"L'arte
è libera e deve mantenersi libera, fino a quando si adegua a
determinate convenzioni". Joseph Goebbels, Ministro della Propaganda del
Terzo Reich, 28 marzo 1937
"Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione". Articolo 21, Costituzione della Repubblica Italiana, 1 gennaio 1948
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Politiche culturali a Torino: riconoscete i due pompieri? |
Questa è proprio grossa. Oggi in Consiglio comunale Filura ha calato le brache davanti all'alzata d'ingegno di Marrone sulla minchiata dell'opera "anti marò" esposta a Paratissima. Marrone chiedeva "le scuse del sindaco". Il "sindaco" tecnicamente non "ha chiesto scusa", ma ha dichiarato in aula che "è contrario al sentire di questa città offendere i marò". Imbarazzando anche alcuni dei suoi. E irritando i sempre più lontani "alleati" di Sel.
Un fastidio chiamato libertà di pensiero
Allora. A prescindere che qui nessuno vuole offendere nessuno, vorrei ricordare che "questa città" è un'espressione astratta e che "il sentire di questa città" non esiste: esistono i cittadini di Torino, ciascuno, spero, con il proprio personale sentire. Tra questi cittadini, immagino ce ne siano anche alcuni che pensano tutto il male possibile dei marò. Non concordo con loro. Ma anche loro, come il sottoscritto, come Marrone e come Fassino, hanno il diritto di pensarla come meglio credono. Questa, belli miei, si chiama democrazia. Può piacervi o meno: a me piace assai moderatamente, visti i bei soggetti che produce e che io devo mantenere. Però è pur sempre il meglio di cui disponiamo: garbi o non garbi a me, a Fassino e a Marrone. Ci sono state, se la memoria non mi tradisce, persino una Rivoluzione in Francia e una Resistenza delle nostre parti per affermare il sacrosanto diritto di ognuno a pensarla e agire come gli pare, e non come gradirebbero Fassino o Marrone. A meno di non commettere un reato. Ma non mi risulta che "offendere i marò" sia un reato.
E adesso verranno a ispezionarmi la biblioteca?
In secondo luogo, "questa città" non ha offeso nessunissimo marò. Alcuni artisti (o sedicenti tali, non importa) che ovviamente non sono "la città", hanno liberamente deciso - com'è diritto loro, di Fassino, di Marrone e di chiunque altro - di esporre un'opera critica nei confronti dei marò in una rassegna, Paratissima, organizzata da privati con un "appoggio" da parte del Comune del tutto minimale, se non dannoso. Quindi, a prescindere dal fatto che l'arte non si censura mai, per principio, in questo caso non esistono neppure i presupposti per andare a fare i prepotenti: di questo passo, sennò, temo di vedermi arrivare a casa Fassino o Marrone (dio me ne scampi!) per controllare quali libri tengo in biblioteca e quali quadri appendo alle pareti (nota per i due censori: vi aspetto con un nodoso randello). Nel caso specifico, comunque, Fassino non aveva la possibilità - e men che meno il diritto - di ficcare il suo prominente peperone nelle scelte degli artisti e degli organizzatori. Né tale diritto può fortunatamente essere riconosciuto a Marrone. Ma per favore, al di là della mia facile citazione in epigrafe non evocate il fantasma di Goebbels: non ci sono paragoni con questi signori, Goebbels era molto cattivo e molto colto.
I due pompieri di Fahrenheit 451
Morale della favola: per la iattanza di un consigliere e per la pusillanimità di un sindaco oggi in Comune i miei dipendenti hanno sprecato il tempo che io pago per baloccarsi con argomenti che non gli competono, non essendo lorsignori né critici d'arte, né ayatollah, né padri spirituali o maestri di vita. Magari vigili del fuoco sì, di questo passo. Ma vigili del fuoco di "Fahrenheit 451".
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