Il buco provocato dall'esplosione: in seguito a questo ridicolo danno (già da tempo riparato) il Museo è chiuso da cinque anni |
Nell'occasione ho sentito la brava portavoce dell'assessore Parigi che mi ha fornito il nuovo cronoprogramma della riapertura del Museo: entro quest'autunno, mi assicura, riapriranno gli uffici; entro la primavera del 2019 riaprirà una parte degli spazi espositivi (il cosidetto "lotto 14") e finalmente, tra fine 2019 e inizio 2020, riaprirà il resto del Museo. Sempre che, beninteso, lo consenta la burocrazia, freno costante allo scioglimento dell'annoso groviglio.
Ho perso il conto dei cronoprogrammi che ho raccolto in questo interminabile lustro. Ormai la fede vacilla, ma il dovere del cronista non muta: io riferisco, e spero.
Il 3 agosto del 2013 ero, come oggi, qua nella casa sulla scogliera, quando la rete mi annunciò che a Torino era saltato in aria il Museo Regionale di Scienze Naturali. Mi allarmai non poco, sul momento: in quel periodo al Museo di Scienze ci lavoravano parecchie persone amiche, e la mia prima preoccupazione fu per loro. In subordine anche per il Museo, beninteso.
Per fortuna, come spesso accade con le prime notizie, soprattutto se in rete, anche quella era lievemente esagerata: in realtà una bombola antincendio era esplosa causando un grosso buco nel pavimento di un corridoio. Era comunque necessario chiudere il museo per riparare il danno e verificare la sicurezza dell'edificio.
L'allora assessore regionale Michele Coppola, prontamente accorso sul luogo del sinistro, garantì che il Museo avrebbe riaperto senza fallo entro l'estate successiva. L'estate del 2014.
Da quel dì, quasi tutto è cambiato, a Torino e nelle nostre piccole esistenze, com'è naturale che sia in cinque anni. Capelli ingrigiti, prospettive mutate, illusioni perdute e saggezze conquistate a prezzi feroci. La vita va, danzando al tempo di un bolero, fortune e sciagure si susseguono con le stagioni e insomma, tutto scorre. Anche nei palazzi del potere. Coppola ha lasciato il cadreghino ad Antonella Parigi e adesso lavora a Banca Intesa dove finalmente ha i soldi per fare davvero l'assessore alla Cultura, però più in grande; e Antonella Parigi, che all'epoca collaborava con il Museo di Scienze in qualità di direttrice del Circolo dei Lettori, è diventata assessore regionale alla Cultura, e si è ritrovata fra le palle l'infinita sofferenza del Museo di Scienze.
Già. Perché l'unica cosa che non è cambiata - nello sprofondo di tempo che sono cinque anni del nostro fugace passaggio sulla terra - è il Museo di Scienze. Chiuso oggi, 3 agosto 2018, come il 3 agosto 2013.
Non sto a riassumervi la never ending story. Se proprio vi interessa, qui nel blog potete selezionare l'etichetta "Museo Regionale di Scienze Naturali" e vi compare la giaculatoria dei rinvii. Oppure vi leggete il post che vi linko qui, con le ultime notizie e un decente riassunto delle infinite puntate precedenti. Fate conto che la riapertura, di rinvio in rinvio, già nel 2016 venne infallantemente fissata per il 2018, nero su bianco fra i 38 obiettivi dei direttori generali della Regione da raggiungere entro quell'anno.
E la smisurata illusione della Fondazione Piemonte Torino Musei che avrebbe d'incanto risolto i problemi sia dei musei civici, sia del Museo di Scienze? Vogliamo parlarne, della nostra isola non trovata? Il Re di Spagna fece vela cercando l'isola incantata, però quell'isola non c'era e mai nessuno l'ha trovata: svanì di prua dalla galea come un'idea, come una splendida utopia, è andata via e non tornerà mai più... A oggi, il disegno di legge regionale sul "nuovo" Museo di Scienze attende ancora di essere esaminato in Commissione. Quanto alla necessaria modifica dello Statuto della Fondazione Torino Musei, dovrà essere approvata dalla Giunta regionale, e da Giunta e Consiglio comunali. La va ad essere lunghetta...
Vabbé. Con il dovuto rispetto per Gozzano e Guccini, e soprattutto per i dipendenti che sono le vere vittime di una situazione assurda e frustrante, a me la nostra isola non trovata un po' fa ridere. E molto incazzare. Così, quando mi annoio, chiamo la Parigi e le chiedo: "E il Museo di Scienze?". Tipo "e i marò?". Perfidamente afflittivo.
Condivido la sua afflizione.Avendo frequentato la facoltà di Scienze Naturali, per molto tempo,la biblioteca e il museo sono stati un po'casa mia.
RispondiEliminaMi auguro che davvero questa volta cambi qualcosa.