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MUSEO DEL CINEMA: INDECISI A TUTTO, CI PENSANO SU

Il Museo del Cinema è ancora a corto di spiccioli, ai soci tocca
mettere mano al portafogli. L'alternativa è sacrificare Lovers
A metà pomeriggio arriva questa dichiarazione dell'Assertiva Presidente Laura Milani, a seguito della riunione dei Soci Fondatori del Museo del Cinema, tenutasi il 29 novembre. L'Assertiva ha voluto riflettere ben bene, prima di parlare. 
Ecco le Laura's words: “Il cambiamento richiede tempo, lo abbiamo chiarito sin dall'inizio. E si fa un passo per volta. I Soci Fondatori si sono dati un tempo per riflettere sulle decisioni da prendere, avendo per la prima volta a disposizione anche un piano strategico triennale. Un momento importante, necessario per valutare e riflettere sull'approfondito e ampio lavoro svolto e presentato durante il Collegio, e per il quale si sono complimentati; hanno compreso appieno la crucialità del momento (minchia, che genii! NdG) per il Museo Nazionale del Cinema. Reputo sia un atteggiamento attento, frutto di un lavoro consapevole che guarda al presente e al futuro con serietà. Trasformare problemi in opportunità era e rimane un obiettivo, e i Soci Fondatori lo hanno compreso appieno (riminchia, dei supergenii! NdG). Assiomi importanti di questo progetto sono certamente la collaborazione, il rispetto, la fiducia e la responsabilità. Sarà nostra premura comunicare l’esito delle decisioni, non appena saranno ufficiali ed effettive”.
Insomma, nottata persa e figlia femmina. Ci pensano su. E' più di un anno che ci pensano su. Con splendidi risultati, come ognuno ben può vedere.

Il problema vero sono i soldi, come vi ho spiegato ieri. I progetti sostanzialmente sono quelli che vi avevo anticipato nel mio articolo sul Corriere di domenica scorsa: apertura alla città, commistione con le altre arti, attenzione ai nuovi modi di fruire il cinema... Ma intanto manca ancora mezzo milione per chiudere il bilancio previsionale 2018. Attenti: sono 500 mila euro in più, al netto del taglio dei contributi deciso dal Comune, che a seconda dell'ottimismo dell'osservatore varia tra i trecento e i seicentomila euro, e che è già stato recuperato con le economie fino all'osso decise negli ultimi mesi. 
Il mezzo milione di cui vi parlo è il risultato della previsione di spese che nel 2018 saranno necessarie. Infatti salirà il costo del personale Rear; serviranno interventi di manutenzione importanti: e si dovranno pagare nuovi stipendi. Si dovrà infatti pagarer un direttore, che adesso non c'è ma - si spera - verrà presto scelto e, si presume, non lavorerà gratis. A ciò si aggiunge il compenso previsto dal contratto di collaborazione del presidente di Lovers, Giovanni Minerba, compenso che è andato a sommarsi a quello della direttrice Irene Dionisio: oppure la liquidazione dovuta a Minerba se il contratto (biennale) non venisse rinnovato.
Il fatto è che altre economie sono impossibili. Il Tff, ad esempio, è al limite della sopravvivenza dignitosa: tre sale in meno, i film ridotti del 22 per cento, niente ospiti di richiamo internazionale, neppure due salatini per la mestissima festa d'inaugurazione. Si pensa quindi di recuperare trecentomila euro aumentando il biglietto d'ingresso del Museo, e portando al totale autofinanziamento CinamAmbiente, che per ovvi motivi d'immagine è il più "vendibile" agli sponsor: secondo gli ultimi dati disponibili (bilancio previsionale 2017 del Museo del Cinema)CinemAmbiente costa 355 mila euro, e raccoglie 173 mila euro di sponsorizzazioni, più 35 mila di contributo ministeriale. Mancherebbero ancora all'appello duecentomila euro. La soluzione più logica sarebbe un sforzo "una tantum" da parte di quattro dei soci: Regione, Comune e le due fondazioni bancarie
Con un contributo extra - solo per quest'anno - di cinquantamila euro a cranio il Museo approverebbe entro il 31 dicembre il bilancio di previsione 2018, così da sopravvivere almeno per i prossimi sei mesi. Quanto basta, forse, per attuare le misure "strutturali" previste dal piano della Milani.
Il Comune non è entusiasta, all'idea di tirar fuori altri soldi, visto che finanziariamente sta alla canna del gas. Ma l'alternativa è peggiore. Se il Tff non si può immiserire oltre; e CinemAmbiente deve (e forse può) salvarsi da solo, restano soltanto due possibili vittime: il Torino Film Lab e Lovers. Il Torino Film Lab ha però una valenza anche economica, e sta dando frutti eccellenti. Rischia invece forte Lovers. Tanto più dopo l'ultimo, inquietante flop. Cancellare Lovers, o quantomeno accorparlo al Tff facendone una sezione del festival maggiore, sul piano economico funzionerebbe: Lovers costa (sempre secondo il previsionale 2017) 432 mila euro, di cui 171 mila per collaborazioni professionali, 40 mila per la promozione, e 104 mila per i costi nel periodo del festival, e dunque anche soltanto con l'accorpamento alcuni risparmi sono ipotizzabili. Ma la recente presa di posizione del Coordinamento Torino Pride fa capire che qualsiasi intervento su Lovers non passerebbe senza feroci proteste. E il Comune - segnatamente l'assessore Marco Giusta - non intende rinunciare a Lovers dopo aver tanto battagliato per impossessarsene.

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