Non so se essergli grato, o se invece maledire quel Sala che fa il sindaco a Milano. Oggi ha sparato una tipica gradassata all'ossobuco che mi ha smosso dalla stanchezza di vivere la mia vita. Stanchezza che mi trattiene dallo scrivere; perché quando la tua vita è un casino te ne fotte sega delle minchiate che combinano 'sti quattro scuornacchiati.
E insomma, ero a casa mia che pensavo ai casi miei quando il borgomastro meneghino presentando Tempo di Libri se ne esce con la fatidica dichiarazione: "Spero che quest’anno sia l’edizione, dopo quella sperimentale dell’anno scorso, che consacrerà Milano al centro dell’editoria e della lettura. Niente di personale con Torino, dobbiamo trovare forme per collaborare". Laddove le "forme" sarebbero, si capisce, un Salone unico a Milano o, dio ci scampi, un "MiTo del Libro".
Non sarebbero tuttavia bastate le minchiate di un sindaco di Milano a riscuotermi. Però oggi pomeriggio, a seguito della minchiata meneghina, dal Corriere mi hanno chiesto, gentilmente, se volevo scrivere due righe di commento.
Io non so dir di no alle richieste gentili, sicché mi sono usato dolce violenza e ho scritto un pezzo che uscirà domani (è uscito: ecco il link).
Ma che tirasse quell'aria lo avevo già raccontato il 26 febbraio in un altro articolo per il Corriere, poi linkato sul blog sotto il titolo "Se ci convincono che il Salone è un peso morto". E' la maledizione di Cassandra. Ne farei volentieri a meno.
E poiché il blog non è il Corriere - pur nell'amplissima libertà di cui godo al Corriere - mi permetto di aggiungere, a suggello dell'intera storia, un doveroso andatevene tutti affanculo. Perché, tra Torino e Milano, non mi sento di suggerire altro ai malaminchiati personaggi e interpreti di questa ignobile pantomima che mi ha definitivamente sfranto i coglioni.
E insomma, ero a casa mia che pensavo ai casi miei quando il borgomastro meneghino presentando Tempo di Libri se ne esce con la fatidica dichiarazione: "Spero che quest’anno sia l’edizione, dopo quella sperimentale dell’anno scorso, che consacrerà Milano al centro dell’editoria e della lettura. Niente di personale con Torino, dobbiamo trovare forme per collaborare". Laddove le "forme" sarebbero, si capisce, un Salone unico a Milano o, dio ci scampi, un "MiTo del Libro".
Non sarebbero tuttavia bastate le minchiate di un sindaco di Milano a riscuotermi. Però oggi pomeriggio, a seguito della minchiata meneghina, dal Corriere mi hanno chiesto, gentilmente, se volevo scrivere due righe di commento.
Io non so dir di no alle richieste gentili, sicché mi sono usato dolce violenza e ho scritto un pezzo che uscirà domani (è uscito: ecco il link).
Ma che tirasse quell'aria lo avevo già raccontato il 26 febbraio in un altro articolo per il Corriere, poi linkato sul blog sotto il titolo "Se ci convincono che il Salone è un peso morto". E' la maledizione di Cassandra. Ne farei volentieri a meno.
E poiché il blog non è il Corriere - pur nell'amplissima libertà di cui godo al Corriere - mi permetto di aggiungere, a suggello dell'intera storia, un doveroso andatevene tutti affanculo. Perché, tra Torino e Milano, non mi sento di suggerire altro ai malaminchiati personaggi e interpreti di questa ignobile pantomima che mi ha definitivamente sfranto i coglioni.
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