Queste e altre nozioni curiose e interessanti le ho apprese ieri visitando, purtroppo nell'ultimo giorno di apertura, la bella mostra "Estinzioni", allestita dal Museo Regionale di Scienze Naturali al piano terreno del Palazzo della Regione in piazza Castello.
Nelle foto: uccello estinto (sopra) e museo in via d'estinzione |
Mi spiace non averne parlato prima, di "Estinzioni": meritava davvero. Prometto che in futuro presterò maggiore attenzione a queste mostre vaganti che il derelitto Museo di Scienze organizza qua e là per non farsi dimenticare dai torinesi e da lorsignori. A questi ultimi, per la verità, je rimbarza, e oggi ho saputo che ben pochi tra i bazzicatori dei piani alti del palazzo si sono affacciati a dare un'occhiata alla mostra che avevano sotto casa: si vede che sono troppo occupati a sparare cazzate sui musei per trovare il tempo di visitarne uno, seppure in esilio.
Già. Perché il Museo Regionale di Scienze Naturali è anch'esso estinto, o quantomeno in via d'estinzione dall'agosto 2013, quando un banale incidente diede la stura a una delle classiche storie infinite dei musei torinesi.
I precedenti non inducono a sperare in una riapertura in tempi ragionevoli: il Museo dell'Artiglieria è chiuso da 10 anni; ce ne vollero 18 per riaprire Palazzo Madama; e ben 21 per la Gam - che comunque è di nuovo lì che perde i pezzi. Il Museo di Scienze si accinge a scavallare il primo lustro di chiusura: a forza di "riapre l'anno prossimo" comincio a dubitare che potrete visitarlo entro questa metà del secolo. E il progetto di aggregarlo alla malconcia compagnia della Fondazione Musei, unendo così la fame con la sete, mi sembra null'altro che una forma di eutanasia neppure troppo eu.
La settima estinzione: si estinguono i musei
Devo pertanto correggere l'incipit di questo post: la Terra sta vivendo la sua sesta estinzione di massa, ma Torino - città come sempre all'avanguardia - è già impegnata in una settima, tutta sua e specialissima: l'estinzione dei musei. Come in ogni estinzione che si rispetti, alcuni al momento non sono ancora a rischio, nonostante gli sforzi diuturni di manipoli di cagacazzi; mentre altri sono gravemente minacciati.Direi che tutti i musei civici - a causa delle note vicende - sono oggi da classificare tra le "specie in pericolo", tipo la balenottera azzurra e il tapiro dalla gualdrappa.
Ma il Borgo Medievale sta peggio di tutti, ed è ormai entrato nella drammatica categoria "CR", in pericolo critico: come il bradipo pigmeo e il rinoceronte di Sumatra.
Borgo Medievale: niente soldi, niente personale, niente progetti
Il 1° aprile la Fondazione Musei restituirà infatti al Borgo al suo proprietario, il Comune. Sapete tutti com'è andata: dopo gli ultimi tagli perpetrati dall'amministrazione civica, la Fondazione, per non finire col culo per terra, deve cancellare almeno una delle sue voci di spesa, e la gestione del Borgo Medievale costa 800 mila euro all'anno. Quindi, se lo riprenda il Comune e buon pro gli faccia.A quanto mi risulta in Comune non hanno la minima idea di che cosa fare del Borgo, e l'avvicinarsi della data del primo aprile è vissuta con un misto di angoscia e fatalismo.
Il vecchio progetto di sbolognarlo a una società privata che lo trasformi in una sorta di luna park tematico al momento è al livello di qualunque vano deliquio: non c'è un piano preciso, non risultano manifestazioni d'interesse, e comunque - a prescindere da ogni considerazione di opportunità - non ci si arriva dall'oggi al domani.
Intanto il Borgo cade a pezzi, e i due milioni recuperati dalla Regione basteranno, se va bene, per i primi interventi urgenti. Poi vedremo, qualche santo ci aiuterà.
Nell'attesa che una fatina buona paghi i muratori, cosa accadrà allo sventurato sogno di D'Andrade, ora incubo degli sprovveduti amministratori torinesi?
Esaminiamo i fatti. Il primo aprile la Fondazione Musei, dismettendo il Borgo, ritirerà il suo personale. Al di là di troppi e troppo farneticanti annunci, l'unico dato certo è che alcuni dei 28 esuberi hanno il diritto di rientrare nei ranghi dei dipendenti comunali: ma ben pochi ne hanno fatto richiesta, e in ogni caso non basterebbero a far funzionare la struttura. A Palazzo Civico al momento nessuno sa dire chi sarà materialmente mandato a tenere aperto il Borgo.
E se pure il personale ci fosse, che cosa farebbe, di preciso? Quali attività e quali servizi il Borgo a trazione comunale offrirebbe ai visitatori? La tenera Leon non ne ha la minima idea. A meno che nel nuovo dizionario torinese si definiscano "idee" genericissimi balbettii tipo "potremmo metterci degli eventi...".
Ma poi, con quali soldi terrebbero in piedi tutto l'ambaradan? La Fondazione Musei non ha gli 800 mila euro all'anno necessari per la gestione; ma non li ha perché glieli ha tolti il Comune. E se il Comune non ha 800 mila euro da dare alla Fondazione Musei, come può averli per gestire in proprio il Borgo? O li ha, e allora tanto valeva darli alla Fondazione. Oppure non li ha, e allora non resta che chiudere il Borgo, mettergli un bel lucchettone e sperare che la prossima piena del Po non si porti via baracca e burattini.
Se vuoi vedere il Borgo, cogli l'attimo fuggente
Per i succitati motivi sono indotto a inserire il Borgo Medievale nella categoria "CR" dei musei ad altissimo rischio di estinzione/chiusura.Nei prossimi mesi, ci scommetto, altri sono destinati ad aggiungersi alla lista rossa.
Ma voi, intanto, cogliete l'attimo: se volete dare ancora un'occhiata al Borgo Medievale, sbrigatevi. Dopo il primo aprile niente è garantito. Almeno per questa generazione.
meglio estinti con dignità che moribondi con i conti mascietti questo l'estratto di un bel tavolo (non si sa cosa sia ma la parola tavolo c'è sempre) fatto per prendere gettoni : come primo atto gli mettiamo un nuovo nome: Narrazioni Mediovali?...mhhh no non dice niente; Solone del medioevo così potremmo fare vendite di libri usati durante il salone del libro... mhhh non si può già facciamo fatica a mettere le bacarelle in via sacchi e via nizza; ...ci sono chiamiamolo Borgo con i fiocchi! solo il nome mi genera una triste allegria ma vuoi mettere qualche società di bancherellai che vendono birra e salciccia che ci da dei soldi la troviamo sempre e se proprio non piace il nome visto che non è nemmeno un nome che abbiamo inventato noi possiamo sempre inventarci un bel castello del cioccolatò!!! così se ne riparla fra almeno 2 anni.
RispondiEliminaVisti i precedenti ed attesa di un estinzione propongo un eutanasia così smettiamo di soffrire una volta per tutte