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LA RESILIENZA DEL 2030

Torino 2030: una delle slide fornite dall'ufficio stampa comunale. E' quanto di più concreto sia dato di vedere a oggi
L’esplodere di un uso più disinvolto di resilienza si data intorno al 2011: da allora il sostantivo – insieme al corrispondente aggettivo resiliente – circola sui media cartacei e digitali, cavalcando la particolare attrattiva “metaforica” che è in grado di esercitare. (Accademia della Crusca)

E io ogni volta mi domando come se la sfangherebbero oggi i politici se in quel benedetto anno di grazia 2011, insieme con il remake di "Far l'amore", non ci fossimo beccati pure il remake della parola "resilienza", assurta da oscuro e negletto termine tecnico-scientifico ai fasti di supercazzola totale, prediletta da chi non sa che dire ma qualcosa lo deve pur dire.

Bando alle premesse, però. Vi racconto la storia.
L'altro giorno mi sono incuriosito, ricevendo dall'ufficio stampa del Comune il seguente invito: "Giovedì 2 agosto alle ore 11, nella Sala delle Colonne di Palazzo civico, la sindaca Chiara Appendino e il vicesindaco Guido Montanari presenteranno alla stampa “Torino2030”: il Piano d’Azione della Città, che offre la visione a medio termine delle scelte dell’Amministrazione".
Poffarbacco, ho pensato. Pare roba forte. Peccato essere qua sulla scogliera, lontanissimo da dove si fa la Storia.
Mi sono consolato pensando che gli efficienti servizi comunali mi avrebbero senz'altro inviato ampia documentazione, consentendomi di capire quali orizzonti di gloria vi siano riservati nei prossimi dodici anni.
In effetti oggi, a conferenza fatta, gli efficienti servizi mi inviano un comunicato. Deludente, spiace dirlo. Vi si parla di "un progetto fondato sulla sostenibilità e sulla resilienza (eh beh, volevi che mancasse la resilienza? NdG), fili conduttori delle azioni che sono e saranno poste in essere" ma io, povero idiota, non capisco in cosa consistano esattamente tali azioni. Si fa cenno a uno "scacchiere pluriennale" - e già qui perdo il filo, considerando i possibili significati di "scacchiere" maschile singolare  - e alla volontà di "realizzare una città che metta al primo posto il benessere delle cittadine e dei cittadini e la qualità della vita": bellissima intenzione, questa, ma un po' generica, dato che nessun amministratore sensato dichiarerebbe mai di voler realizzare una città dove si vive di merda. Anche se a volte va a finire così. 
Poi parte un magnificat lardellato di resilienze e resilienti, e intessuto con concetti ambiziosi: obiettivi strategici, azioni strutturanti, processi produttivi virtuosi, filiere più circolari
Sulle filiere circolari sono crollato, come il Manzoni sullo scarabocchio che veniva dopo accidenti. E ho chiamato il gentile collega dell'ufficio stampa comunale. 
Senti amico mio - gli ho detto - dal vostro comunicato intuisco che si tratta di qualcosa di molto importante per la città. Però non riesco a capire cosa. Sì, insomma, non capisco quale sia il Piano d'Azione. Capisco che c'è un'idea, e capisco pure che vogliono discuterne con i cittadini; fin lì ci arrivo. Però mi sfugge il Piano nelle sua concretezza. Immagino che non siano soltanto parole buttate giù con il generatore automatico di supercazzole; ci sarà pure un pezzo di carta con su scritto che cosa intendono fare. Non saranno talmente sciroccati da convocare una conferenza stampa il 2 di agosto giusto per lo sfizio di annunciare un Piano d'Azione purchessìa. Quindi potresti gentilmente, amico e collega mio, mandarmi in visione la bozza del Piano d'Azione? O meglio ancora indicarmi a quale indirizzo posso trovarlo sul sito del Comune? Così mi documento e da bravo cittadino attivissimo mi preparo agli incontri di condivisione, dato che si parla di un "programma di condivisione". Sennò che minchia condivido? Voglio dire: ditemi quali sono le vostre proposte concrete; poi io vi dico cosa ne penso e magari azzardo un paio di idee mie; e tutti insieme alla fine potremo pure condividerlo, 'sto piano. Ma da qualcosa dobbiamo pur partire, no? O facciamo che ci troviamo e improvvisiamo?
L'amico e collega resta interdetto. Mi dice che non c'è un testo ufficiale da rendere pubblico. Però ci sono, aggiunge, "le slides che stamattina abbiamo dato ai giornalisti". E gentilmente me le invia. Trattasi di mezza dozzina di quelle diapositive che piacevano tanto a Renzi, con le scritte e le figurine. 
Un'altra delle slides: questa si intitola "Incontri" ed è sufficientemente esplicativa
Ne pubblico tre, così voi che siete più svegli di me capirete tutto.
A questo punto mi sono immaginato la gag di alternare, frase per frase, il testo del comunicato con una pseudotraduzione supercazzola. Alla fine però ho dovuto ammettere che nessun intervento o artificio poteva superare la potenza surreale del testo autentico: che pertanto riproduco qui sotto nella sua integrale e irresistibile versione originale.

Il comunicato

“Torino2030” è un Piano d’Azione che presenta la visione a medio termine delle scelte dell’Amministrazione. Un progetto fondato sulla sostenibilità e sulla resilienza, fili conduttori delle azioni che sono e saranno poste in essere.

Il Piano presenta i progetti già avviati e quelli da avviare dall’Amministrazione e li colloca in uno scacchiere pluriennale con un importante obiettivo: realizzare una città che metta al primo posto il benessere delle cittadine e dei cittadini e la qualità della vita. Il Piano stabilisce obiettivi da raggiungere e azioni da compiere per realizzare la visione di Torino 2030, identificando priorità d’intervento.
In questa slide strappano l'applauso a scena aperta le "azioni strutturanti"


La metodologia: comunicare la visione della Città a cittadini e portatori d’interesse, condividere con loro obiettivi strategici e azioni strutturanti e cogliere dal confronto progetti e iniziative pubbliche e private con cui fare sinergia.

Il Piano d’Azione Torino 2030 considera le vocazioni produttive e culturali già acquisite nella cassetta degli attrezzi della città: le trasformazioni già avvenute, che ci hanno permesso di diversificare un panorama di monocultura industriale che non si addiceva né alla complessità del passato di Torino, dotata di un patrimonio storico, naturale e culturale di primissimo piano e riconosciuto dall’Unesco tra i suoi tesori, né alle opportunità del futuro.

Allo stesso tempo, il Piano indica nuove prospettive e linee di sviluppo improntate sui concetti di sostenibilità e resilienza. Sostenibilità nelle relazioni tra cittadini e tra quartieri; resilienza intesa come equilibrio che favorisce stimolo reciproco tra le comunità che compongono la nostra città. Sostenibilità economica per sanare i conti e indurre processi produttivi virtuosi e filiere più circolari. Sostenibilità energetica e dei consumi, sostenibilità dell’ambiente attraverso una gestione del territorio improntata alla qualità della vita dei suoi cittadini. Resilienza intesa come capacità di adattamento ai cambiamenti epocali, quelli economici sempre meno prevedibili, le trasformazioni sociali che ne derivano, e i cambiamenti climatici, ma anche come forza d’animo, pulsione positiva che stimola una risposta creativa alle sfide dei nostri tempi.

Quattro i principi sui quali costruire i progetti e le politiche: una città deve essere partecipata, dinamica, vivibile e solidale, altrettante linee che si intersecano con i dieci settori di intervento dell’Amministrazione comunale (Urbanistica, Cultura, Economia, Istruzione, Welfare, Mobilità, Sport, Ambiente, Pari Opportunità, Innovazione) più il capitolo dei progetti speciali. In questa rete vanno a collocarsi i progetti d’innovazione e i nomi degli assessori cui fanno riferimento.

“L'importante non è prevedere il futuro ma renderlo possibile”, scriveva Antoine De Saint Exupéry (giuro: nel comunicato c'è il link. Casomai 'ste bestie di giornalisti non sapessero chi è Saint Exupéry. NdG). Capire la strada che stiamo percorrendo e ipotizzare le deviazioni e gli ostacoli che avremo davanti, dotandoci di una visione come bussola nel tempo a medio termine che ci attende.

Questi i prossimi passi: dopo l’elaborazione del Piano Torino 2030 da parte dell’Amministrazione, si avvierà una fase di apertura e di condivisione con il territorio con quattro incontri (21 settembre, 10 ottobre, 7 e 28 novembre 2018, che si terranno presso la Scuola Holden dalle ore 17,30 alle ore 19,30) a cura di Urban Center Metropolitano, per stimolare il dibattito sulle prospettive future della città. Poi il piano sarà portato all’attenzione della Città Metropolitana di Torino e saranno avviati confronti mirati con enti, istituzioni pubbliche e private, associazioni e imprese per costruire collaborazioni e sinergie. Il piano sarà monitorato con attenzione, nello svolgimento di ogni sua azione.

“Non viene meno dunque la capacità di Torino di prepararsi ad affrontare il futuro attraverso la definizione di una visione che ponga in relazione la sua identità economica, sociale e ambientale con una realtà in continua evoluzione – spiega la sindaca di Torino, Chiara Appendino -. Costruire una città sostenibile e resiliente, dunque, significa prendersi cura dell’ambiente urbano, delle eccellenze e delle criticità; operare per il superamento di fratture e divari tra le sue parti, per raggiungere un equilibrio positivo tra le diverse dimensioni (sociali, economiche e ambientali) della vita dei cittadini e delle cittadine. Significa, soprattutto, chiudere la forbice delle disuguaglianze per creare le condizioni affinché a ciascuno sia data la possibilità di realizzare il proprio progetto di vita”.

E lo vede che stuzzica? Che prematura anche? Per due come se fosse antani? Ma allora io le potrei dire, anche con il rispetto per l'autorità, che anche soltanto le due cose come vicesindaco, capisce?

Precisazione

Il cortese collega dell'ufficio stampa comunale mi chiede gentilmente di precisare che la sua risposta completa alla mia richiesta comprendeva la frase: "Il piano sarà presentato nel corso dei quattro incontri previsti in autunno".
Lo faccio volentieri perché è vero. E perché è la riprova che un Piano d'Azione così importante, decisivo per i destini di Torino nei prossimi dodici anni, sarà presentato a partire dal 21 settembre ma non è ancora scritto (o quanto meno leggibile) il 2 agosto. Di conseguenza io non posso studiarmelo per arrivare preparato alla presentazione, con le mie osservazioni e proposte da buon cittadino attivo. Detta così vien da pensare a un certo sanfasonnismo; e io non volevo sembrare inutilmente polemico. Ma se ci tengono non ho difficoltà a confermare la dichiarazione del collega dell'ufficio stampa comunale.

Commenti

  1. Per chi, come me, ha vissuto a Rivalta con sindaco Mauro Marinari (attuale capodigabinetto di Chiarabella) e assessore Guido Montanari (attuale vicesindaco di Chiarabella) non c'è nulla di nuovo.

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