Appendino, Finardi e Leon durante la presentazione del calendario degli eventi del 2018 |
E gli dà pure un nome, a quel "festival autonomo". Si chiamerà, indovinate un po'?, Torino Jazz Festival.
Insomma, Chiarabella ci ha ripensato. Lei, che per anni ha frantumato i santissimi a Fassino&Braccia sparando a zero contro il Torino Jazz Festival che "dà 200 mila euro nella pura logica del grande evento". Testuali parole della candidata sindaco, mica me le invento io. E il bello è che io ero - e resto, io - totalmente d'accordo.
Ciò non mi turba. Magari il nuovo Torino Jazz Festival sarà completamente diverso da quello vecchio; sarà splendido splendente e partecipato e condiviso e periferico. E comunque io non pretendo la coerenza contro ogni evidenza. Soltanto i cretini non cambiano mai idea.
Ma.
Ma c'è pure chi non ascolta mai nessuno, chi ha la verità in tasca, chi impartisce lezioni quando ancora non ha imparato niente. E soprattutto c'è chi gli entra prima in culo che in testa.
Ecco. Quelli un po' di fastidio me lo arrecano.
Ragioniamo con calma.
Io fino a un certo punto ti capisco, Chiarabella. Vinci le elezioni e vabbé, non è il tuo primo pensiero cancellare il Torino Jazz Festival. Lo tieni a bagnomaria, finché non scoppia il casino al Salone del Libro. E lì, tu o qualche bel talento della tua squadra escogitate la minchiata del "rinforzino": se il Salone rischia il naufragio, dite giubilanti, noi gli affianchiamo il Festival Jazz, così la gente arriverà a frotte da tutta Italia per ascoltare il jazz, e andrà anche al Salone.
Geniale.
Per "segnare la discontinuità" con Tjf vi inventate un nome, "Narrazioni Jazz", che è una garanzia di fallimento, perché non si capisce che vuol dire, però fa tristezza lontano un miglio. E presentate la vostra bella trovata in pompa magna, gonfi di spocchia come tacchini la vigilia di Natale.
Narrazioni Jazz va come non poteva non andare: di schifo. Oscurato dal Salone. Ma ammetterlo mai, eh? Tipo i coniugi fedifraghi, eh? Negare, negare sempre. Alle richieste di informazioni sui risultati di Narrazioni Jazz non c'è uno straccio di sindaco, assessore, portaborse o reggicoda che si prenda la briga di rispondere in ottemperanza a quello che è un vostro preciso dovere e un mio inalienabile diritto, dato che pago lo stipendio all'intera combriccola.
Alla fine - come sempre accade ai coniugi fedifraghi - ti tradisci da sola, Chiarabella, suggerendomi, con uno dei tuoi pittoreschi post su Fb, lo strumento tecnologico per accertare il flop di Narrazioni Jazz.
Dopodiché la procedura è nota. Intanto individui il responsabile del disastro nell'innocente direttore, vittima prima delle vostre pensate stravaganti. Lo cacci. Ne scegli uno nuovo che ti va a genio (di bandi manco a parlarne, mi raccomando: fanno male alla pelle). E finalmente annunci a favore di microfoni che avete "fatto una valutazione" e vi è "parso opportuno".
Cioé, ma spiegami: tu i soldi li caghi?
Beata te.
Io no, purtroppo.
Quindi mi incazzo.
No, voglio dire. Narrazioni Jazz è costato 600 mila euro. Di questi, 50 mila li ha messi il Comune, prendendoli dalle mie tasche; e gli altri 550 mila li hanno tossiti gli sponsor. Sponsor che - se non sono completamente idioti - hanno cacciato i soldi sperando in un ritorno d'immagine, in una manifestazione vincente, in un qualche straccio di tornaconto. Altrimenti, tanto valeva che se li spiciassero alle slot, giusto?
E adesso tu vieni a dirmi che hai - anzi, "avete" - "fatto una valutazione"? Che Narrazioni Jazz è stato una specie di esperimento per capire cosa è "opportuno"? Cioé, abbiamo pagato una scuola guida da seicentomila euro? Tu mi stai dicendo che abbiamo buttato nel cesso 600 mila euro - diconsi s-e-i-c-e-n-t-o-m-i-l-a - soltanto per convincerti che quell'idea era una sovrana stronzata?
E per favore, non rispondermi "ma Fassino, ma il piddì, ma Barbablù". Io aprivo i culi a questa banda di scoppiati che tu ancora stavi all'asilo, quindi non prendo lezioni di par condicio. La par condicio dell'incapacità dannosa la conosco benissimo. Ma non è un buon motivo per pagare e stare zitto. Non l'ho mai fatto, non comincio adesso per i tuoi begli occhi.
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