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PIANTI SUL LATTE VERSATO: GLI ASSESSORI E IL DESTINO DI LOVERS

E' il giorno della presentazione di Lovers: Parigi e Giusta si fronteggiano
e nei loro sguardi par di cogliere la premonizione del disastro incombente
In secondo piano le prove di dialogo fra Donata Pesenti e Francesca Leon
Hanno tentato di tenere tutto sottotraccia. Mercoledì scorso Laura Milani ha presentato ai soci fondatori del Museo del Cinema il suo piano di rilancio, i soci hanno scoperto che c'è un nuovo problema nei conti, e in ultima analisi hanno deciso tutti insieme di ponzarci su e non dire niente in giro. Purtroppo i soliti rompicoglioni si sono permessi di scrivere notizie più o meno giuste - ciascuno fa quello che può - e comunque a quanto pare io ci avevo azzeccato abbastanza. Così, esasperati dallo stillicidio di notizie, i principali players ieri pomeriggio hanno dato fiato alle trombe, elargendo ai media meditate dichiarazioni.
Quella della presidente Milani l'ho pubblicata e commentata ieri, raccontandovi ulteriori dettagli sul problemuccio finanziario da 500 mila euro, al quale l'Assertiva nella sua esternazione non accenna.
Poi ha pensato bene di farsi sentire l'assessore comunale alle Pari opportunità. Quello, per intenderci, che a suo dire avrebbe salvato il festival del Cinema Gay dandogli un nuovo nome stravagante (Lovers) e una nuova direttrice (Irene Dionisio). La sua dichiarazione però ha scontentato l'assessore regionale alla Cultura Antonella Parigi, che lo ha rimbeccato.
Reduce da un disastro casalingo, affronto questa nuova puntata dell'ennesima telenovela torinese riportando le dichiarazioni dei due assessori. Con gli inevitabili commenti esplicativi, s'intende: sennò un lettore distratto potrebbe cavarne l'errata impressione che siano le dichiarazioni di chi, finora, s'è ben guardato dal ficcare il peperone nelle vicende di Lovers.

La dichiarazione di Giusta

Intanto, leggete un po' che cosa ha da dire il sor Giusta: «Oltre 30 anni di storia di un festival nato per dare voce alla comunità Lgbt non possono essere cancellati con un colpo di spugna e non vedo perché nel momento in cui si procede ad una razionalizzazione delle spese del museo, dovute ad opacità degli anni passate (prendi nota, Giusta, e non far finta di non saperlo: le spese del Museo di cui adesso si discute, e che impediscono di chiudere in pareggio il bilancio preventivo 2018, non sono frutto delle "opacità" del passato, bensì delle nuove necessità che si presenteranno nel 2018. Non ultima, l'esigenza di pagare due stipendi per Lovers, quello della direttrice Irene Dionisio e quello - sotto forma di consulenza - del presidente Giovanni Minerba; consulenza largitagli a mo' di parziale "risarcimento" per averlo rudemente cacciato dalla direzione del festival che lui stesso ha creato e diretto per trent'anni. NdG), a dover pagare lo scotto sia il Lovers. I progetti ci sono e sono importanti, da una possibilità di costruire una rete nazionale ed europea dei festival Lgbt con sede a Torino al promuovere un progetto di industry che metta assieme produttori, distributori e filmmakers (questi sono progetti che ci racconti tu, Giusta mio: in concreto, abbiamo visto un festival che - organizzato da Irene Dionisio, da te piazzata alla direzione senza alcun bando - ha registrato un flop clamoroso. Meno di 18 mila presenze in sala - e non stiamo a raccontarci l'improbabile storiella delle 5000 presenze, indimostrabili, agli eventi off - mentre ancora nel 2016 erano state, a detta del Museo, trentamila. Un dato che avete negato per quattro interminabili mesi. Alla straminchia della trasparenza. NdG). Come Comune abbiamo già iniziato a promuovere il festival presso la rete delle città europee arcobaleno, ma tutto si ferma alle porte del Museo Nazionale del Cinema per quanto riguarda la progettualità futura. Se c'è un problema di bilancio apriamo il piano economico e andiamo ad analizzare le singole voci di costo, provando anche a fare economie (ma sei di coccio? Quest'anno avete ridotto il contributo comunale al Museo in maniera truculenta. Il Museo ha praticato economie feroci, con tagli lineari del 20 per cento su tutti i festival (dichiarazione di Donata Pesenti del 25 maggio scorso), esponendosi a figure pidocchiose, ed è riuscito a pareggiare il bilancio 2017. E adesso tu non riesci a dire altro che "proviamo a fare economie"? Ma di cosa cazzo stiamo parlando? NdG). Mettiamo il presidente e la direttrice in condizione di iniziare a lavorare subito, senza fare l'errore dell'anno passato di costruire un festival in tre mesi (e qui, caro Giusta, esci dalla cronaca per entrare nella leggenda: stigmatizzi "l'errore di costruire un festival in tre mesi" proprio tu che - a causa delle macchinose gabole che vi siete inventati pur di cacciare Minerba e sostituirlo con la Dionisio - sei riuscito a dare una direzione a Lovers soltanto il 23 febbraio, con il risultato di far slittare il festival a giugno. Una data che solo un totale incompetente poteva scegliere per un festival cinematografico: e difatti quella data scervellata è stata una delle ragioni - non l'unica, ma almeno è quella da te stesso ammessa - dell'epico fallimento di Lovers 2017. NdG). Altrimenti può nascere il sospetto che esista una volontà di annegare in un pantano (Giusta, per favore, almeno l'italiano: in un pantano non annega nessuno, semmai s'impantana, e s'inzacchera. NdG) il rilancio del Lovers e perdere un'eccellenza della città e delle regione, distribuendo altrove le colpe ("distribuendo altrove le colpe"? Giusta, non starai per caso tentando di percularmi? Sarei interessato sapere di chi è, a tuo avviso, la colpa di aver fatto carne di porco di quel che restava del Tglff, un festival che già da alcuni anni non se la passava benissimo: come d'altra parte dicevate voi stessi, quando vi comodava dirlo per cacciare Minerba a pedate nel culo. NdG) per poi riuscire nell'operazione di dismetterlo, magari appaltandolo all'esterno».
A stretto giro di comunicato risponde a Giusta l'assessore regionale Antonella Parigi, con una dichiarazione alquanto puntuta:
"Caro assessore Giusta, adesso basta parole, adesso basta demagogia. Metti mano al portafoglio e dimostra, con i fatti, quali sono le tue priorità. Lavoreremo, studieremo, approfondiremo, facciamo sistema non sono più sufficienti.
È il momento di dimostrare quali sono le priorità. Noi come Regione Piemonte abbiamo dato la nostra disponibilità a supportare Lovers, tu cosa fai?
(qui la Parigi si riferisce ai duecentomila euro che dovrebbero versare i quattro soci - Regione, Comune e fondazioni bancarie - in ragione di 50 mila euro cadauno, per consentire al Museo di chiudere il bilancio preventivo 2018. Se Giusta ci tiene a salvare Lovers, non deve far altro che convincere il suo assessore al Bilancio ad allungargli una bella cinquantamila. Smuova il culo, quindi, anziché continuare a blaterare. NdG). Non si può accusare sempre il passato. Perché se dobbiamo guardare il passato prossimo, bisogna anche dire, con onestà, che qualche scelta sbagliata l'abbiamo fatta pure noi (ecco, brava Parigi, ammettilo. Meglio tardi che mai. L'idea di "rinnovare il Tglff" circolava da anni, e circolava dalle parti del pd: già Braccialarghe ne aveva discusso con Barbera. E come sempre l'ardito progetto si basava unicamente sulla cacciata del vecchio direttore, senza che qualcuno si ponesse seriamente il problema di come e perché rimpiazzarlo. Ma quando finalmente i cinquestelle, dopo la conquista del Comune, hanno ripreso in mano il bel progettino e hanno fatto fuori Minerba, ricordo bene che c'eri anche tu fra gli esultanti per quello che voi ci spacciavate per un salvifico rinnovamento. Spiace dirlo, ma la storia è storia. E la storia non ha nascondigli. "Una scelta condivisa e consapevole", dicevi. "Aria nuova, aria nuova", dicevi. E definivi "prefiche" quanti segnalavano i rischi e le deficenze della vostra "aria nuova". Posso dire? Senza offesa? La vostra "aria nuova" fete. Fete di sfiga, di velleitarismo, di supponenza, di disprezzo dell'esperienza. NdG). Non abbiamo capito fino in fondo la natura comunitaria del festival (no, proprio non l'avete capita. Ma non era difficile, capirla. Bastava rinunciare, per un attimo, all'infondata convinzione che voi capite tutto, e gli altri non capiscono un cazzo. NdG) mandando allo sbaraglio un'ottima persona (ti riferisci a Irene Dionisio, immagino. In realtà sono state mandate allo sbaraglio - peggio, al macero - persone ancor più ottime. L'intera squadra del Tglff è stata dispersa per far posto a signorini e signorine graditi all'ottima Dionisio; signorini e signorine dei quali io ho avuto modo di apprezzare soltanto lo stravagante approccio ai diritti della libera informazione: sono quei piccoli genii che ululavano "voi giornalisti scrivete solo bugie" quando scrivevo che le sale del loro magnifico festival erano semivuote. Mi piacerebbe tanto che voi due, egregi Giusta & Parigi, vi rileggeste questo mio post del 21 giugno, "La rivoluzione non è un pranzo di gala", che so esservi tanto dispiaciuto all'epoca. Ditemelo adesso, che cosa c'era di sbagliato in ciò che scrivevo. Ma già, in questa città la critica è disfattismo: non bisogna parlare al manovratore, sicché possa accumulare impunemente minchiate su minchiate. NdG). Se vogliamo ragionare (massì, provateci, una volta tanto, tutti insieme, e vedrete che fantastico effetto che fa. NdG), ognuno si prenda la sua responsabilità, anche chi ha proposto una scelta in nome di una comunità (eh già, anche questo: il signor Sotutto Giusta s'è presentato come interprete unico del sentire della comunità gay. I risultati li abbiamo visti tutti, caro assessore nonché ex presidente dell'ArciGay Torino. NdG), che evidentemente non condivideva quella strada".

Avete finito? Grazie. Adesso parlo io. Quello che paga

Vabbé. Adesso posso dire una cosa io? Anzi, ve ne dico quattro.
1) A me sembra surreale che le attività istituzionali del Museo del Cinema, che ha un bilancio totale attorno ai 14 milioni di euro, siano messe in discussione, fino a paventare l'eventualità di rinunciare a un festival, per uno sbilancio di duecentomila euro - o fossero pure cinquecentomila. 
2) Considero un insulto alla città, nonché all'intelligenza umana, venire a raccontarmi che un Comune come quello di Torino, pur in difficoltà economiche estreme. non è davvero in grado di scovare i cinquantamila euro (o cifre analoghe) necessari per risolvere la situazione. Se proprio non sanno dove sbattere la testa, rinuncino ai fuochi di San Giovanni: per farli come quest'ultima volta, tanto vale lasciar perdere e destinare quei soldi a più utili scopi.
3) In ogni caso, mi rifiuto di credere che il destino stesso di un primario gioiello cittadino qual è il Museo del Cinema dipenda esclusivamente da poche decine o centinaia di migliaia di euro. E gradirei sapere esattamente ed immediatamente, per vie ufficiali e non traverse, come effettivamente stanno le cose.
4) Alla luce dei primi tre punti, invito i soci pubblici del Museo del Cinema, ovvero Regione e Comune, ai quali io e gli altri cittadini di questa infelice città abbiamo affidato il destino del nostro gioiello, a spiegarci seduta stante, senza reticenze e in termini chiari, coerenti e credibili, la reale natura del problema; di smettere di trattarci come bambini deficienti; di rinunciare senza indugio a qualsiasi atteggiamento paternalistico, ai silenzi ambigui, ai "lasciateci lavorare". 
Frasi come "sarà nostra premura comunicare l’esito delle decisioni, non appena saranno ufficiali ed effettive", sia detto con il massimo rispetto, andate a dirle alle vostre sorelline: siamo abbastanza adulti, e comunque paghiamo abbastanza caro, per pretendere non soltanto di conoscere le decisioni di lorsignori "appena saranno ufficiali ed effettive", ma anche, e soprattutto, di sapere fin da subito quali sono le criticità, quali le ipotesi sul tappeto, quali i conti economici (al centesimo, grazie), e quali le posizioni dei diversi enti pubblici coinvolti.
E vi sia ben chiaro, signori belli: la mia non è l'umile istanza del suddito. 
No.
E' l'indiscutibile e inappellabile pretesa del padrone: di colui, cittadino contribuente elettore, che vi paga gli stipendi, e che con il suo voto certifica il vostro ruolo e gli scranni che temporaneamente occupate in nome e per conto suo.
Capito? Basta chiacchiere e messaggini in codice a mezzo Ansa: fateci vedere le carte e parlate chiaro e diretto. Subito.
Non per un generico dovere di trasparenza. Ma perché state cominciando seriamente a innervosirmi.

Commenti

  1. spero ci sia presto trasparenza e merito al presidente Giovanni Minerba per il grande lavoro iniziato con Ottavio Mai e portato avanti con non pochi sacrifici,ma anche tante soddisfazioni,da Giovanni Minerba. è davvero antipatico non riconoscere e dare merito alle competenze e al lavoro altrui.

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