Sergio Toffetti |
Caro Gabo
Per alleviare la preoccupazione circa i nostri 629 giorni di solitudine, ho deciso di scrivere al colonnello e dare più puntuale notizia di un sequestro.
Il mio non sarà il racconto di un naufrago, né la cronaca di una morte annunciata. Ma una breve precisazione da presidente che vuole uscire dal labirinto, auspicando un prossimo autunno da patriarca.
Viviamo ai tempi del colera, ma il Museo del Cinema non è affatto in una mala ora. Al limite, fuori dai giochi gabici, potremmo paragonarci al Belgio: 540 giorni senza governo con il PIL costantemente in salita. E anche il PIL del Museo non sta affatto male: con o senza direttore è l’istituzione culturale più popolare di Torino, con l’obiettivo di raggiungere in un paio d’anni il milione di persone tra visitatori della Mole (oggi 700.000), spettatori del Massimo (100.000) – tra l’altro, si accettano suggerimenti per dare finalmente un nome alle tre sale - e dei festival (altri 100.000 circa).
Torniamo all’aritmetica. Ai 629 giorni senza direttore, ne vanno scalati 457. Quelli in cui Donata Pesenti ha diretto il Museo del Cinema, ripianando in collaborazione col consiglio il deficit che era stato lasciato dalla precedente direzione, lanciando mostre come “Il Pittorialismo in fotografia”, “Bestiale!”, “Soundframes”; e restauri di film, otto dei quali in programma adesso alle Giornate del cinema muto al festival di Pordenone. Per la serie tutto fa PIL.
E il direttore? Dopo 172 giorni, il 26 settembre ci sarà l’ultimo confronto con i due candidati rimasti, a seguito di un tour che avrebbe fatto la felicità dell’Agatha Christie di "Dieci piccoli indiani". E subito dopo… ti conosco e ti anticipo: ma dopo quanto? Un’ora, un giorno, un anno… potrei risponderti: a stretto giro, senza indugio, con cortese sollecitudine, nei limiti del possibile. E invece no, mi allargo, e convoco il consiglio per il 2 ottobre. No “sólo vine a hablar por teléfono”.
Per alleviare la preoccupazione circa i nostri 629 giorni di solitudine, ho deciso di scrivere al colonnello e dare più puntuale notizia di un sequestro.
Gabriel Garcia Marquez |
Viviamo ai tempi del colera, ma il Museo del Cinema non è affatto in una mala ora. Al limite, fuori dai giochi gabici, potremmo paragonarci al Belgio: 540 giorni senza governo con il PIL costantemente in salita. E anche il PIL del Museo non sta affatto male: con o senza direttore è l’istituzione culturale più popolare di Torino, con l’obiettivo di raggiungere in un paio d’anni il milione di persone tra visitatori della Mole (oggi 700.000), spettatori del Massimo (100.000) – tra l’altro, si accettano suggerimenti per dare finalmente un nome alle tre sale - e dei festival (altri 100.000 circa).
Torniamo all’aritmetica. Ai 629 giorni senza direttore, ne vanno scalati 457. Quelli in cui Donata Pesenti ha diretto il Museo del Cinema, ripianando in collaborazione col consiglio il deficit che era stato lasciato dalla precedente direzione, lanciando mostre come “Il Pittorialismo in fotografia”, “Bestiale!”, “Soundframes”; e restauri di film, otto dei quali in programma adesso alle Giornate del cinema muto al festival di Pordenone. Per la serie tutto fa PIL.
E il direttore? Dopo 172 giorni, il 26 settembre ci sarà l’ultimo confronto con i due candidati rimasti, a seguito di un tour che avrebbe fatto la felicità dell’Agatha Christie di "Dieci piccoli indiani". E subito dopo… ti conosco e ti anticipo: ma dopo quanto? Un’ora, un giorno, un anno… potrei risponderti: a stretto giro, senza indugio, con cortese sollecitudine, nei limiti del possibile. E invece no, mi allargo, e convoco il consiglio per il 2 ottobre. No “sólo vine a hablar por teléfono”.
Sergio Toffetti
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