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MA DIAMO I NUMERI? I MUSEI SECONDO LEON E LE POSTILLE DEL PRECISINO

Francesca Leon e l'interpellanza sui musei
Insomma: ieri in Consiglio comunale discutono questa interpellanza di Lo Russo, il capogruppo del pd, intitolata "Musei torinesi in sofferenza". Il pretesto dell'interpellanza è il calo delle presenze nei musei torinesi nei primi quattro mesi del 2018. Lo scopo è frantumare i cabasisi all'amministrazione, con le solite domande retoriche: se sia vero che i musei perdono visitatori, quali siano le cause del calo, com'è possibile che calino se è vero che i turisti aumentano, e come pensi l'amministrazione di trovare un rimedio.
Ma cosa vuoi che ne sappiano. A dirsela tutta, nessuno di quelli che stanno in quell'aula capisce una benamata di 'ste robe, comunque non più di quel che capisca io di astronomia. Con la differenza che io non pretendo di tenere lezioni di astronomia.
Ad ogni modo lì stanno a interpretare le pantomima, e se la sfangano come possono. Lo Russo interpella, Leon risponde all'interpellanza, e non muore nessuno; a parte il senso del ridicolo.
La cosa non mi farebbe né caldo né freddo se non fosse che, nella sua risposta, l'interpellata Leon fa la cosa che più mi manda ai matti. Gioca coi numeri per imbambolare l'interpellante. Che imbamboli l'interpellante me ne sbatto. Però si tratta di imbambolamento pubblico, pagato con soldi miei e tecnicamente e teoricamente (molto teoricamente) in nome e per conto mio: dal che discende che in quei punti della sua risposta Maiunagioia sta cercando d'imbambolare, indirettamente, pure me. Ora, voi sapete come sono fatto: buono e caro, ma non cerchino di percularmi, perché allora mi incazzo. Se ci tengono a perculare qualcuno, si rivolgano ai propri cari. 
Morale. Stamattina mi trovo nella posta l'intero discorsetto della Leon, e quando mi casca l'occhio sui passaggi dove magheggia con i numerini mi parte l'embolo e non mi tengo: benché risoluto (per una volta) ad andare in spiaggia, sento il dovere morale nei miei confronti di trascorrere la mattinata a fare la maestrina dalla penna rossa. 
Poco male: è pur sempre meglio che ritrovarsi la sabbia nel costume: e comunque mi basta alzare gli occhi dal pc per commuovermi. Però, eccheccazzo, al 31 di luglio, ancora a sminchiarsi? Dove stia il gusto di perculare il prossimo con 'sto caldo, davvero non lo capisco.
Ad ogni modo. Senza farmi cascare l'ernia, ho ripreso un paio di passaggi della risposta di Leon che specialissimamente abbisognavano di chiarimenti, e ho chiarito. Poi, per completezza di cronaca, alla fine vi incollo pure il testo completo dell'intervento. Non c'è niente di nuovo, ma se vi interessa leggetevelo: magari sotto l'ombrellone, quando avete finito le sciarade della Settimana Enigmistica. E, per piacere, adesso sia vacanza per tutti.
In neretto riporto le frasi pronunciate da Maiunagioia, seguite dai numeri e dai dati che consentono di meglio cogliere il quadro complessivo. 

1) "Se veniamo ai dati 2017 scopriamo che le visite ai musei aumentano nonostante non fossero in calendario mostre cosiddette blockbuster. In regione si registra un aumento complessivo dell’11%. A Torino e area metropolitana l’aumento è +1,7%".

Allora: venendo ai dati veri, nel 2017 crescono i Musei Reali (visitatori +14,8 per cento rispetto al 2016, senza tener conto dello spazio espositivo di Palazzo Chiablese) avvantaggiati dai nuovi allestimenti e dal nuovo stile gestionale della direttrice Pagella. Zoppica l'Egizio che perde lo 0,8% forse perché la mostra "Missione Egitto" non spacca come quella del 2016 "Il Nilo a Pompei". Cresce la Venaria Reale con un +4,5% dei biglietti staccati. Anche altri musei mettono a segno discrete performances.
Ma nel 2017 i Musei Civici, quelli che subiscono direttamente i contraccolpi delle scelte e delle decisioni del Comune, beh, quei quattro sventurati musei il +1,7% di visitatori che Maiunagioia sbandiera con tanta sicumera manco lo vedono col binocolo. E' la solita statistica del pollo: i Musei Civici nel 2017 perdono pesantemente, gli altri crescono o almeno reggono, e così la media dei visitatori nei musei torinesi risulta essere +1,7%.

Palazzo Madama, Gam, Borgo Medievale e Mao nel 2017 hanno avuto 616.960 visitatori. Un crollo, anno su anno, di quasi il 25%. Erano stati 809 mila nel 2016 e 790 mila nel 2015.
Palazzo Madama nel 2017 è stato visitato da 228.404 persone. Nel 2016 furono 310 mila.
Il Mao chiude il 2017 con 93.400 presenze: nel 2016 furono 109 mila, e 106 mila nel 2015.
L'unico con un risultato positivo nel 2017 è stato il Borgo Medievale, che con 149.607 visitatori cresce rispetto ai 143 mila del 2016 e ai 112 mila del 2015. Adesso la Fondazione Musei, stroncata dai tagli dei finanziamenti, ha rinunciato al Borgo, e dal 1° aprile lo ha restituito al Comune. Quindi, il Borgo è di direttissima competenza di Chiarabella, Maiunagioia e tutti gli altri espertoni: chi sdottoreggia di gestione e programmazione museale immagino saprà mantenere nel 2018 almeno i 149 mila visitatori del 2017.
Intanto la Gam, pur con la mostra "Colori", stabilisce un record negativo: nel 2017 perde più di centomila visitatori in un anno, e duecentotrentamila in due anni: crolla infatti a 145.549 presenze nel 2017, contro le 247 mila del 2016 e le 372 mila del 2015: quando fece il pieno grazie al blockbuster Monet.


2) "L’osservatorio culturale del Piemonte ha dato conto della prima rilevazione dei dati delle visite del primo quadrimestre del 2018 segnalando un calo del 7,3% (giusto per essere precisini, risulterebbe il 7,8 per cento... NdG) nel periodo rispetto al 2017.
... Poi, analizzando più attentamente i dati relativi al primo quadrimestre 2018, emergono chiaramente differenze di risultato a seconda della prevalenza del pubblico di riferimento. In particolare si rileva che sono in ripresa rispetto allo scorso anno i musei a forte presenza di pubblico residente, mentre arretrano quei musei a maggiore trazione “turistica”.


Concordo sul fatto che il calo delle presenze per Egizio, Cinema e Venaria sia la logica conseguenza dell'andamento negativo dei flussi turistici. Ma l'assessore nella sua risposta parla dei primi quattro mesi del 2018 e ignora o finge di ignorare (come forse ignora l'interpellante La Russo) i dati dell'intero primo semestre per quelli che Maiunagioia definisce "i musei a forte presenza di pubblico residente", ovvero i superstiti tre musei civici (Palazzo Madama, Gam e Mao) che sono un po' sfigatelli e attirano meno i turisti. E allora vediamoli 'sti dati: a maggio e giugno il solo Palazzo Madama ha confermato il buon andamento, mentre la Gam è di nuovo sprofondata. Il risultato complessivo della Fondazione Musei nei primi sei mesi del 2018 è positivo (+2%) rispetto allo stesso periodo dell'annus horribilis 2017, ma soltanto in virtù della performance di Palazzo Madama (+10%) mentre il Mao naviga mestamente attorno al -1% e la Gam s'immerge a -5%.
Comunque Maiunagioia nella sua risposta conferma che anche almeno nei primi quattro mesi del 2018 il turismo a Torino è diminuito, come negli ultimi mesi del 2017. Trattandosi di un trend di lunga durata, credo che si pecchi d'ottimismo a spiegarlo con le avversità climatiche e i ponti che non pontificano abbastanza. Di conseguenza considero un po' leggerina la domanda retorica che nel suo intervento si pone Maiunagioia:
"E’ davvero un campanello di allarme? Vedremo".
Ma vedremo cosa, benedetta donna? Certo che è un campanello d'allarme! 
Capisco che ogni situazione è da interpretare (cit. Altan) e che le opinioni sono libere, ma almeno sulla Gam sei disposta a convenire che c'è qualcosa che non va? Insomma: non è normale, e non rientra nella logica delle inevitabili "oscillazioni", che nell'arco di tre anni, dal 2015 al 2017, un museo perda due quinti dei visitatori; che nei primi sei mesi del 2018 continui a perdere il 5 per cento, mentre Palazzo Madama - che per tua stessa ammissione si rivolge allo stesso "pubblico residente" - cresce del 10%; e che anche una mostra che punta su un nome noto e "popolare" come quello di Guttuso non funzioni da richiamo, fermandosi tristemente a 55 mila presenze.
Io non sono nessuno; peggio, sono il fesso che paga il conto. Però, sommessamente, suggerirei una riflessione: siete sicuri che il problema della Gam non stia nel manico? Che - indipendentemente dalle proposte espostive - qualcosa non funzioni sul piano del marketing, della visibilità del museo, delle attività promozionali? Siete sicuri che cambiare il direttore sia il rimedio infallibile? No, perché azzeccare un simile filotto di insuccessi non è facile. E non puoi dare sempre la colpa alla pioggia.

Non discuto invece la weltanschauung che Maiunagioia espone nella seconda parte della sua risposta: si tratta dei principi di politica museale del M5S che l'assessore ha ribadito fin dall'inizio del suo mandato; e sono perfettamente rispettabili come qualunque altra visione che non promuova la distruzione fisica delle opere.
Non concordo con molte delle affermazioni leonine, ma Francesca ha il diritto e il dovere di pensarla come meglio le aggrada e come le circostanze politiche impongono. E rispettosamente riporto il testo completo dell'intervento che il mio assessore favorito ha letto in Consiglio comunale. Come sempre a futura memoria.

La risposta di Francesca Leon

Il 12 luglio 2018 sono stati presentati i dati dell’Osservatorio Culturale del Piemonte a cui sono stati invitati tutti i consiglieri di Comune e Regione.
In quella occasione sono stati presentati i dati relativi al comparto culturale per il 2017. L’appuntamento è stato l’occasione per una analisi sul lungo periodo di attività dell’Osservatorio Culturale del Piemonte, giunto ai suoi vent’anni di vita che hanno dato conto dell’andamento complessivo del comparto culturale dal 1998 al 2017. Nel 2016, inoltre, sono stati messi a confronto i dati del comparto degli ultimi dieci anni.
Tutti i dati sono pubblici e messi a disposizione sul sito dell’Osservatorio culturale del Piemonte insieme a tutte le relazioni degli anni passati, dunque per chiunque sono disponibili al di là di ciò che viene pubblicato sulla stampa. Sito www.ocp.piemonte.it (a dire il vero l'interpellanza fa riferimento ai dati del primo quadrimestre del 2018, pubblicati dai giornali. Quei dati nel rapporto dell'Osservatorio non ci sono, se non un fuggevole e vago accenno. I numeri li ha resi pubblici l'Osservatorio stesso soltanto in seguito alle pressanti sollecitazioni dei giornalisti. Quindi Leon si eviti le ironie su "ciò che viene pubblicato sulla stampa". Stavolta proprio non è il caso. NdG)
Il primo dato da rilevare, in questa analisi di lungo periodo è che a fronte di un incremento costante di risorse, dal 1998 al 2007, il comparto ha avuto una crescita complessiva (risorse, partecipazione) anche molto superiore alle medie di crescita nazionali, in particolare per il settore dei musei e dei beni culturali.
Dal 2008 in avanti, però, sul fronte delle risorse complessive destinate al comparto pubbliche e private a livello regionale, c’è stata una forte e repentina riduzione che riporta le risorse del 2016 a poco di più di quanto fosse disponibile nel 1998: 227 milioni valuta corrente nel 1998 contro 264 milioni in valuta corrente nel 2016. Il massimo di risorse annuali disponibili nei vent’anni precedenti venne registrato nel 2005 con 403 milioni in valuta corrente. Poi, con alti e bassi, dopo il 2007, le risorse sono scese in picchiata.
I 264 milioni del 2016, rappresentano un primo segnale controtendenza con un aumento di circa il 7% rispetto all’anno precedente (ma nel 2017 il primo bilancio Appendino vi ha posto lestamente rimedio, e anche con il bilancio 2018 si è confermato il taglio di una milionata rispetto al 2016. NdG).
Non dimentichiamo che ad aggravare la situazione di crisi degli ultimi anni concorre il ritardo cronico nell’erogazione dei contributi da parte degli enti locali che ha raggiunto anche i due anni di ritardo (ma dai? Sai che non ce n'eravamo accorti? NdG), sommando a questo anche l’incertezza circa le risorse disponibili che per lungo periodo e in alcuni casi a tutt’oggi, sono state deliberate in chiusura dell’anno, senza dimenticare che ancora oggi paghiamo le conseguenze dell’assegnazione di beni immobili al posto dei contributi (e quella fu una trovata esiziale, lo sappiamo bene. Però neanche tagliare selvaggiamente i contributi è una gran figata... NdG).

Questa riduzione di risorse e le modalità di erogazione hanno determinato conseguenze diverse a seconda dei comparti.
Se il sistema museale ha dimostrato, in un quadro di calo delle risorse, una maggiore capacità di resilienza, riuscendo a capitalizzare gli investimenti del decennio precedente, dimostrazione ne sia l’aumento costante di visite, seppure con oscillazioni da un anno all’altro, il settore dello spettacolo dal vivo ha avuto negli anni successivi al 2007 una fase di arretramento con la chiusura di numerose compagnie e imprese culturali, a seguito dei tagli di risorse. In un quadro di lungo periodo quello dello spettacolo dal vivo appare in tutta la sua fragilità, non essendo state messe in atto politiche e provvedimenti che potessero in qualche modo risolvere fragilità strutturali di questo comparto.

Il settore più in crisi è sicuramente quello cinematografico che tra il 2016 e il 2017 ha perso il 12% di biglietti venduti.

Se veniamo ai dati 2017 scopriamo che le visite ai musei aumentano nonostante non fossero in calendario mostre cosiddette blockbuster.

In regione si registra un aumento complessivo dell’11%. a Torino e area metropolitana l’aumento è +1.7%.

L’osservatorio culturale del Piemonte ha dato conto della prima rilevazione dei dati delle visite del primo quadrimestre del 2018 segnalando un calo del 7,3%
(per la precisione il 7,8%, NdG) nel periodo rispetto al 2017.

E’ davvero un campanello di allarme? Vedremo. Al di là della strumentalizzazione politica, anche negli anni precedenti ci sono state oscillazioni (v. calo visite nei musei tra il 2008 e il 2009, in un quadro di conferma nel numero di visitatori tra il 2006 e il 2008 e tra il 2011(anno delle celebrazioni del 150° unità d’Italia e il 2012).

Ma se ragioniamo in una dinamica di lungo periodo le oscillazioni sono parte di un fenomeno complesso dove non si può crescere all’infinito e sempre con lo stesso incremento. Il sistema si è assestato su livelli alti, siamo passati dai 600 mila visitatori del 1997 a oltre 5 milioni del 2017. E siamo quasi al limite delle capacità di carico dei principali musei.

In più il dato parziale dei primi 4 mesi dell’anno di per sé non è significativo dell’andamento complessivo delle attività dei musei di Torino e del Piemonte poiché il numero di visite non rappresentano la totalità dei parametri di valutazione sulla performance delle istituzioni museali. L’osservatorio culturale del Piemonte, che rileva i dati territoriali su cui insiste, non può inserire nell’analisi i risultati ottenuti, ad esempio, dalle attività internazionali delle istituzioni culturali: le mostre dell’Egizio o del Castello di Rivoli in collaborazione con la Gam a San Pietroburgo, o ancora le attività della Fondazione Merz e della Fondazione Sandretto
(istituzioni private, NdG), così come le tournée del Teatro Regio all’estero (
in parte annullate per risparmiare: comunque adesso abbiamo altri sistemi per farci conoscere all'estero... NdG) o ancora delle produzioni di spettacolo distribuite in italia e all’estero. La crescita reputazionale della nostra città passa anche attraverso questo tipo di capacità produttiva e di relazione con il resto del mondo.

Poi, analizzando più attentamente i dati relativi al primo quadrimestre 2018, emergono chiaramente differenze di risultato a seconda della prevalenza del pubblico di riferimento. In particolare si rileva che sono in ripresa rispetto allo scorso anno i musei a forte presenza di pubblico residente, mentre arretrano quei musei a maggiore trazione “turistica”.

Da un lato quindi i musei riescono a coinvolgere i cittadini di più dell’anno passato, ma non in numero sufficiente a coprire riduzioni di visite da parte di turisti le cui presenze si possono ridurre in conseguenza di come sono composti i periodi di ponte e il clima che incidono sulla permanenza media. Gli obbiettivi sono molteplici e diversi a seconda dei pubblici: se solo poco più del 30% della nostra popolazione visita musei e mostre non ha senso lavorare di più sull’ampliamento del pubblico?

Ma, sempre al di fuori della polemica politica strumentale, se ragioniamo in termini di medio periodo, cosa hanno lasciato le grandi mostre allestite alla Gam? Hanno consolidato il pubblico del museo o hanno trasformato la Gam in un centro espositivo riducendo la capacità di produzione della Fondazione e di valorizzazione del patrimonio in essa conservato? Io opto per la seconda.

E ancora, come si concilia l’investimento nelle grandi mostre esternalizzando la produzione e i guadagni da essa derivanti e mettere in difficoltà le istituzioni culturali attribuendo immobili al posto di contributi come come scelto dalla scorsa amministrazione?

Che impatto produce questo modo di produzione nel breve e nel lungo periodo? Vogliamo confrontarci sui risultati generati da queste grandi mostre, non solo in termini di numero di visitatori? Hanno rafforzato le relazioni internazionali della Fondazione Torino Musei? Hanno dato un spinta alla ricerca e alla produzione di eventi espositivi? Hanno portato più turisti e cittadini a visitare la Gam, al di là della durata dell’evento? Le mostre devono essere l’occasione di una crescita non effimera del rapporto tra i musei e il loro pubblico, utili ad accrescere competenze, ricerca, relazioni con altre istituzioni museali e lavoro.

La tendenza ad acquistare pacchetti di mostre preconfezionate per la maggior parte già viste in altre città, sta lasciando il passo a produzioni pensate e realizzate direttamente dai musei (v. le mostre al Museo Egizio, alla Fondazione Accorsi, le mostre Colori, Guttuso, alla Gam, "Il silenzio della tela" ai Musei Reali, solo per fare alcuni esempi degli ultimi due anni), sta lasciando il posto alla ricerca, non in modo manicheo poiché si continua a lavorare con i privati, ma con una attenzione alla valorizzazione della capacità di ricerca e alla originalità delle proposte. Non esiste solo un tipo di mostra e le attività dei nostri musei sono un insieme di proposte diverse che arricchiscono le occasioni di conoscenza di cittadini e turisti.

E poi, l’acquisto di prodotti preconfezionati non genera lavoro e competenze quindi trattare la città come una vetrina per altri, la impoverisce. Se non si produce non si crea ricchezza e conoscenza. E senza conoscenza non c’è sviluppo.

Se riteniamo che le grandi mostre abbiano un valore reputazionale che rafforzano l’immagine della città, occorre inserirle nella programmazione in modo equilibrato senza svilire il ruolo che un museo deve svolgere per sua natura in modo da rispondere a tutte le missioni affidate alle nostre istituzioni museali. E soprattutto in questo perimetro di risorse bisogna ragionevolmente individuare il punto di equilibrio tra costo di una mostra e numero di visitatori necessari al pareggio.

Ma mi chiedo, oltre alla strumentalizzazione politica di dati parziali, quale contributo vuole dare l’interpellante al dibattito? Qual è la proposta culturale alternativa ad un orientamento politico che vuole riattivare le capacità di ricerca e produzione del nostro territorio?

In ogni caso la programmazione di attività culturali e turistiche ci fanno guardare con ottimismo alla chiusura dell’anno, di cui elenco qui le attività più importanti
(segue il solito elenco di mostre e manifestazioni in parte riconducibili all'attività comunale, e in parte maggioritaria promosse da privati o da enti che nulla hanno a che vedere con il Comune di Torino. NdG):

Todays dal 24 al 26 di agosto

Mito settembremusica dal 3 al 18 settembre

Congresso mondiale dell’International Institute for conservation of Historic and Artistic Works dal 10 al 14 settembre

Torinodanza dal 10 settembre al 1 dicembre 2018

Salone del Gusto e Terra Madre dal 20 al 24 settembre

Finali dei Mondiali di pallavolo dal 25 al 30 settembre

CAPPELLA DELLA SINDONE RIAPERTURA 27 settembre

Portici di Carta 6-7 ottobre

Sainder: salone internazionale del riso dal 7 al 10 ottobre

Movement –Torino Music festival 12-13 ottobre

Vendemmia a Torino 19-21 ottobre

Contemporary Art speciale autunno con

​LUCI D’ARTISTA

ARTISSIMA 2-4 NOVEMBRE

PARATISSIMA 3-5 novembre

THE OTHERS 2-4 novembre

FLAT 2-4 novembre

FLASHBACK 2-4 NOVEMBRE

CLUB TO CLUB 1-4 NOVEMBRE

Silver skiff 10-11 novembre

Torino Film Festival 23 novembre 1 dicembre



MOSTRE in apertura in autunno

100%ITALIA 1915 – 2015 CENT’ANNI DI CAPOLAVORI dal 21 settembre 2018 al 10 febbraio 2019

MADAME REALI DONNE D’ARTE E DI POTERE PALAZZO MADAMA DA OTTOBRE 2018 A FEBBRAIO 2019

I MACCHIAIOLI. ARTE ITALIANA VERSO LA MODERNITA’ GAM DA OTTOBRE 2018 A MARZO 2019

ARMANDO TESTA musei reali da ottobre 2018

VAN DICK musei reali da novembre 2018

TATTOO. Il segno e l’Uomo MAO dal novembre 2018 a febbraio 2019

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