Il Salone del Libro e il Circolo dei Lettori uniscono finalmente i loro destini, proprio ora che sembrava tramontata per sempre la famosa "unione" (o fusione) di cui per anni s'è discusso e litigato.
Non sarà però né unione, né fusione: io lo definirei un matrimonio di convenienza. Una volta, quando usavano, pare funzionassero meglio dei quelli d'amore. Oggi non so: matrimoni di convenienza non se ne fanno più, ma quelli d'amore non mi pare funziono tutti alla grandissima.
L'accordo è in un certo senso una conseguenza del nuovo corso impresso al Salone del Libro dal direttore Nicola Lagioia. Nic non s'accontenta dell'appuntamento di maggio al Lingotto e di quello autunnale con Portici di Carta: il lancio degli incontri di "Giorni selvaggi" indica la volontà dell'incontenibile Nic di accumulare iniziative tutto l'anno, con un progetto ancor più ambizioso del vecchio Salone Off 365. Ottima idea, ma non a costo zero; mentre il bilancio della Fondazione per il Libro è in grado di far fronte soltanto ai costi del Salone e di Portici. E Lagioia ha già annunciato che non accetterà una riduzione delle risorse. Per la verità, Nic gradirebbe pure ampliare il suo già vasto "parco-direttorini", ovvero i consulenti che al momento sono ben quattordici. Ma su questo punto pare abbia incassato uno stop: per ogni nuovo consulente che entra, un altro deve uscire. E difatti l'ingresso in squadra di Christian Raimo (la cui missione a Londra, peraltro, non peserà sulle casse della Fondazione) coincide con il benservito a Vincenzo Trione.
A farla breve, mi par di capire che non stanno con le pezze al culo ma neppure nel paese di Bengodi: e la prudenza finanziaria è d'obbligo.
Da queste considerazioni e su queste basi nasce la convenzione fra Circolo e Fondazione per il Libro: almeno, così me la presentano e così ve la racconto.
Qualcuno si domanderà quale sia il vantaggio per il Circolo: nessuno, in concreto, se non l'eventuale prestigio (dipende dai punti di vista) che può derivare dalla partnership con il Salone del Libro. Ma non c'è neppure svantaggio: il Circolo, con parte del proprio budget destinato all'organizzazione degli eventi, nell'ambito della convenzione organizzerà comunque degli eventi che - seppur intestati al Salone del Libro - riempiranno il palinsesto di via Bogino.
E tutti saranno felici.
Almeno si spera.
Il vicepresidente della Fondazione per il Libro Mario Montalcini è felicissimo. Pare sia felice pure il direttore Nicola Lagioia, che di riffe o di raffe riuscirà a realizzare i propri progetti di ulteriore "espansione" del Salone sull'intero arco dell'anno. Anche il presidente del Circolo, Luca Beatrice, e la direttrice Maurizia Rebola, sembrano soddisfatti: l'operazione non mette in discussione l'autonomia del Circolo e sono svaniti i timori degli anni scorsi, quanto si paventava una "annessione" da parte del Salone.
Quanto ai rapporti personali, risultano ottimi. Lagioia ha addirittura preso casa nello stesso palazzo del Circolo.
I vertici della Fondazione e del Comune smentiscono le voci allarmistiche.
Semmai, problemi potrebbero nascere in seguito dell'assessment previsto per la Fondazione, e il conseguente piano industriale che - lo ricordo - è il presupposto per ottenere la ricapitalizzazione da parte della Regione, che ieri a stanziato a tal fine un milione e mezzo. Ma in ogni caso, mi garantiscono, nessuno finirà in mezzo alla strada.
Non sarà però né unione, né fusione: io lo definirei un matrimonio di convenienza. Una volta, quando usavano, pare funzionassero meglio dei quelli d'amore. Oggi non so: matrimoni di convenienza non se ne fanno più, ma quelli d'amore non mi pare funziono tutti alla grandissima.
La convenzione
Ad ogni modo: fra il Circolo dei Lettori e la Fondazione per il Libro (ovvero il Salone) verrà stipulata una convenzione che è già scritta e che venerdì prossimo sarà sottoposta all'approvazione del Consiglio del Circolo dei Lettori. La pratica dovrebbe concludersi in tempi brevi. La regia dell'operazione è da attribuire soprattutto a Antonella Parigi, mentre il direttore generale Giuseppe Ferrari ha studiato punto per punto un documento giuridicamente impeccabile sia sul fronte della Corte dei Conti, sia su quello dell'Autorità Anticorruzione.L'accordo è in un certo senso una conseguenza del nuovo corso impresso al Salone del Libro dal direttore Nicola Lagioia. Nic non s'accontenta dell'appuntamento di maggio al Lingotto e di quello autunnale con Portici di Carta: il lancio degli incontri di "Giorni selvaggi" indica la volontà dell'incontenibile Nic di accumulare iniziative tutto l'anno, con un progetto ancor più ambizioso del vecchio Salone Off 365. Ottima idea, ma non a costo zero; mentre il bilancio della Fondazione per il Libro è in grado di far fronte soltanto ai costi del Salone e di Portici. E Lagioia ha già annunciato che non accetterà una riduzione delle risorse. Per la verità, Nic gradirebbe pure ampliare il suo già vasto "parco-direttorini", ovvero i consulenti che al momento sono ben quattordici. Ma su questo punto pare abbia incassato uno stop: per ogni nuovo consulente che entra, un altro deve uscire. E difatti l'ingresso in squadra di Christian Raimo (la cui missione a Londra, peraltro, non peserà sulle casse della Fondazione) coincide con il benservito a Vincenzo Trione.
Aspettando il verdetto sul marchio
Non va dimenticato che quello della Fondazione è un bilancio sub-iudice. Se la nuova stima del valore del marchio (a prescindere dall'esito dell'inchiesta penale) risulterà di molto inferiore al milione e trecentomila fissato nel 2014, nelle casse del Salone si aprirà un bel buco. Non mortale, mi assicurano i capataz della Fondazione: ma neppure trascurabile, direi io.A farla breve, mi par di capire che non stanno con le pezze al culo ma neppure nel paese di Bengodi: e la prudenza finanziaria è d'obbligo.
Da queste considerazioni e su queste basi nasce la convenzione fra Circolo e Fondazione per il Libro: almeno, così me la presentano e così ve la racconto.
Co-organizzazione: chi organizza e chi paga
La convenzione parla di "co-organizzazione stabile": in pratica,la Fondazione per il Libro continuerà a organizzare direttamente - e a carico del proprio budget - il Salone e Portici di Carta, mentre le altre iniziative figureranno come frutto della collaborazione fra il Circolo e la Fondazione, e saranno ascritte al bilancio del Circolo: da Giorni Selvaggi, per l'appunto (che tra l'altro nasce da un'idea del Circolo stesso, e dunque è un cerchio che si chiude), a quelle che in futuro si genereranno dalla vulcanica mente del bulimico Lagioia.Qualcuno si domanderà quale sia il vantaggio per il Circolo: nessuno, in concreto, se non l'eventuale prestigio (dipende dai punti di vista) che può derivare dalla partnership con il Salone del Libro. Ma non c'è neppure svantaggio: il Circolo, con parte del proprio budget destinato all'organizzazione degli eventi, nell'ambito della convenzione organizzerà comunque degli eventi che - seppur intestati al Salone del Libro - riempiranno il palinsesto di via Bogino.
Tutti felici?
Vi risparmio ogni considerazione su quanto sia virtuoso che "le due massime istituzioni della filiera del libro collaborino fra loro": quei vaniloqui le lascio ai politici. Diciamo che di 'sti tempi bisogna fare massa per non essere spazzati via. Il Circolo è finanziato in massima parte dalla Regione. Pertanto la Regione, continuando a finanziare il Circolo (quest'anno il contributo sarà di 1.250.000 euro su un costo di gestione totale di 2.095.000) finanzierà anche, indirettamente, le nuove attività della Fondazione per il Libro: senza peraltro impoverire il palinsesto del Circolo, che in teoria ne uscirà anzi rafforzato.E tutti saranno felici.
Almeno si spera.
Il vicepresidente della Fondazione per il Libro Mario Montalcini è felicissimo. Pare sia felice pure il direttore Nicola Lagioia, che di riffe o di raffe riuscirà a realizzare i propri progetti di ulteriore "espansione" del Salone sull'intero arco dell'anno. Anche il presidente del Circolo, Luca Beatrice, e la direttrice Maurizia Rebola, sembrano soddisfatti: l'operazione non mette in discussione l'autonomia del Circolo e sono svaniti i timori degli anni scorsi, quanto si paventava una "annessione" da parte del Salone.
Quanto ai rapporti personali, risultano ottimi. Lagioia ha addirittura preso casa nello stesso palazzo del Circolo.
Le angosce dello staff
Qualche inquietudine, invece, serpeggia fra i 15 dipendenti della Fondazione per il Libro. E' comprensibile: in teoria, una stretta collaborazione con il Circolo potrebbe preludere a un trasferimento di mansioni al personale di Palazzo Granieri con conseguente taglio dei posti di lavoro nello staff che da qualche mese ha lasciato la vecchia sede di via Santa Teresa per sistemarsi nei locali messi gratuitamente a disposizione dal Comune nel palazzo ex-Isef di piazza Bernini - altro segnale di economie fino all'osso.I vertici della Fondazione e del Comune smentiscono le voci allarmistiche.
Semmai, problemi potrebbero nascere in seguito dell'assessment previsto per la Fondazione, e il conseguente piano industriale che - lo ricordo - è il presupposto per ottenere la ricapitalizzazione da parte della Regione, che ieri a stanziato a tal fine un milione e mezzo. Ma in ogni caso, mi garantiscono, nessuno finirà in mezzo alla strada.
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