La paginata che ha dedicato alla mostra del Museo Egizio il quotidiano cinese He Bao: robetta da 10 milioni di copie al giorno, mica come noi poveri scribacchini senza lettori |
Centinaia di oggetti della prestigiosa collezione del Museo Egizio, alcuni dei quali esposti per la prima volta, sono in mostra in Cina dall’8 dicembre per proporre un viaggio attraverso 4000 anni di storia dell’antico Egitto. Cinque le tappe che porteranno i prestigiosi reperti della collezione del museo torinese attraverso diversi musei cinesi: partendo dall’Henan Provincial Museum di Zhengzhou, dove la mostra è stata inaugurata e si potrà ammirare fino al 22 marzo 2018, si proseguirà poi presso il Shanxi Museum di Taiyuan, il Liaoning Museum di Shenyang, l’Hunan Provincial Museum di Changsha e il Guangdong Provincial Museum di Guangzhou, dove si concluderà a marzo 2019.
“Egypt. House of Eternity” è la mostra di oltre 1000 metri quadri, una proposta culturale pensata per costruire un simbolico ponte tra le due antichissime civiltà.
L’iniziativa è stata resa possibile con la consulenza di Mondo Mostre, un partner altamente specializzato nella realizzazione di grandi eventi culturali, che opera con alcune delle più importanti istituzioni museali a livello mondiale e che ha una specifica expertise del mercato cinese.
He Bao, quotidiano cinese da 10 milioni di copie, e altri media hanno usato toni entusiastici per annunciare la mostra che, nel giorno di apertura, ha accolto 13.000 visitatori, con notevoli code anche nei giorni successivi.
“La calorosa accoglienza riservatami dalla direzione dei 5 musei - ha dichiarato Christian Greco, direttore del Museo Egizio, appena rientrato dalla Cina - ha fatto eco alla curiosità del pubblico. Mi hanno colpito i commenti e le domande sul confronto tra le due civiltà, proposto di volta in volta lungo le tre sezioni della mostra, a riprova del vivace interesse che la gente della provincia dell’Henan e delle Pianure Centrali nutre nei confronti di un Egitto antico ancora quasi del tutto sconosciuto. Proprio il confronto e l’approfondimento scientifico, in casi come questo, semplificano e allo stesso tempo affascinano e spingono, attraverso la ricerca, ad una più accessibile interpretazione della storia. Con la Presidente Christillin e il consiglio di amministrazione crediamo fortemente nella vocazione internazionale dell’Egizio e questo successo ne è l’ennesima conferma”.
La selezione di oggetti in mostra sviluppa le tre tematiche fondamentali relative alla vita quotidiana, alla religione e agli usi funerari, seguendo due direzioni immaginarie tra loro perpendicolari: la prima, da Oriente a Occidente, dall’alba al tramonto, per illustrare la laboriosa vita quotidiana degli antichi egizi; la seconda, da Sud a Nord, lungo il Nilo fino alla sua foce, per incontrare le differenze di culto, caratteristiche del politeismo egiziano.
Ognuna delle tre sezioni, studiata per coinvolgere il visitatore attraverso un originale uso dei colori e della luce, crea un preciso effetto percettivo-simbolico-evocativo: il giallo, colore associato al sole e ai culti che da esso derivano, il verde, colore del dio Osiride e simbolo di rinascita e rigenerazione e il blu, il colore legato all’Occidente e a Nut, la dea che al termine di ogni giorno inghiottiva il Sole per partorirlo di nuovo ogni mattina. La luce, accecante come il sole all’inizio del percorso, diventa soffusa evocando i templi e la religiosità, e svanendo infine per enfatizzare i reperti funerari.
“Sono veramente felice e orgogliosa dell’apertura allo sterminato mondo della cultura cinese da parte del Museo Egizio - ha dichiarato la presidente del Museo Egizio Evelina Christillin. - Questa mostra e il tour che seguirà rappresentano infatti il coronamento del lavoro di anni da parte del direttore Christian Greco insieme Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Torino e dello staff scientifico, oggi costituito da ben 17 egittologi, tutti giovani, preparatissimi, e provenienti da ogni parte d’Europa. La Cina ha una tradizione culturale antichissima, curiosa verso mondi geograficamente lontani come l’Egitto, ma affini per tradizioni, pratiche e linguaggi storicamente accomunabili. Mi auguro che questa ‘via della seta’ di reperti e papiri, possa aprire contatti sempre più proficui con il grande Paese asiatico, favorendo sviluppi formativi, scientifici, e perché no, anche turistici e ambientali.”
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