattia Palma, a Milano e a Stefano Catucci e Carlo Pavese, a Torino

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