La descrizione della serata dai principi di Guermantes occupa un centinaio di pagine nella classica edizione della Nue; io ci ho messo una settimana per leggerle, e non so quanto Marcel Proust per scriverle. Ma tante parole, e tanto complesse, per raccontare la serata d'inaugurazione di MiTo si risolverebbero in una pura perdita di tempo per chi scrive e per chi legge, considerato che ieri sera al Regio, come al solito, non v'era traccia dei messieurs de Charlus né delle Orianes de Guermantes; al limite qualche madame Verdurin, quelle non mancano mai; e insomma, il problema non si pone, soprattutto poiché io non sono Marcel Proust.
Però, non per vantarsi, personaggetti ne abbiamo pure noi qui in paese, e così ieri alle sette, appena entrato nel foyer del Regio, incappo in un Paolo Giordana per nulla dimesso come lo descrivono alcune cronache recenti. Il Sindaco (o Passacarte, dipende dalle circostanze) si duole perché ultimamente lo trascuro un po': "Proprio adesso che di me scrivono i grandi giornali", sottolinea compiaciuto. "Appunto, io non seguo l'informazione mainstream, la precedo", ribatto io. Mi sembra soddisfatto della spiegazione e, a riprova della sua stima, mi rivela che ha bloccato sul cellulare tutti i giornalisti, tranne il sottoscritto. Suppongo perché non lo chiamo mai. Poi va ad abbracciare Alessandro Bianchi.
Alessandro Bianchi è il mancato direttore del Museo del Cinema: "mancato" giustappunto perché il Sindaco e Appendino l'hanno ostracizzato in quanto sospetto di simpatie per il Pd. Dunque la scena meriterebbe, se non un Proust, almeno un miglior cronista. "Siamo amici dai tempi dell'Università", mi rivelano i due, e io capisco perché ai tempi dell'Università frequentavo pochissimo: era una forma di autodifesa preventiva.
Allo scambio d'affettuosità fra antichi compagni di studio si aggiunge Angela Larotella, e così apprendo che fra lei e Paolino è ormai vero amore, e pure quando s'auguravano reciprocamente le peggio cose in realtà erano baruffe tra anime gemelle.
Da perfetto mascalzone convinco i tre riconciliati a posare per una storica foto di gruppo e quindi m'avvio al buffet canticchiando "l'amore non è bello se non è litigarello".
Attorno all'austero ma gustoso buffettame sono già radunati gli ospiti della soirée, e su un tavolo campeggia l'enorme torta che celebra i quarant'anni di Settembre Musica. Per il taglio quelli del Comune hanno avuto un'idea molto carina: hanno invitato tutti i sindaci e gli assessori alla Cultura (quelli ancor vivi) del quarantennio che abbiamo attraversato.
Mi dicono che - con grande rispetto dei ruoli - Appendino ha chiamato gli ex sindaci, e Leon gli ex assessori. La cosa colpisce favorevolmente l'intellighentsia torinese alle prese con la battuta di fassone e il vitel tonné: l'impressione diffusa è che i selvaggioni si stiano adeguando al galateo istituzionale. E' un'evoluzione assai classica, in politica: ma fa sempre la sua bella figura e suscita benevoli commenti.
Ad ogni modo, tra i sindaci hanno accettato l'invito il venerabile e venerando Diego Novelli e il vispo Chiampa, come al solito anima della festa; non ci sono Castellani e soprattutto Fassino. Castellani penso sia fuori città; quanto a Fassino, non so quanto smaniasse di andare a tagliare una torta cheek to cheek con Chiarabella sua.
Degli ex assessori manca soltanto Braccialarghe, ma l'appendista Leon può ammirare live, con visibile entusiasmo, la trimurti Marzano-Perone-Alfieri. La storia, ovvìa.
Al successivo inevitabile brindisi si uniscono anche i "milanesi", ovvero la presidente di MiTo Anna Gastel e - ciò che più conta - l'astuto Sala, che ormai ha capito che broccolare l'Appendino gli conviene: ogni volta se ne torna a casa con in saccoccia qualche pezzetto di Torino.
Mentre i nostri eroi si spartiscono la torta, io me ne vo in giro a molestare questo e quella: l'atmosfera è da primo giorno di scuola, quando rivedevi i compagni di classe e ti scambiavi i ricordi delle vacanze. Trovo il sovrintendente Vergnano ancora inebriato dal clamoroso successo della trasferta del Teatro Regio a Edinburgo; successo che mi viene riconfermato dal direttore dello Stabile Fonsatti, che c'era ma come turista; poi adocchio lo stato maggiore della Fondazione Crt bello carico in vista della riapertura delle Ogr; e quelli del Salone del Libro - il vicepresidente Montalcini e il direttore generale Ferrari - anch'essi alla vigilia di una svolta importante, come potrete apprendere leggendo il post di stamattina all'alba; scambio due parole con il presidente del Tst Vallarino Gancia a proposito della valorizzazione della barbera superiore di Nizza; mi complimento con Patrizia Sandretto, al solito la più elegante della nidiata; persino la Francesca Leon mi parla senza il consueto sguardo smarrito di chi si ritrova a faccia a faccia con un serial killer: anzi, adesso che è diventata a tutti gli effetti assessore alla Cultura si concede una battuta ricordandomi che presto inaugurerà la restaurata Fontana dei Mesi nel ruolo di assessore alle Fontane.
Segue concerto, ovviamente applauditissimo; io però ho dimenticato a casa le mie pillole salvavita, e non sono disposto a rischiare la pelle per amor della musica. Quindi nell'intervallo sgattaiolo verso l'uscita. Manco a dirlo incrocio Chiarabella e mi sento in dovere di giustificare la fuga all'inglese. Le motivazioni mediche la convincono, "devi star bene e continuare a scrivere - mi fa - noi non mancheremo di darti occasione".
Mai dubitato.
Però, non per vantarsi, personaggetti ne abbiamo pure noi qui in paese, e così ieri alle sette, appena entrato nel foyer del Regio, incappo in un Paolo Giordana per nulla dimesso come lo descrivono alcune cronache recenti. Il Sindaco (o Passacarte, dipende dalle circostanze) si duole perché ultimamente lo trascuro un po': "Proprio adesso che di me scrivono i grandi giornali", sottolinea compiaciuto. "Appunto, io non seguo l'informazione mainstream, la precedo", ribatto io. Mi sembra soddisfatto della spiegazione e, a riprova della sua stima, mi rivela che ha bloccato sul cellulare tutti i giornalisti, tranne il sottoscritto. Suppongo perché non lo chiamo mai. Poi va ad abbracciare Alessandro Bianchi.
Eravamo tre amiconi al Regio: da sinistra Bianchi, Giordana e Larotella |
Allo scambio d'affettuosità fra antichi compagni di studio si aggiunge Angela Larotella, e così apprendo che fra lei e Paolino è ormai vero amore, e pure quando s'auguravano reciprocamente le peggio cose in realtà erano baruffe tra anime gemelle.
Da perfetto mascalzone convinco i tre riconciliati a posare per una storica foto di gruppo e quindi m'avvio al buffet canticchiando "l'amore non è bello se non è litigarello".
Dai, puoi farcela! Chiarabella si esibisce nel taglio della torta: la assistono premurosi nonno Novelli, il vispo Chiampa e un'estasiata Francesca Leon |
Mi dicono che - con grande rispetto dei ruoli - Appendino ha chiamato gli ex sindaci, e Leon gli ex assessori. La cosa colpisce favorevolmente l'intellighentsia torinese alle prese con la battuta di fassone e il vitel tonné: l'impressione diffusa è che i selvaggioni si stiano adeguando al galateo istituzionale. E' un'evoluzione assai classica, in politica: ma fa sempre la sua bella figura e suscita benevoli commenti.
Ad ogni modo, tra i sindaci hanno accettato l'invito il venerabile e venerando Diego Novelli e il vispo Chiampa, come al solito anima della festa; non ci sono Castellani e soprattutto Fassino. Castellani penso sia fuori città; quanto a Fassino, non so quanto smaniasse di andare a tagliare una torta cheek to cheek con Chiarabella sua.
Degli ex assessori manca soltanto Braccialarghe, ma l'appendista Leon può ammirare live, con visibile entusiasmo, la trimurti Marzano-Perone-Alfieri. La storia, ovvìa.
Al successivo inevitabile brindisi si uniscono anche i "milanesi", ovvero la presidente di MiTo Anna Gastel e - ciò che più conta - l'astuto Sala, che ormai ha capito che broccolare l'Appendino gli conviene: ogni volta se ne torna a casa con in saccoccia qualche pezzetto di Torino.
Mentre i nostri eroi si spartiscono la torta, io me ne vo in giro a molestare questo e quella: l'atmosfera è da primo giorno di scuola, quando rivedevi i compagni di classe e ti scambiavi i ricordi delle vacanze. Trovo il sovrintendente Vergnano ancora inebriato dal clamoroso successo della trasferta del Teatro Regio a Edinburgo; successo che mi viene riconfermato dal direttore dello Stabile Fonsatti, che c'era ma come turista; poi adocchio lo stato maggiore della Fondazione Crt bello carico in vista della riapertura delle Ogr; e quelli del Salone del Libro - il vicepresidente Montalcini e il direttore generale Ferrari - anch'essi alla vigilia di una svolta importante, come potrete apprendere leggendo il post di stamattina all'alba; scambio due parole con il presidente del Tst Vallarino Gancia a proposito della valorizzazione della barbera superiore di Nizza; mi complimento con Patrizia Sandretto, al solito la più elegante della nidiata; persino la Francesca Leon mi parla senza il consueto sguardo smarrito di chi si ritrova a faccia a faccia con un serial killer: anzi, adesso che è diventata a tutti gli effetti assessore alla Cultura si concede una battuta ricordandomi che presto inaugurerà la restaurata Fontana dei Mesi nel ruolo di assessore alle Fontane.
Segue concerto, ovviamente applauditissimo; io però ho dimenticato a casa le mie pillole salvavita, e non sono disposto a rischiare la pelle per amor della musica. Quindi nell'intervallo sgattaiolo verso l'uscita. Manco a dirlo incrocio Chiarabella e mi sento in dovere di giustificare la fuga all'inglese. Le motivazioni mediche la convincono, "devi star bene e continuare a scrivere - mi fa - noi non mancheremo di darti occasione".
Mai dubitato.
La torta potrebbe essere foriera di cattivi presagi.......
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