Passa ai contenuti principali

AFFONDAZIONE MUSEI, FUTURO A TEMPO DETERMINATO

Nei giorni scorsi, mentre non scrivevo, mi è arrivato dall'ufficio stampa del Comune un comunicato che ho tenuto prezioso perché segna un punto fermo - benché, temo, non definitivo - nella dolorosa vicenda della Fondazione Torino Musei.
Eccovelo:

Il Borgo Medioevale e la Rocca (segue breve excursus storico-artistico a beneficio dei giornalisti ignoranti, NdG) edificati a partire dal 1882 in previsione dell’Esposizione generale del 1884, ispirandosi a edifici del XV secolo, in particolare al castello di Issogne (fine del breve excursus storico-artistico, NdG), tornerà dal 1 aprile alla gestione diretta dell’Amministrazione comunale.
Il compendio, meta di decine di migliaia di visitatori ogni anno,
(riprende il breve excursus storico-artistico, NdG) fu progettato da un gruppo di architetti coordinati da Alfredo D’Andrade. Il 12 dicembre 1882 si pose la prima pietra del castello, il 6 giugno 1883 quella del villaggio e il 27 aprile 1884 il Borgo venne inaugurato alla presenza dei sovrani Umberto e Margherita di Savoia (fine del breve excursus storico-artistico parte seconda, NdG).
Con l’approvazione da parte della Giunta Comunale della nuova convenzione decennale - quella vigente scade il 13 maggio -, continueranno a essere afferenti alla (vuol dire "saranno gestiti dalla", ma fa più figo, NdG) Fondazione Torino Musei la Galleria d’Arte moderna, il Museo Civico d’arte antica a Palazzo Madama, il Museo d’arte Orientale oltre ai servizi di documentazione consistenti nella biblioteca d’arte, la fototeca e l’archivio storico.
(è quanto si è deciso quando sono arrivati i soldi della Regione che salvano i posti di lavoro alla Biblioteca e annessi della Gam, nonché in altri settori della Fondazione. NdG).
Il passaggio diretto alla Città del Borgo e della Rocca è legato al piano di ristrutturazione aziendale della Fondazione, varato alla fine dello scorso anno ("legato" è un simpatico eufemismo per non scrivere "diretta conseguenza". E comunque sarebbe inesatto anche dire che la dismissione del Borgo è "conseguenza" del "piano aziendale", quasi che il sor Cibrario si fosse svegliato una mattina dicemndo "e sai che c'è? C'è che il Borgo medievale mi sta sui coglioni, voglio liberarmene". Il piano aziendale che prevede la dismissione del Borgo da parte della Ftm è stato varato in assoluta emergenza, per fare fronte al taglio di un milione e 350 mila euro delle contributo comunale: proprio quel taglio, e null'altro, ha costretto la Fondazione a rinunciare al Borgo, la cui gestione costa 800 mila euro all'anno. NdG).
“Con il rinnovo della convenzione si porta a conclusione il percorso di riorganizzazione della Fondazione Torino Musei (in realtà non c'è stato nessun "percorso", bensì il ricorso a misure d'emergenza per fronteggiare i tagli e scongiurare l'eventualità di una messa in liquidazione della Fondazione, NdG) e si definisce un orizzonte decennale di lavoro sulla gestione e la valorizzazione dei musei e delle collezioni civiche (tale piano decennale, se esiste, non è ancora di dominio pubblico. E finché non lo vedo non ci credo, NdG) - sottolinea Francesca Leon, assessora comunale alla Cultura – in una prospettiva di sviluppo delle iniziative legate alla fruizione e alla valorizzazione dei capolavori delle collezioni, all’organizzazione di mostre e di eventi nell’ottica (manca "e nella misura in cui", però è nell'aria, vero? NdG) di una promozione nazionale e internazionale volta ad allargare il numero dei visitatori (per ora sono diminuiti, ma si spera in un'inversione di tendenza, NdG)”.
Alla Fondazione Torino Musei - attualmente sotto il controllo pubblico del Comune di Torino e partecipata anche dalla Regione Piemonte, oltre che da Compagnia di San Paolo e Fondazione Cassa di Risparmio di Torino – la Città destinerà uno stanziamento annuo di 5 milioni 445mila euro (e con questo si conferma e si stabilizza per saecula saeculorum il taglio del finanziamento comunale, che anche nel 2018 come nel 2017 - e negli anni a venire, presumo - sarà inferiore di 1,35 milioni rispetto ai 6 milioni e 800 mila del 2016. NdG).
Il provvedimento passerà nelle prossime settimane (per la precisione sarà votato nel corso del Consiglio comunale del 12 marzo. NdG) all'esame della Sala Rossa per il sì definitivo.


E vissero felici e contenti. Con però un paio di spadoni di Damocle che incombono su tanta felicità e contentezza. 
In primis un piccolo mistero doloroso: se la gestione del Borgo Medievale costava alla Fondazione Musei 800 mila euro all'anno, e il Comune non non poteva dare alla Fondazione quegli stramaledetti 800 mila euro all'anno, dove troverà il Comune i soldi necessari per gestire direttamente il Borgo Medievale, nell'attesa di sbolognarlo a qualche privato amante del rischio? Immagino che la risposta stia nel riuscire a sbolognarlo in fretta, escogitando nel frattempo qualche mirabolante magheggio di bilancio. L'alternativa sarebbe chiuderlo e stop, il povero Borgo. Ma tale prospettiva è tassativamente esclusa dall'amministrazione comunale. E io non ho motivo di mettere in dubbio impegni così solenni. Adesso ho sott'occhio la "valutazione d'impatto economico" con i costi di gestione del Borgo voce per voce: al momento mi risultano circa 350 mila euro di spese vive. Ma voglio studiarmeli per bene e poi riferirò. Al momento nel documento di rinnovo della convenzione approvato dalla giunta si specifica soltanto l'ammontare dei contratti di acqua, luce e gas: 48 mila euro all'anno (in realtà nella Valutazione d'impatto economico quelle voci superano i 50 mila euro, più trentamila di manutezione impianti). I 48 mila euro stimati si ridurrebero comunque, nel 2018, a 33 mila poiché la spesa sarà a carico del Comune soltanto a partire dal 1° aprile.
Mi inquieta invece un passaggio che non è scritto nel comunicato, ma ciascuno avrà ben compreso: la baracca della Fondazione resta in piedi - pur avendo perso 1,35 milioni di contributo comunale - soltanto perché ha recuperato quella cifra liberandosi del Borgo Medievale (costo 800 mila euro all'anno) e ricevendo dalla Regione un nuovo contributo extra di 500 mila euro all'anno - per i prossimi tre anni - per pagare gli stipendi di ben 14 dei 28 dipendenti in esubero (dei restanti 14, sette sono stati salvati con le estreme economie di bilancio della Fondazione, e sette saranno riassorbiti dal Comune). Appare quindi evidente che il futuro di 14 dipendenti - nonché della Biblioteca della Gam e annessi e connessi - dipenderà anche negli anni a venire da quei 500 mila euro extra garantiti dalla Regione. Meglio: garantiti dall'assessore Parigi, ovvero dall'attuale giunta regionale che decade l'anno venturo.
Ora, tenete conto di due fattori. Il primo è che le casse della Regione non stanno niente ma niente bene; il secondo è che il prossimo governo piemontese sarà con ogni probabilità di segno opposto all'attuale: per com'è messo oggi, il centrosinistra ha tante probabilità di vincere le Regionali 2019 quante ne ho io vincere tre medaglie ai mondiali di pattinaggio.  E comunque è prassi corrente di chiunque s'insedi al governo - qualsiasi livello di governo - accusare i predecessori di aver lasciato il bilancio nel caos e le casse vuote. 
A questo punto quanto scommettereste sulla conferma, dopo il 2019 o nella migliore delle ipotesi dopo il 2020, del contributo regionale extra di 500 mila euro alla Fondazione Torino Musei? Ciascuno risponda come meglio crede. Dalla vostra risposta potrete trarre conseguenti previsioni sul destino della Fondazione Musei e dei suoi dipendenti.

Commenti

Post popolari in questo blog

L'AFFONDAMENTO DELLA SEYMANDI

William Turner, "Il Naufragio" Cristina Seymandi Tanto tuonò che piovve. Sicché posso abbandonare, almeno per un post, la spiacevole incombenza di monitorare i contraccolpi dell'emergenza virale. La storia è questa. Ieri in Consiglio comunale un'interpellanza generale ( qui il testo ) firmata pure da alcuni esponenti grillini o ex grillini, ha fatto le pulci a Cristina Seymandi, figura emergente del sottogoverno cinquestelle che taluni vedono come ideale continuatrice, a Palazzo Civico, del "potere eccentrico" di Paolo Giordana prima e di Luca Pasquaretta poi . E che, come i predecessori, è riuscita a star sulle palle pure ai suoi, non soltanto a quelli dell'opposizione. L'interpellanza prendeva spunto dell'ultima impresa della Seymandi, la mancata "regata di Carnevale" , ma metteva sotto accusa l'intero rapporto fra costei, Chiarabella e l'assessore Unia, di cui è staffista. Alla fine Chiarabella, nell'angolo, h

LE RIVELAZIONI DI SANGIU: "GRECO NON HA DECIFRATO LA STELE DI ROSETTA". E ADESSO DIREI CHE BASTA

È una storia da dimenticare È una storia da non raccontare È una storia un po' complicata È una storia sbagliata Cominciò con la luna sul posto E finì con un fiume di inchiostro È una storia un poco scontata È una storia sbagliata La ridicola pantomima è finita com'era cominciata, sempre con un tizio che giudica un egittologo senza sapere un cazzo d'egittologia. Il fratello d'Italia laureato in giurisprudenza Maurizio Marrone pontifica che Christian Greco è un egittologo scarso , e - dopo una settimana di silenzi imbarazzant i, strepiti da lavandaie e minchiate alla membro di segugio  blaterate da una scelta schiera di perdigiorno presenzialisti e critici col ciuffo - un altro fratello d'Italia, il giornalista Gennaro Sangiuliano, sancisce che no, Greco è "un apprezzato egittologo" benché - sfigatone! - "non abbia decifrato la stele di Rosetta" (questo è un capolavoro comico, non siete d'accordo?).  Il presidente della Regione Cirio s'a

BASIC BASE

Il nuovo direttore del Tff La  nomina di Giuliobase alla direzione del Torino Film Festival  è ampiamente trattata sul Corriere di Torino di stamattina: c'è un mio modesto commento , ma soprattutto c'è una magistrale intervista al neodirettore, firmata dall'esperto collega Fabrizio Dividi. Vi consiglio di leggervela da cima a fondo (sul cartaceo, o  a questo link ): vale da sola ben più del prezzo del giornale. Ed è talmente bella che mi permetto di estrapolarne alcuni passaggi, che giudico particolarmente significativi. Ecco qui le domande e le risposte che più mi hanno entusiasmato. In neretto le domande, in chiaro le risposte, in corsivo le mie chiose: Emozionato a dover essere «profeta in patria»?  «Ovvio, ma studierò. In questo anno e mezzo studierò e tiferò per Steve Della Casa e per il suo festival, ma sempre stando un passo indietro, con umiltà e discrezione».  Qualcuno lo avverta: l'hanno nominato per l'edizione 2024. Ciò significa che dovrà cominciare a la