Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta Museo dell'Immigrazione

WE DON'T NEED ANOTHER MUSEUM

Ripubblico qui l'articolo uscito ieri sul Corriere e non reperibile on line: Stavo in pensiero: era da un po' che non saltava su qualche cavaliere dell'ideale a propugnare l'istituzione di un nuovo museo. Ma ecco, a rassicurarmi che non s'è esaurita la vena dell'inventiva museale subalpina, arriva – prossimamente in Consiglio comunale - una mozione che impegnerebbe «il sindaco e la giunta a istituire il Museo dell'Immigrazione quale luogo fisico per radicare la storia dell'immigrazione torinese». Prima firmataria della mozione è la consigliera piddina Caterina Greco ( foto ), che spende due cartelle di testo per illustrare storia e gloria dell'immigrazione a Torino, i «valori dell'accoglienza», la «solida cornice storiografica» del futuro museo, il «patrimonio storico-artistico-culturale dell'immigrazione», le «installazioni immersive e le ricostruzioni attoriali», e patapìm e patapàm; ma non scrive da nessuna parte con quali fondi pagherebb...

LA MOSTRA CHE NON FACEMMO

E così, dopo tante liti e tante beghe, è finalmente arrivata alla Mole la famosa mostra The Art of James Cameron , "ideata - precisano le comunicazioni ufficiali - dalla Cinémathèque française di Parigi in collaborazione con l’Avatar Alliance Foundation", ovvero la fondazione di James Cameron medesimo. Nessun riferimento - e ci mancherebbe pure! - a una qualsiasi forma di co-produzione con il Museo del Cinema: una co-produzione che inizialmente doveva esserci (come da contratto del 22 ottobre 2022) ma poi sfumò in seguito a una serie di sciagurati eventi sfociati in reciproche querele fra la Cinémathéque e il Museo. Alla fine del relativo processo il giudice assolse la Cinémathéque dall'accusa di indempienza contrattuale mossale dal Museo, e in compenso condannò il Museo per il danno d'immagine causato alla Cinémathèque da alcune infelici dichiazioni dell'allora direttore della Mole. L'arroseur arrosé, direbbero a Parigi.  Il piccolo capolavoro di diplomazia ...