Il dibattito alla lounge del Circolo dei Lettori, con giornalisti, editori, scrittori e variegati intellettuali. Al centro, Favino e Maurizia Rebola |
Buoni motivi per andare al Salone: la coda per Checco |
Adesso, però, almeno in giornata si vede un bel movimento. Ma vorrei possedere gli strumenti per capire. A occhio c'è un adulto ogni cinque minorenni. O dieci. O magari venti. Insomma, è pieno di ragazzini deportati dalle scuole, e di ragazzoni che vanno al Salone come vanno in qualsiasi altro posto dove succede qualcosa - non importa cosa - e puoi fare casino con gli amici. Tra gli adulti, ci sono i veri Salon-goers, attrezzati con borse e trolley per stivare i libri che comprano compulsivamente. E ci sono persino i seriamente motivati che seguono i dibattiti, e oggi le sale mi sembrano mediamente affollate, e vedo persino gente seduta ad ascoltare dei tizi sconosciuti che parlano negli stand, in un canaio tale che mi domando se si sentano mentre parlano, però parlano della qualunque e mi è capitato di sedermi stanco dove qualcuno stava parlando e mi è planato addosso un inquietante report sul trapianto dell'utero.
E poi ci sono quelli che hanno trascorso un paio d'ore pigiati davanti alla Sala Gialla per vedere Checco Zalone. Non un film di Checco Zalone, ma Checco Zalone in person. E dietro la Sala Gialla s'accalcavano fotografi e inviati di testate prestigiose, compreso l'Eco del Badola e Cavalli&Segugi (quello di Cavalli&Segugi aveva un segugio al guinzaglio, anch'esso con un pass stampa al collo) - ma adesso non credetemi troppo, Cavalli&Segugi non esiste e non è Horse&Hound di Notting Hill, però un segugio con il pass stampa al collo l'ho visto davvero. O forse era un levriero. Con il pass stampa al collo.
E quando è arrivato Checco Zalone tutti, fotografi e inviati compreso quello di Cavalli&Segugi, si sono precipitati fuori dalla Sala Gialla perché arrivava Checco Zalone e poi si sono precipitati dentro la Sala Gialla perché era entrato Checco Zalone, e sembravano i tonni nella tonnara, mi ha fatto notare il mio amico Carlo che sa di tonni e tonnare; e l'aspetto straordinario della faccenda è che dentro alla Sala Gialla c'era ancora Ernesto Olivero che parlava, e magari pensava che tutto quell'andirivieni di fotografi e inviati compreso quello di Cavalli&Segugi fosse per lui.
L'unico posto dove si sta decentemente, ve l'ho già detto, è la lounge del Circolo dei Lettori, dove stamattina ho assistito a un alto dibattito sulla cultura e altri temi connessi, anche se ho capito poco per via del brusio di fondo, che è il rumore del Salone, il rombo leggero e impastato di mille voci e mille passi, che alla lunga ti tira matto, come si può ben dedurre da questo post; e però ho capito benissimo quando uno dei presenti al dibattito, il noto attore Pierfrancesco Favino, ha detto "ammettiamolo, per quarant'anni abbiamo spacciato fuffa per cultura", e si riferiva al teatro e al cinema, ma credo che l'analisi possa essere estesa ad altre fuffe, e comunque lo avrei abbracciato.
Adesso dovrei, per completezza, riferire altre piccolezze e polemicuzze da due soldi. Però nessuno mi paga per farlo e sono cose talmente noiose che proprio non ho voglia di scriverle, perché non mi divertirei. Oggi va così. Tanto le leggerete sui giornali di domani, ci scommetto. Io vado a una cena. Forse ci sarà anche Checco Zalone. Sono bei momenti.
P.S. Non esiste neppure l'Eco del Badola. Almeno, non con questo titolo.
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