RootLessRoot/Dot 504 in "Collective loss of memory" il 18 maggio all'Astra |
Io ogni tanto ci provo, a emendarmi: con esiti in genere avvilenti. Una volta, per fare il brillante, invitai una ragazza a uno spettacolo di danza contemporanea, firmato da un gigante della coreutica italiana. Beh, c'erano delle tipe in calzamaglia che si muovevano a scatti, accompagnate da una musica a scatti, e sulle prime pensai che fosse la fase di riscaldamento a bordo campo, e poi sarebbe accaduto qualcosa, ma il tempo passava e non accadeva nulla, le tipe in calzamaglia continuavano a muoversi con passettini un po' isterici e davano l'impressione di volerla tirare ancora per le lunghe. Fui fortunato: dopo 25 interminabili minuti anche la mia gentile accompagnatrice concordò che avevamo una non rinviabile voglia di pizza.
Però mi assicurano che Interplay è un festival bellissimo, pieno di spettacoli che meritano di essere visti, il meglio della scena europea attuale. E io ci credo. Ho imparato a seguire i consigli degli esperti. L'anno scorso, dietro suggerimento di Filippo Fonsatti (gliene sarò eternamente grato) mi spinsi fino alle Fonderie Limone per "Kiss & Cry", e quel balletto mi conquistò. Non abbastanza però da farmi considerare non dico un esperto, ma neppure un normale spettatore in grado di dire alcunché sulla danza. Ecco perché non scrivo di Interplay. "Su ciò di cui non si è in grado di parlare, si deve tacere": non mi stancherò mai di citare Wittgenstein.
Nonostante ciò, dato che di Interplay mi dicono meraviglie, può darsi che fra il 18 e il 31 maggio vada a curiosare. Il programma completo è sul sito www.mosaicodanza.it, dateci un'occhiata anche voi. Magari potrei provare il 21 maggio, quando ci sono i "blitz metropolitani", gli spettacoli di "urban dance" in piazza Vittorio: lì, se mi appassiono bene, altrimenti posso sgattaiolare senza troppi problemi (la volta della pizza eravamo in un palco del Carignano, la fuga è stata semplice...).
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