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ECCO LA NUOVA GAM (E NON E' UNO SCOOP)

Quadri celebri della Gam: "Edera" di Tranquillo Cremona
Boh, certe volte non capisco, però mi adeguo. Voglio dire: dalla Gam (che perde la sua Biblioteca d'Arte, ma si sforza per quanto le consentono di continuare ad essere un museo) mi invitano per martedì prossimo alla conferenza stampa e visita in anteprima del nuovo allestimento della collezione permanente. E insieme mi mandano anche un dettagliatissimo comunicato dove spiegano per filo e per segno come sarà il nuovo allestimento. Bon, ragazze, un po' mi rovinate la sorpresa. Ma se ci tenete, io ricevo e volentieri pubblico:

La Gam inaugura una nuova esposizione permanente delle sue collezioni con un allestimento innovativo, che abbandona l’ordinamento tematico per offrire al pubblico un percorso che ricompone la storia del primo Museo Civico d’Arte Moderna d’Italia e che racconta la storia dell’arte moderna attraverso le proprie raccolte, le acquisizioni e le politiche culturali promosse dai suoi direttori, tra i quali Pio Agodino, il primo alla guida del museo, Emanuele d’Azeglio, Vittorio Avondo, Enrico Thovez, Lorenzo Rovere, Vittorio Viale e Luigi Mallé.
Il riallestimento delle collezioni, guidato da Carolyn Christov-Bakargiev, è curato per l’Ottocento da Virginia Bertone con Fabio Cafagnae Filippo Bosco, e per il Novecento da Riccardo Passoni con Giorgina Bertolino.
Il nuovo allestimento è ordinato secondo 3 linee di lettura: la storia dell’arte, la storia del museo, e il contesto storico, sociale ed economico di Torino nella cornice degli avvenimenti nazionali e internazionali.
Al secondo piano sono esposti dipinti e sculture che accompagnano il visitatore dalla nascita del museo nel 1863 fino ai primi anni del Novecento; al primo piano sono presentate le opere datate dagli anni dieci del Novecento fino alla Pop art, coeva al boom economico degli anni sessanta del secolo scorso.
La sequenza delle opere rispecchia i gusti di allestimento dell’epoca: nella seconda metà dell’Ottocento ad esempio i dipinti si allestivano a quadreria su pareti colorate, spesso rosso pompeiano o verde oliva, perché si pensava che per contrasto i dipinti risaltassero come finestre sul mondo. Il museo era uno spazio pubblico: ci si sedeva sulle panchine e si conversava, come in un parco. All’inizio del XX secolo le pareti si schiariscono, si adotta il beige o il grigio quale colore di fondo e nasce il canone dell’allineamento su una sola fila, con le opere una accanto all’altra all’altezza degli occhi.
Gli aspetti innovativi del nuovo ordinamento della collezione comprendono anche la forte presenza di documenti d’archivio che intervallano le opere esposte, di testi di sala che raccontano la storia dell’arte attraverso le opere della Gam, e di “metamusei”: pareti che, attraverso immagini d’epoca e testi, offrono focus di approfondimento sulle vicende artistiche e storiche del museo e della Città, in rapporto agli avvenimenti italiani e del mondo.
Il percorso di visita ha inizio dal secondo piano dove sono ospitate le opere dell’Ottocento, dalle origini delle raccolte civiche (1863), fino alla vigilia della Grande guerra (1914). Per i colori delle pareti si è scelto di adottare un’alternanza di rosso e verde, colori utilizzati nel 1913 da Enrico Thovez, che in quell’anno fu nominato direttore della Galleria Civica. Nelle ultime sale dell'Ottocento, la direzione ha scelto di sperimentare e studiare il rapporto percettivo del pubblico contemporaneo con altre tonalità caratteristiche della nostra vita attuale, evitando di mostrare l'arte ottocentesca negli ambienti bianchi tipici degli spazi museali dalla fine del Novecento a oggi.
Il percorso è suddiviso in 17 sale che seguono un ordinamento cronologico affrontando temi quali Il rinnovamento del paesaggio, L’arte alle grandi esposizioni, La fortuna del ritratto e La pittura divisionista e simbolista. Tra le opere esposte, quelle di Antonio Canova (1757-1822), Giovanni Battista De Gubernatis (1774-1837), Andrea Gastaldi (1826-1889), Vincenzo Vela (1820-1891),Giovanni Fattori (1825-1908), Tranquillo Cremona (1837-1878), Vincenzo Gemito(1852-1929), Giuseppe Pellizza da Volpedo (1868-1907), Angelo Morbelli (1853-1919), Medardo Rosso (1858-1928), Gustave Courbet (1819-1877), Pierre-Auguste Renoir (1841-1919) e sale dedicate ai nuclei di opere di Massimo d’Azeglio (1798-1866), Antonio Fontanesi (1818-1882) e Leonardo Bistolfi (1859-1933).
Il primo piano raccoglie le opere del Novecento che spaziano dal primo decennio del secolo fino al 1965, con sale intitolate alla Moderna classicità con le opere del Novecento Italiano di Felice Carena (1879-1966),Mario Sironi (1885-1961), Carlo Carrà (1881-1966), Alberto Savinio (1891-1952),Giorgio de Chirico (1888-1978); ai Futurismi di Giacomo Balla (1871-1958), Gino Severini (1883-1966), Umberto Boccioni (1882-1916) e Enrico Prampolini (1894-1956); alle Avanguardie storiche testimoniate dalle opere di Otto Dix (1891-1969), Francis Picabia (1879-1953), Max Ernst (1891-1976), Paul Klee (1879-1940).
Il percorso è intervallato dalle stanze monografiche destinate ai capolavori di Felice Casorati (1883-1963), di Arturo Martini (1889-1947), di Giorgio Morandi (1890-1964) e Filippo de Pisis (1896-1956). Un’ampia sala, dedicata all’Arte a Torino tra le due guerre, è introdotta da Amedeo Modigliani (1884-1920), che con la sua Ragazza rossa è una delle fonti di ispirazione del gruppo cosiddetto dei “Sei Pittori”. 
L’itinerario all’interno delle collezioni prosegue con la sala degli artisti Astratti italiani degli anni trenta rappresentati dalle sculture di Lucio Fontana (1899-1968), Fausto Melotti (1901-1986) e dai dipinti di Osvaldo Licini (1894-1958); si snoda tra le opere dei protagonisti della scena internazionale degli anni quaranta e cinquanta – Marc Chagall (1887-1985), Pablo Picasso (1881-1973), Hans Hartung (1904-1989), Hans Jean Arp (1887-1966) – approfondisce le ricerche di Lucio Fontana (1899-1968) e Alberto Burri (1915-1995), di Asger Jorn (1914-1973) e Pinot Gallizio (1902 – 1964), del gruppo CoBrA e dell’Internazionale Situazionista; si inoltra negli anni sessanta approfondendo la storia del Museo Sperimentale, corpus di opere donato da Eugenio Battisti al nostro museo, allargando infine lo sguardo sulla scena Pop italiana con opere tra gli altri di Mario Schifano (1934-1998) e Salvatore Scarpitta (1919-2007) e l'arte internazionale, attraverso il famoso Orange Car Crash di Andy Warhol (1928-1987), una scultura di Louise Nevelson (1899-1988) e una di Beverly Pepper (1924) raramente esposta.

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