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VIA ASTI, PARLANO GLI EX OCCUPANTI

In seguito allo sgombero, stamattina, della caserma La Marmora di via Asti, gli ex occupanti del comitato "Via Asti Liberata" hanno diffuso un comunicato. E io lo pubblico. Avevo crescenti riserve sull'operazione: ma il dovere di cronaca mi impone di riportare un punto di vista argomentato - a parte alcune rudezze lessicali - che merita comunque ascolto.

Altre reazioni

Così come riporto il commento via Twitter del consigliere pd Luca Cassiani, presidente della Commissione cultura del Comune, in risposta al tweet con cui segnalavo l'inizio dello sgombero: "Sgombero via Asti. Amen. Meglio tardi che mai".
Lo sgombero è avvenuto senza disordini, ed è stato seguito da un corte di protesta in centro. In via Asti, riferisce l'Ansa, sono arrivati anche "alcuni funzionari del Comune per valutare soluzioni abitative per gli occupanti", con riferimento alle famiglie Rom che di recente erano entrate nell'edificio aggiungendosi agli occupanti della prima ora coordinati dall'associazione Terra del Fuoco.
Nel pomeriggio Filura ha parlato in Consiglio comunale: ha detto che per l'ex caserma di via Asti è previsto un progetto "di grande interesse e innovativo" e che la parte dello stabile più direttamente legata alle vicende della Resistenza (insomma, dove i fascisti torturavano e fucilavano i partigiani) "tornerà alla disponibilità della Città e sarà destinata a usi museali, di conservazione e divulgazione della memoria, e di natura sociale".

Il comunicato

“Un progetto di riqualificazione innovativo e di grande interesse” attende l’edificio, secondo quanto ha esposto il sindaco. “La parte del complesso di interesse storico, quella che tra l’altro fu sede di detenzione durante la Lotta di Liberazione, tornerà, come prevede la normativa urbanistica, nella disponibilità della Città e sarà destinata ad usi museali, di conservazione e divulgazione della memoria, e di natura sociale”. Sulle ragioni dello sgombero Fassino ha ricordato che “l’edificio era oggetto di occupazione da parte dell’associazione Terra del Fuoco, che svolgeva attività di tipo sociale, e negli ultimi giorni anche di un gruppo di Rom. Cassa Depositi e Prestiti ha presentato tre istanze di sgombero, a cui le Forze dell’Ordire hanno ottemperato liberando lo stabile e riportando una condizione di legalità”.

Seguici su Facebook: https://www.facebook.com/quotidianopiemontese Creative Commons Attribuzione - Non commerciale Non opere derivate 3.0 Italia (CC BY-NC-ND 3.0 IT) Fonte: http://www.quotidianopiemontese.it/2015/11/12/un-futuro-culturale-e-sociale-per-la-caserma-di-via-asti/?utm_source=dlvr.it&utm_medium=facebook#_
“Un progetto di riqualificazione innovativo e di grande interesse” attende l’edificio, secondo quanto ha esposto il sindaco. “La parte del complesso di interesse storico, quella che tra l’altro fu sede di detenzione durante la Lotta di Liberazione, tornerà, come prevede la normativa urbanistica, nella disponibilità della Città e sarà destinata ad usi museali, di conservazione e divulgazione della memoria, e di natura sociale”. Sulle ragioni dello sgombero Fassino ha ricordato che “l’edificio era oggetto di occupazione da parte dell’associazione Terra del Fuoco, che svolgeva attività di tipo sociale, e negli ultimi giorni anche di un gruppo di Rom. Cassa Depositi e Prestiti ha presentato tre istanze di sgombero, a cui le Forze dell’Ordire hanno ottemperato liberando lo stabile e riportando una condizione di legalità”.

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Ed ecco a seguire il comunicato degli ex occupanti:

Stamattina intorno alle 9 ha avuto inizio lo sgombero della Caserma di Via Asti da parte delle forze dell'ordine chiudendo, così, un'altra volta le porte di un luogo simbolo della resistenza di questa città.
Fin dall'inizio la politica e l'amministrazione si sono dimostrate sorde ai nostri appelli, sorde alle richieste che abbiamo rappresentato in questi mesi: ammettere che i cittadini hanno bisogni e necessità che in questo momento la città non riesce ad affrontare e mettere a frutto i patrimoni pubblici per dare risposte ai bisogni fondamentali di casa, di cibo, di spazi di cultura e protagonismo.
L'amministrazione ha tollerato i primi mesi di questa straordinaria esperienza cercando di inserirla in recinti politici, di etichettarla sminuendola. Oggi di fronte alla nostra resistenza, alla capacità di mettere insieme persone bisogni e necessità questa amministrazione non ha altre soluzioni che lo sgombro. Mette al freddo le famiglie Rom che oggi vivono in Via Asti, senza neanche assumersi la responsabilità politica del fallimento del progetto Rom (e la vicesindaco Tisi cosa dice?) e prova a far tacere la nostra voce nel nome di una supposto legalità. Una legalità da salotto che non si esercita per chi in questa città rimane senza diritti. 
I giovani avevano invitato il sindaco, i partigiani avevano invitato il sindaco, le organizzazioni, gli intellettuali, i sindacati avevano invitato il sindaco, nulla, qualche colpo sotto la cintura e una trattativa mai partita davvero, perché?
Perché non si vuole che via Asti venga usata davvero per questa città, perché disvela l'ipocrisia di molte politiche pubbliche, lo spreco, il pressappochismo: 27.000 metri della nostra storia troppo in fretta dimenticati, svenduti a 300 euro al metro quadro, oggi recuperati e con l'enorme caldaia di nuovo funzionante. Abbiamo lottato con le unghie e con i denti per far ripartire quel mostro di acciaio. Ci siamo finanziati e proprio quando grazie all'aiuto di tanti la caldaia era ripartita, quando i nodi con l'inverno sarebbero venuti al pettine e via Asti avrebbe potuto servire la città che fa fatica, quella che il sindaco stenta a vedere, la situazione è precipitata e oggi lo sgombero.
Alla faccia degli utili idioti, alcuni purtroppo anche a sinistra che per mesi hanno sparso veleno, dicendo che eravamo "protetti", che ci erano state date le chiavi. E poi leggere che La Cassa depositi e prestiti aveva sporto denuncia lo stesso 18 aprile giorno dell'occupazione, come abbiamo sempre sostenuto.
A far paura non sono stati i Rom; a far paura è la solidità di un progetto che stava prendendo forma e stava per diventare permanente perché rispondeva a dei bisogni primari che in città esistono e che ci si ostina a ignorare. 
Da quando abbiamo riaperto la caserma alla città oltre 6 mila pasti caldi sono stati distribuiti; centinaia di studenti hanno utilizzato l'aula studio, più di trenta ragazzi pachistani hanno trovato rifugio in attesa che qualcuno si occupasse di loro, le famiglie Rom hanno trovato in Via asti una soluzione abitativa. 
E ora? Caro Sindaco, forse potrai chiudere questa esperienza, forse potrai impedirci oggi pomeriggio di servire i pasti a chi ne ha bisogno… ma quelle persone sono e continuano ad essere tuoi cittadini e i loro bisogni non li puoi sgomberare. E noi non abbandoneremo certo il nostro progetto.

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