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LE GRANDI MOSTRE SI FANNO. A CUNEO

L'Annunciazione di Tiziano in mostra a Cuneo
Era un bel po' che mi assillava 'sta storia di andare a Cuneo a vedere la mostra dei tre pittori veneziani al Convento di San Francesco, eddài, evvieni, evvài... In particolare mi tormentava G.C.F. Villa, il "preposto alla direzione scientifica" di Palazzo Madama,  che di quella mostra è il co-curatore: immagino per dimostrarmi che le mostre le sa fare, dato che a Palazzo Madama per un motivo o per l'altro ne fanno pochine. 
Ma io nicchiavo. Mi pareva esagerato, per cinque quadri seppur di Tiziano, Tintoretto e Veronese però sempre cinque, andare fino a Cuneo, che per me è l'ultima Thule, e le rare volte (non sono uomo di mondo) che m'era capitato d'andare a Cuneo non mi passava mai, una strada infinita tra le campagne, e mi pareva un posto lontanissimo, d'inverno poi con le nebbie...
Alla fine mi son deciso, più che altro per senso di giustizia, alla vigilia di una partenza vera per andare in un posto veramente lontano e rimanerci il più a lungo possibile perché ho voglia di starmene da solo a guardare il mare d'inverno e non farmi rompere i santissimi dal chiacchiericcio sul Salone del Libro e altre bagattelle fastidiose, e insomma, mi son detto, se sono disposto ad affrontare il viaggio per mare e per terra fino alla casa sulla scogliera posso pure affrontare il viaggio fino a Cuneo.
Ho fatto bene. Merito, in primis, del treno. Benedetto treno, che senza intoppi e senza indugi ieri, dopo poco più di un'oretta di viaggio senza ritardi e senza molestie mi ha scaricato alla stazione di Cuneo, illustre per la memoria del suo antico capostazione Gianmaria Testa. Accolto da una tersa e solatìa giornata frizzante d'aria già montana, mi son fatto una passeggiatina di salute, venti minuti scarsi lungo la via Roma e l'elegante piazza Galimberti, e sono arrivato al grande ex monastero francescano trasformato in sede espositiva e del museo civico da un imponente intervento di restauro della Fondazione Crc: vi assicuro che il posto vale, da solo, il viaggio.
Ma ancor più merita il viaggio la mostra. Oh, intendiamoci: cinque quadri sono, e cinque restano. Però cinque quadri sontuosi, cinque pale d'altare provenienti da altrettante chiese veneziane. Spettacolare l'Annunciazione di Tiziano, forse il suo maggior capolavoro a tema sacro dopo l'Assunta dei Frari; insoliti i due Veronese, il Battesimo di Cristo e la Resurrezione, splendidi seppur lontani dagli sfarzi accumulatorii delle immense tele nelle quali l'immaginario comune identifica Veronese; e suggestivi, spiazzanti, fascinosi i due Tintoretto, un'Ultima Cena da popolaresca taverna e una Crocifissione grondante teologiche simbologie.
Già, quasi dimenticavo di dire che la mostra, organizzata in collaborazione con il Patriarcato di Venezia, s'intitola inevitabilmente "I colori della Fede". 
Ad ogni modo: ciò che rende unica e a parer mio imperdibile la mostra è però la mostra stessa, o meglio i criteri espositivi: le cinque pale sono collocate "filologicamente", alla stessa altezza che hanno - o avevano originariamente - sopra i rispettivi altari, e illuminate con una tecnologia innovativa che riproduce le variabili condizioni ambientali delle sedi per le quali furono dipinte. A farla semplice, potrete vedere quei cinque quadri esattamente come li immaginarono Tiziano, Veronese e Tintoretto, e vi assicuro che è una scoperta da togliere il fiato: con il mutare della luce muta la lettura stessa del dipinto, si scoprono particolari nascosti, i colori e le ombre assumono significati nuovi... 
Non sto a menarla più di tanto: se Torino fosse una normale grande città italiana, dove si organizzano grandi mostre dei grandi Maestri o dove addirittura i musei sono pieni di opere dai grandi Maestri, beh, forse sarebbe superfluo spingersi fino a Cuneo per soli cinque dipinti, sebbene di immensi autori, e genialmente illuminati. Ma per come siamo messi (male), direi che quella di Cuneo è la miglior mostra a portata di gita. Che poi, diciamocelo: vuoi fare le Grandi Mostre? Un Tiziano, due Tintoretto, due Veronese, e ciapasì, la Grande Mostra è fatta. Puoi strologarti con chissà quali progetti lambiccati e raffinati, ma alla fine della fiera è la gente, il pubblico normale, che premia; e la gente normale ha dei normali e solidi riferimenti, archetipi irresistibili per cui Tiziano Tintoretto Veronese sono come chitarra basso batteria nel rock: niente e nessuno li può battere. Provare per credere. La trasferta non è afflittiva, il treno a/r costa una quindicina di euro, avete tempo fino al 5 marzo, a questo link trovate gli orari (la mattina è riservata a scuole e gruppi) e le modalità di prenotazione, io consiglio caldamente la visita guidata o quanto meno l'audioguida o l'esaustivo catalogo. 

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